Udienza Comece. Il sogno di papa Francesco: un’Europa unita al servizio della pace
Papa Francesco in un momento dell'udienza con i vescovi della Comece
Per far avanzare la causa della pace in questa Europa «scossa» dalla guerra in Ucraina «ci vuole anche profezia, ci vuole lungimiranza, ci vuole creatività». Lo ha rimarcato ieri papa Francesco nel discorso ai partecipanti all’assemblea plenaria della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (Comece) riuniti a Roma. Ricevendoli in udienza - guidati dal vescovo Mariano Crociata, eletto mercoledì nuovo presidente della Comissione - Francesco si è voluto soffermare «su due punti focali, che corrispondono ai due grandi “sogni” dei padri fondatori dell’Europa: il sogno dell’unità e il sogno della pace».
Sul primo punto il Papa ha precisato quella europea «non può essere un’unità uniforme, che omologa», ma al contrario «dev’essere un’unità che rispetta e valorizza le singolarità, le peculiarità dei popoli e delle culture che la compongono». Così la ricchezza dell’Europa sta «nella convergenza delle diverse fonti di pensiero e di esperienze storiche», rispettando sempre «l’originalità di ogni Paese». La sfida quindi è promuovere «l’unità nella diversità». E questo è possibile «se c’è una forte ispirazione», altrimenti «prevale l’apparato, prevale il paradigma tecnocratico, che però non è fecondo perché non appassiona la gente, non attira le nuove generazioni, non coinvolge le forze vive della società nella costruzione di un progetto comune». In questo quadro il primo compito della Chiesa «è quello di formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi».
Riguardo all’altro grande “sogno” dei padri fondatori dell’Europa, quello della pace, Francesco ha osservato che dopo lo scoppio della guerra in Ucraina le nazioni confinanti si sono prodigate nell’accoglienza dei profughi. Così «tutti i popoli europei partecipano all’impegno di solidarietà con il popolo ucraino». «A questa corale risposta sul piano della carità – ha aggiunto il Papa - dovrebbe corrispondere, ma è chiaro che non è facile né scontato, un impegno coeso per la pace». Questa sfida «è molto complessa, perché i Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto».
Tuttavia per Francesco c’è un principio etico-politico che «dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione: la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti». E quindi se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio, «allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario». Se invece lo condividono, «devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede». Perché «la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità».
Papa Francesco ha iniziato il suo discorso ringraziando il neo-presidente Crociata a cui ha augurato «ogni bene per il suo servizio», ed esprimendo «sentita riconoscenza» al predecessore, il cardinale gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich.
Nel suo indirizzo di saluto monsignor Crociata – dal 2013 vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno dopo essere stato segretario generale della Cei – ha sottolineato che la Comece sente «forte la responsabilità di unire all'ascolto delle Conferenze episcopali la comunione con il Papa e con le Sue indicazioni», convinta «che solo nella testimonianza dell'unità la presenza e l'azione della Chiesa può contare su una qualche efficacia in un cammino europeo segnato da sempre nuove crisi, ultima tra tutte la guerra in Ucraina».
Tra gli impegni istituzionali della Comece, monsignor Crociata ha citato in particolare «quelli che toccano la condizione sociale della fasce più deboli della società, il dramma delle migrazioni e delle richieste di asilo, l'impegno per una ecologia integrale, il tema della libertà di religione».