Famiglia

Relazioni e pastorale. La Grazia di Dio tocca anche le coppie "imperfette"?

Laura Badaracchi mercoledì 26 giugno 2024

"Gli amanti" di Magritte

Com’è possibile mantenere nel corso del tempo la promessa d’amore pronunciata in occasione delle nozze? E com’è possibile accogliere nella Chiesa le coppie che desiderano avvicinarsi a Dio e hanno alle spalle un precedente matrimonio? Domande cruciali, a cui prova a rispondere La promessa dell’amore. Accogliere e accompagnare le “coppie imperfette”: una lettura psicoanalitica dell’Amoris laetitia (Editrice Effatà), volume denso e puntuale dello psicologo psicoterapeuta Nicolò Terminio, che pratica la psicoanalisi nel suo studio e fa parte dell’équipe del Centro Telemaco di Torino (Centro di psicoanalisi e relazione educativa); inoltre lavora anche come supervisore in diversi servizi di cura per le dipendenze patologiche, è socio della Società milanese di psicoanalisi, insegna all’Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata a Milano e nella Scuola Coirag a Torino.

Le pagine scaturiscono dall’essere stato membro dell’équipe del Servizio pastorale Amoris Laetitia della diocesi di Torino, dedicato alle persone che si trovano in situazioni complesse. Un’esperienza che gli ha svelato «quanto la missione della Chiesa sia orientata ad accogliere tutte le persone, con l’intenzione e il desiderio di rendere possibile per ciascuno la relazione con Dio e con tutta la comunità ecclesiale. Da questa esperienza è nato il mio desiderio di approfondire il tema dell’accoglienza così come viene sollecitato dall’Esortazione apostolica di papa Francesco».

L’autore spiega: «In questo libro mi sono soffermato sugli aspetti che considero i presupposti impliciti di ogni processo psicologico-relazionale di accoglienza. Il mio auspicio è che il lettore possa trovare stimoli e riflessioni adatte per dare vita a uno spazio di accoglienza e riconciliazione. Credo che sia questo uno dei possibili contributi della psicoanalisi per tutti coloro che “lavorano” per favorire l’incontro con l’Altro». Infatti, puntualizza, «la psicoanalisi si occupa di quegli inciampi relazionali che trovano una loro matrice in dinamiche inconsce che agiscono al di là della consapevolezza. Ho cercato di mettere in luce queste dinamiche e di mostrare in che modo la teoria psicoanalitica possa aiutare a comprendere meglio i concetti di amore, empatia, creatività, testimonianza, fiducia, Terzo e generatività. Si tratta di concetti fondamentali che possono dare una chiave di lettura per trasformare le situazioni complesse in un’occasione generativa, tanto per le persone che le vivono quanto per la comunità che le accoglie».


Quindi i fedeli e gli operatori pastorali sono chiamati a «dare testimonianza di un ascolto che faccia riecheggiare la chiamata della vocazione». In particolare, la via della creatività permette di «affrontare in modo nuovo situazioni inedite. Solo in questo modo – così come auspica e suggerisce Amoris laetitia – il matrimonio può configurarsi come un cammino dinamico di crescita e realizzazione, invece che come un peso da sopportare per tutta la vita. (...) Allo stesso tempo la creatività si realizza anche nel rapporto con quelle situazioni che possono apparire imperfette, perché solo se ci poniamo verso queste persone in maniera autenticamente creativa viviamo l’accoglienza vera».

Non esistono, dunque, coppie di serie A e di serie B. Nella prefazione al libro Luca Carando e Ileana Gallo, responsabili dell’Ufficio per la Pastorale della famiglia della Diocesi di Torino, lo affermano a chiare lettere: «L’amore è un bene fragile, che va costruito e custodito. Riconciliare le persone che incontriamo con la loro chiamata a realizzarsi nell’amore è il fulcro della nostra missione». E insistono: «La “Grazia” finisce con il fallimento del matrimonio o continua a operare anche in una seconda chiamata, in una seconda unione? L’amore di una coppia ricostituita, “irregolare”, può dire qualcosa dell’amore di Dio? Può essere fecondo per la coppia, per i figli, per gli altri, per le comunità cristiane? Noi pensiamo che il Signore non abbandona mai i suoi figli e non smette di donare loro l’Amore e l’Amore di Dio, quando accolto, è sempre dono fecondo per noi e per gli altri. Se è così, allora le nostre comunità dovrebbero imparare ad accogliere, accompagnare e integrare le coppie “imperfette”, non per compassione ma con il desiderio e la consapevolezza di poter realizzare il Regno di Dio qui e ora, non “nonostante” loro, ma “con” loro e grazie alla loro presenza».

Pertanto «il passaggio dal giudizio all’accoglienza richiede la disponibilità a sintonizzarci empaticamente con la complessità e l’alterità delle persone che incontriamo, vincendo la tentazione del giudizio o della compassione dettata dalla semplice immedesimazione». I coniugi Carando-Gallo ammettono che non sia semplice «per le comunità, così come per le persone che le compongono, abbandonare i propri schemi interpretativi della realtà, tanto rassicuranti quanto limitanti, e aprirsi all’incontro con l’altro e la sua storia, spesso così difficile da capire. Eppure, la capacità di aprirci a qualcosa che non comprendiamo pienamente dovrebbe essere la prerogativa di ogni credente».