Tendenza. Così si misura il benessere in azienda
Il benessere in azienda conta sempre di più
● l’aumento della produttività dei dipendenti: il 99% dei responsabili delle risorse umane afferma che i programmi di benessere aumentano la produttività dei dipendenti;
● l’abbassamento dei costi sanitari: il 91%, contro il 78% nel 2023, dei leader Hr interpellati segnala che il costo delle prestazioni sanitarie è diminuito proprio grazie a politiche di wellbeing;
● la riduzione dei giorni di malattia e dell'assenteismo: l'89% degli intervistati registra un numero inferiore di giorni di assenza per malattia dei dipendenti;
● il decremento dei costi di assunzione e l’abbassamento del turnover: il 98% dei referenti afferma che il proprio programma di benessere riduce il turnover e l'83% lo considera “molto” o “estremamente” importante per l'acquisizione di talenti;
● il miglioramento della resilienza dei dipendenti: l’87% dei leader Hr afferma che il proprio programma di wellbeing rappresenta una fattore “molto” o “estremamente” determinante per aumentare la resilienza dei dipendenti nelle sfide legate al lavoro.
Dallo studio emerge anche che la partecipazione e l'impegno dei dipendenti nel campo del benessere è condizionata da due fattori principali:
● I programmi di benessere devono essere olistici: le aziende con programmi di benessere olistici (più di quattro offerte) e con tassi più elevati di coinvolgimento dei dipendenti hanno maggiori probabilità di vedere un maggiore ritorno sugli investimenti. Le aziende che hanno adottato un approccio completo al benessere hanno registrato ritorni significativi, con il 24% che ha ottenuto ritorni del 150% o più. Mentre quelle che hanno offerto solo due o meno tipi di proposte (ad esempio, solo salute mentale o forma fisica) hanno registrato rendimenti tra lo 0% e il 50%.
● La partecipazione dei vertici aziendali è fondamentale: esiste un chiaro legame tra il coinvolgimento della classe dirigenziale di un'azienda nelle iniziative di benessere e il tasso di partecipazione complessivo dei dipendenti. Quando il coinvolgimento dei C-level nei programmi di benessere scende sotto il 30%, il tasso medio di partecipazione dei dipendenti si attesta attorno al 44%. Il tasso sale al 80% in corrispondenza di una significativa crescita dell’engagement degli executive (+70%).
Il Global Welfare Score
Il Global Welfare Score è un innovativo algoritmo, elaborato dall’Osservatorio Italian Welfare, in grado di misurare, per la prima volta, il “benessere globale” di un lavoratore. Basato sul concetto di Global Welfare, si compone attraverso l’individuazione di dieci pilastri che, se opportunamente coperti, garantiscono il benessere delle persone a 360 gradi: previdenza, sanità, genitorialità, caregiving, coperture per i cosiddetti “grandi rischi”, work-life integration, wellbeing fisico e psicologico, formazione e crescita personale, misure di sostegno al reddito ed educazione al welfare e comunicazione. I dati dell’Osservatorio evidenziano che il 62,3% dei dipendenti non dispone di un livello adeguato di benessere globale, anche per l’assenza di politiche di welfare implementate a livello aziendale (principalmente a causa della loro dimensione). I dati dell’Osservatorio evidenziano che solo il 18,6% dei lavoratori fanno capo a imprese con un alto tasso di sostenibilità sociale, tutte di grandi dimensioni. Il Global Welfare Score e l’Indice di sostenibilità sociale sono stati già applicati a una platea campione di oltre 700mila lavoratori appartenenti a più di 100 realtà aziendali italiane di varia dimensione, indagando i risultati in un’ottica trasversale e multidimensionale, propria dell’Osservatorio: i risultati di tali elaborazioni restituiscono una fotografia globale del concreto impatto delle politiche di welfare messe in atto dagli attori pubblici, contrattuali e aziendali.
Combattere il malessereIl malessere psicologico correlato all'ambito lavorativo si manifesta in diverse forme e settori, colpendo oggi una larga fetta di lavoratori che manifestano sindrome da burnout, stress, frustrazione e disturbi psicologici. Si tratta di fenomeni in crescita, come dimostrano le oltre 22mila denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali arrivate all’Inail nel primo trimestre 2024 (+17,9% rispetto allo stesso periodo del 2023). Un trend in peggioramento che ha portato a un conseguente aumento delle richieste di assistenza psicologica da parte di molti lavoratori, come rivela una recente indagine promossa da Speexx, azienda specializzata in formazione linguistica e business coaching, in collaborazione con Stimulus, società di consulenza specializzata nel campo della salute mentale al lavoro. A utilizzare i servizi di supporto psicologico è in particolare la fascia di popolazione aziendale tra i 40 e i 49 anni, seguita dai 30-39enni. Le richieste in ambito professionale riguardano prevalentemente le problematiche relazionali con i colleghi e i responsabili, la gestione del carico mentale (che può dipendere da diversi fattori, come ad esempio il carico di lavoro elevato, le scadenze pressanti, un supporto manageriale non sempre costante o la tendenza a penalizzare l’errore) e le tensioni legate alla paura di non essere adeguati alle richieste lavorative. Garantire un ambiente di lavoro psicologicamente sano è, dunque, oggi una sfida sempre più urgente, che va affrontata in maniera continuativa e strutturata. Per capire come rallentare l’impennata dei disagi psicologici in azienda, gli esperti di Speexx hanno analizzato una serie di interventi promossi da realtà operanti in diversi settori e individuato alcune iniziative che le organizzazioni possono mettere in atto per ottenere un sensibile miglioramento dello stato di salute mentale dei propri collaboratori.1. Idea management e valutazione delle performance bottom-up per favorire l’autodeterminazione Avviare dei programmi di idea management, ossia dei momenti di incontro periodici durante i quali tutti possono condividere idee innovative rispetto a specifici progetti, consente di aumentare il livello di coinvolgimento dei propri collaboratori, che sentono di poter contribuire attivamente alla crescita dell’azienda. Analogamente, nell’ottica di favorire lo spirito di autodeterminazione, promuovere processi di valutazione delle performance con un approccio bottom-up può essere una carta vincente perché, anche in questo caso, i lavoratori possono avere un ruolo attivo nel proprio percorso professionale, fissando personalmente i propri obiettivi annuali che vengono poi discussi con il proprio manager.2. Energy corner per una pausa di qualità e per promuovere la socialitàGli spazi fisici trasformati in chiave benessere, ad esempio aree simili alle business lounge degli aeroporti con divanetti o angoli per il bookcrossing con l’offerta di cibo sano, garantiscono una pausa di qualità, ma soprattutto incoraggiano l’incontro e la relazione. L’idea è di non consumare più un caffè in piedi davanti alla macchinetta in maniera frettolosa, ma di godersi un vero momento di stacco. Le pause non solo sono vitali per riacquisire il controllo della propria giornata, l’attenzione e il benessere, ma permettono anche di stimolare la creatività e trovare nuove idee.3. Duty of care e supporto professionale al momento giustoSoluzioni come i programmi di assistenza ai dipendenti (Eap-Employee Assistance Program) svolgono un ruolo importante perché consentono alle persone di accedere a un supporto psicologico, sociale e legale quando e dove necessario. Attivando questi programmi, le organizzazioni forniscono a tutti i dipendenti un servizio di sostegno nella risoluzione di specifiche problematiche e sfide quotidiane, attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette, con garanzia di totale anonimato e confidenzialità e possibilità di accesso alle consulenze in presenza e a distanza attraverso diversi canali e dispositivi.