Consumi. Confcooperative: quasi 3 miliardi spesi solo per il cenone di Natale
Per il cenone di Natale gli italiani spenderanno 2,9 miliardi di euro: 400 milioni in più dello scorso anno e 200 milioni più del Natale pre-Covid. L’impennata nella spesa è determinata, però, non dai maggiori consumi, ma dagli aumenti generalizzati dei prezzi. Salgono dell’8% le tredicesime, dai 45,7 miliardi dello scorso anno ai 50 miliardi di quest’anno grazie al miglior andamento dell’occupazione, al minor impatto della CIG, ma le retribuzioni sono erose dall’andamento inflattivo che è stato alto tutto l’anno e che secondo lo studio Censis Confcooperative è costata 100 miliardi di potere d’acquisto.
Il trend dice che primeggiano le spese personali, si erodono i risparmi a causa dell’inflazione a due cifre e all’impennata della bolletta energetica. Il forte clima di incertezza per i morsi dell’inflazione mina la capacità di acquisto di 2 italiani su 4.
Continua ad allargarsi la forbice tra chi può spendere e risparmiare e chi scivola sempre più in povertà. Da un lato le persone che vivono in condizione di povertà assoluta e relativa sono oltre 10 milioni, dall'altro 1 italiano su 3 che andrà in vacanza, in aumento rispetto allo scorso anno quando c’era 1 italiano su 4 a partire per le vacanze: in 19 milioni faranno i bagagli per mettersi in viaggio verso la montagna e gli agriturismi, ma anche città d’arte e destinazioni termali. Si parla di 18 miliardi di euro per il movimento del turismo in Italia nelle festività di Natale e Capodanno. Stando a un'indagine di Cna Turismo e Commercio a contribuirvi saranno 7 milioni di turisti attesi per le feste: 4,5 milioni gli italiani e 2,5 milioni gli stranieri, ai quali si aggiungeranno gli "escursionisti", quanti cioè non pernottano fuori casa ma si limitano a una giornata fuori. In totale saranno 15 milioni i pernottamenti, dei quali nove milioni a carico dei turisti italiani e il resto degli stranieri.
Tornando alla spesa a tavola, lo studio di Confcooperative ha stimato che il cenone vedrà aumentare il numero di partecipanti. In media si passerà dai 6 agli 8 componenti che, nella maggior parte dei casi, esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Le bollicine italiane, preferite a quelle d’oltralpe, si confermano le immancabili con circa 60 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy.
Per il menù di Natale vince la tradizione: vongole e frutti di mare per i primi piatti (165 milioni di euro, sui frutti di mare pesa l’effetto granchio blu che ha decimato le coltivazioni soprattutto nell’alto Adriatico); pesce per i secondi piatti (495 milioni di euro); carne, salumi e uova (510 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (430 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (385 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (320 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (155 milioni). Chiuderà il paniere il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro in primis, oltre alle tantissime specialità dolciarie regionali (400 milioni di euro).