Agordo in festa. Luxottica, gigante anche nel welfare
Il primo a rassicurare i suoi parrocchiani che, letta la notizia della fusione, sono corsi dal monsignore preoccupati di un futuro di “disattenzione da parte dell’azienda-madre” è stato l’arcidiacono di Agordo, mons. Giorgio Lise. “No, questa fusione – ha spiegato il don ai suoi fedeli – è davvero un’opportunità, non un rischio”. Agordo, ai piedi del Monte Civetta da una parte e della Marmolada dall’altra, è la capitale dell’occhialeria mondiale, anche se Luxottica ha stabilimenti qui e altrove, garantendo soltanto in Italia più di 10 mila posti di lavoro. “Dobbiamo ammetterlo: quella di Leonardo Del Vecchio è un’istituzione che rappresenta davvero la nostra vita, economica, sociale e culturale”, ricorda ancora don Giorgio. Luxottica, attraverso il suo modello di welfare molto innovativo,
interviene in ogni aspetto della vita dei propri dipendenti: dalla nascita dei figli, alla morte dei padri. Il gigante dell’occhiale ha attraversato la crisi indenne e, in tempo di ripresa, si trova a fare ulteriori passi in avanti.
Ecco, infatti, il nuovo stabilimento di Sedico, all’ingresso delle valli bellunesi, dove sono previsti due insediamenti, di cui il primo è già in costruzione per più di 500 posti di lavoro. Verrà costruito un magazzino da circa 9 mila metri quadrati, e sarà realizzata una linea produttiva di lenti oftalmiche in plastica; nel giro di qualche anno vi saranno mille lavoratori in più rispetto agli attuali 2.700. L’azienda, nella circostanza, si occuperà di altri problemi del paese, come spesso fa quando si insedia in un territorio.
“Come amministrazione abbiamo chiesto il completamento dei lavori di regimazione idraulica del Landrisio, da Landris verso monte”, afferma il sindaco di Sedico Stefano Deon. Quanto più global, tanto più locale: questo il gruppo Del Vecchio. E lo storico fondatore, ieri, lo ha ripetuto: “Continueremo ad investire in Italia e in Francia, vogliamo essere un campione europeo che mantenga forte le sue radici”. Le radici, appunto, quelle mai venute meno nei grandi processi di internazionalizzazione del gruppo.
D’altra parte, per Del Vecchio e i suoi più stretti collaboratori, i lavoratori non sono mai stati dei numeri, numeri tanto meno da sradicare. “La cosa più importante è che siamo carichi di idee, spinti in prima persona dal nostro presidente, e di iniziative importantissime per il futuro. – proprio così, prima di Natale, aveva dato la carica al “popolo” di Luxottica, l’amministratore delegato Massimo Vian -. Siamo in 70 mila e siamo un’azienda bellissima. Tutto il mondo ha lavorato benissimo, abbiamo realizzato progetti importantissimi, investito ovunque in infrastrutture, in innovazione e nel futuro”. Un futuro che, nel caso di
Luxottica, si chiama anche welfare, a sostegno soprattutto della famiglia del lavoratore, oltre che delle sue esigenze di previdenza e di assistenza sanitaria. “E’ un modello di welfare – testimonia Paolo Feltrin, docente universitario a Trieste che l’ha studiato e portato all’applicazione – che nasce non dalle opportunità dettate dal management aziendale, ma dalle richieste degli stessi lavoratori, attraverso questionari approfonditi. Nulla, dunque, è stato lasciato al caso, come il sostegno alla famiglia dell’operaio
defunto per tutte le necessità che derivano da una così drammatica situazione di emergenza”. Nessuno, dunque, manifesta preoccupazione, qui nel Bellunese, per l’evoluzione in atto alla Luxottica. Non lo fa, tanto meno, il sindacato: “l'operazione di fusione va a consolidare ulteriormente la leadership mondiale di Luxottica in un settore in crescita e assolutamente strategico per la
provincia di Belluno – riconosce Nicola Brancher, segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso -. È chiaro che andrà verificato quali siano le conseguenze in prospettiva per la struttura industriale nel nostro Paese.
Considerato che un'azienda produce sostanzialmente montature e l'altra lenti, non vi dovrebbero essere grandi sovrapposizioni nelle strutture produttive, in più - sapendo dell'attenzione del presidente Del Vecchio per gli stabilimenti italiani - penso si possa ragionare in maniera positiva anche da questo di vista. Di una fusione del genere - sottolinea Brancher - s’era discusso già un
paio d’anni fa, ma in quel momento evidentemente non c’erano ancora le condizioni necessarie. Ora le cose sono cambiate: Del Vecchio avrà un ruolo di prim’ordine nella nuova compagine, che si muoverà a livello mondiale in un settore dinamico nel quale sono in corso grandi manovre di riposizionamento”.