Chiesa

Roma. Il cardinale Camillo Ruini dimesso dal Gemelli

Redazione Catholica lunedì 15 luglio 2024

Il cardinale Camillo Ruini durante una celebrazione eucaristica in Vaticano il 24 maggio 2015

Il cardinale Camillo Ruini è stato dimesso nel pomeriggio di oggi dal Policlinico Gemelli e ha fatto rientro nella sua abitazione. Il ricovero del porporato era avvenuto nella serata di sabato 6 luglio si era reso necessario a causa di una ischemia cardiaca. Nel corso del ricovero si è reso necessario l’impianto di un pace maker per stabilizzare il ritmo cardiaco eseguito con successo da un team di cardiologi del Gemelli. Ora Ruini proseguirà la convalescenza presso il suo domicilio. Ruini è nato nel 1931 a Sassuolo, provincia di Modena e diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, ha compiuto 93 anni lo scorso 19 febbraio. È stato per 16 anni presidente della Conferenza Episcopale Italiana (1991-2007). Per 17 anni è stato cardinale vicario del Papa per la diocesi di Roma (1991-2008)

Da tempo non ricopre più incarichi ufficiali - gli ultimi sono stati la presidenza della Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje, terminata nel 2014, e quella del comitato scientifico della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, terminata nel 2015 - ma ha continuato dopo il ritiro la sua attività pubblicistica con libri e interviste. L’ultimo libro che ha firmato è del 2021, Conversazioni sulla fede e sull’Italia (Rubbettino), l’ultima intervista è dello scorso 2 giugno, rilasciata ad Antonio Polito per Il Corriere della Sera per il settimanale Sette. Una lunga conversazione è stata incentrata sulla tema della morte e dei novissimi.« Accettare l’idea dell’immortalità dell’anima è facile per un credente - ha chiesto a un certo punto Polito - pensare che con la morte finisca tutto è intollerabile anche per molti atei. Ma ammetterà che la resurrezione dei corpi è davvero difficile da credere...».

«Io sono anche più pessimista di lei - è stata la risposta di Ruini - temo che molti cattolici non credano affatto nell’aldilà. La resurrezione è rimasta più nella liturgia che nella vita reale dei cristiani. Su questo anche il mondo giudaico all’epoca di Cristo era spaccato: i Sadducei non ci credevano, rimanevano fermi al Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia. I Farisei invece ci credevano. È stato Gesù a dare una svolta attribuendo, secondo il racconto dei Vangeli, un peso enorme all’aldilà. Scrive Paolo: "Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, siamo i più miserabili di tutti gli uomini"».