Web a rischio. Adolescenti, fermare la violenza on line
È da poco operativo il regolamento dell’Unione europea “Digital Services Act” che si propone di garantire una maggiore tutela degli utilizzatori delle piattaforme online e prevede sanzioni più pesanti nel caso di violazioni. Qualcosa si sta muovendo, ma secondo gli esperti non ci sono ancora tutti gli strumenti adeguati per proteggere i più piccoli. Di questo si è discusso nel corso dell’incontro che si è tenuto lunedì a Milano alla Fabbrica del Vapore su “Violenza online e adolescenti. Difesa reale vs Intelligenza artificiale” organizzato da Terre des Hommes Italia.
La Fondazione, in prima linea nella tutela dei minori, ha rilanciato quattro proposte di riforma normativa alla luce delle nuove tecnologie. Inoltre, il Parlamento europeo sta discutendo un nuovo regolamento sulla violenza sessuale on line e la tutela di bambini e ragazzi è ancora in primo piano. I piccoli sentono al sicuro nelle proprie camerette senza rendersi conto che il computer o il cellulare può spalancare le porte a chiunque.
Ecco le proposte: introdurre meccanismi per individuare l’autore di reato che si nasconde dietro a un nickname; punire il revenge porn (condivisione di materiale pornografico senza il consenso dell’interessato) anche quando sostanziato da Intelligenza artificiale; individuare con certezza la giurisdizione dei reati commessi via social; individuare con certezza la competenza territoriale dei reati commessi attraverso la rete.
Le istanze sono state presentate alla presenza di Riccardo Bettiga, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Lombardia e del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano e promotore dell’associazione IISFA Educ@tional Response Team, Francesco Cajani.
«Le proposte normative elaborate con il team di esperti legali evidenziano i limiti che ancora oggi incontra chi cerca giustizia per i crimini di violenza sul web. Non possiamo accettare che a pagare le conseguenze peggiori siano dei minori – ha spiegato Federica Giannotta, responsabile advocacy e programmi Italia di Terre des Hommes -. Sono i ragazzi stessi a chiedere regole più efficaci, come testimoniato dall’ultimo Osservatorio indifesa che rivela quanto gli adolescenti siano consapevoli dei numerosi pericoli del web, adescamento, furto di identità, violazione della privacy, molestie e cyberbullismo, ma meno informati e preparati su come prevenire e proteggersi da questi pericoli». Dal rapporto, infatti, emerge che il 60% dei ragazzi e delle ragazze italiane vorrebbe una maggiore regolamentazione della rete.
Nell’Unione europea secondo l’Internet Watch Foundation un utente su cinque dei servizi digitali è un bambino e nel 2021 ogni due minuti è apparsa su internet un’immagine e un video di abusi sessuali su minori. Mentre in Italia, secondo l’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes, quasi 8 ragazzi su 10 hanno paura del web e solo il 6% chiede aiuto a un adulto.
Le proposte di Terre des Hommes hanno l’obiettivo di chiedere modifiche che garantiscano a chi subisce comportamenti illeciti online una tutela più effettiva e la possibilità di ottenere giustizia e vedere riconosciuti i propri diritti. Le nostre leggi infatti, non riescono ancora a garantire la punibilità dell’autore, sia perché le fattispecie di reato non sempre possono rientrare nelle loro maglie, sia perché sussistono ancora molti elementi che limitano le indagini, la possibilità di identificare l’autore dei reati o la rimozione rapida dei contenuti. Inoltre, l’introduzione di software con l’intelligenza artificiale, sempre più diffusi e utilizzati, ha ampliato le possibilità di reati online, legati in particolare alla diffusione non consensuale di contenuti sessualmente espliciti con immagini virtuali, generate da intelligenza artificiale.
Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio indifesa, per la generazione zeta i maggiori rischi online sono rappresentati dal cyberbullismo (56%). Seguono il revenge porn (45%), il furto di identità, la perdita della privacy (35%), l’adescamento da parte di estranei (35%), le molestie (30%), l’alienazione dalla vita reale (25%), lo stalking (23%), la solitudine (9%) e il sentirsi emarginati (6%). Solo meno dell’1% ritiene, invece, che sul web non si corrano rischi.