Mercati. La Cina lancia l'allarme bolla. Ma Fed e Bce tirano dritto
Guo Shuqing alla conferenza del 3 marzo 2021
Guo Shuqing, presidente della Cbirc, la commissione che vigila sulle banche e le assicurazioni in Cina, ieri ha convocato la stampa cinese per una sorta di avvertimento: Pechino teme che sui mercati europei e americani si stia gonfiando una bolla che rischia di contagiare le borse cinesi. «Temo che la bolla nei mercati finanziari stranieri un giorno scoppierà – avrebbe detto Shuqing secondo quanto riferito da diversi giornali cinesi –. Il mercato cinese è ora molto legato a quelli stranieri e il capitale straniero continua a entrare».
L’intervento del regolatore cinese ha un obiettivo abbastanza evidente: avvertire che Pechino è pronta a limitare il flusso di capitale in ingresso nel Paese, che nel 2020 ha raggiunto il massimo storico di 163 miliardi di dollari. C’è poi un secondo messaggio interno, che riguarda invece le bolle immobiliari che si stanno gonfiando in diverse città cinesi. «È abbastanza pericoloso che molte persone comprino case non per abitarci, ma per fare investimenti o speculazioni» ha detto Shuqing, lasciando capire che il regolatore potrebbe procedere con una stretta monetaria per contenere i rischi.
Chiaramente Shuqing non è il primo a notare che i mercati finanziari in Europa e in America hanno recuperato rapidamente le perdite dopo i primi mesi di effetto-Covid e ora continuano a salire nonostante le difficoltà economiche che l’Occidente continua a vivere. Il distaccamento tra finanza e realtà è iniziato ancora prima della pandemia e ora è solo più evidente. Le politiche monetarie ultra-espansive della Banca centrale europea e della Federal Reserve creano le condizioni perché l’economia torni a crescere, ma nello stesso tempo gonfiano le Borse (e i listini sono ripartiti molto prima delle fabbriche).
L’allarme arrivato da Pechino ha ricordato che la situazione è questa e può avere contribuito a fare vivere alle Borse tra Europa e Stati Uniti una cattiva giornata (Milano ha chiuso con un -0,8%). Quello che è certo è che per ora né la Fed né la Bce hanno intenzione di ritirare le misure di stimolo, a partire dai tassi a zero e dall’espansione monetaria attraverso l’acquisto di titoli pubblici e privati. Nelle settimane scorse infatti autorevoli membri del direttivo delle banche centrali sono intervenuti per chiarire che la politica monetaria resterà molto accomodante per agevolare la ripresa. La risalita dell’economia, oggi, è la prima urgenza, gli eccessi dei mercati finanziari sono un effetto collaterale che le autorità monetarie occidentali sentono di potersi permettere.