C'è un evidente problema di interpretazione nella sentenza con la quale la Cassazione venerdì ha intimato a due scuole paritarie di Livorno a pagare gli arretrati dal 2004 al 2006 della tassa Ici/Imu, con relativa sanzione. Una difficoltà seria, che obbliga il governo a un chiarimento in tempi rapidi, perché la maggior parte degli istituti ora vede lo spettro della chiusura.
È finita così la giornata di sabato, iniziata con una ridda di polemiche e dichiarazioni: il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, ha annunciato che si aprirà "un tavolo di confronto con le organizzazioni non profit, comprese quelle religiose, per arrivare a un definitivo chiarimento normativo a questo riguardo".Il pagamento della tassa di proprietà sugli immobili adibiti ad attività commerciali, ricorda il sottosegretario, è stato introdotto dal governo Monti e si riferisce alle organizzazioni non governative per le sole componenti di natura commerciale; "una norma equilibrata", spiega De Vincenti, ma che la Cassazione nel caso di Livorno ha inteso applicare a due scuole che non hanno fine commerciale bensì educativo."Dobbiamo avviare una riflessione seria su come non mortificare il ruolo che le scuole paritarie svolgono nel nostro sistema d'istruzione. Non possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Distinguiamo tra le scuole che offrono un servizio pubblico e quelle che hanno scopo di lucro emettiamo le prime in condizione di operare. Dobbiamo farlonell'interesse degli studenti", ha aggiunto dal canto suo il Sottosegretario all'Istruzione
Davide Faraone. Sulla questione già in mattinata era intervenuta il
ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, sche aveva parlato della necessità di tutelare la libertà di scelta educativa.Netto il giudizio del segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che già nella mattinata di sabato aveva
reagito con sorpresa e preoccupazione. Una "sentenza pericolosa" che limita fortemente "la garanzia di libertà sull'educazione che tanto richiede anche l'Europa", aveva detto .
Altri vescovi hanno fatto sentire la loro voce, a partire da quello di Livorno, città in cui è sorto il caso, dopo che il Comune, nel 2010, aveva notificato alle Suore Mantellate e alle Salesiane un conto salato per gli arretrati Ici/Imu per il 2004/2009 riguardanti due scuole paritarie. Monsignor Simone Giusti descrive il servizio delle scuole paritarie come molto apprezzato e conveniente per lo Stato. "Di certo questa sentenza costringerà molti istituti a chiudere, perché non saranno in grado di pagare e verrà meno dunque la libertà di scelta nell'educazione dei propri figli". Anche l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, parla di "una visione ideologica che rischia di limitare la libertà della scelta educativa delle famiglie italiane raccomandata dall'Europa. Il fatto che le scuole paritarie cattoliche debbano chiedere una retta alle famiglie che le scelgono per i propri figli è una anomalia ed una ingiusta penalizzazione per le famiglie stesse, rispetto a quelle che scelgono la scuola statale - aggiunge Nosiglia in una nota -. Tale quota, indispensabile, dal momento che lo Stato e le istituzioni locali non coprono che una minima parte delle spese di gestione, non produce alcun profitto, perché non riesce a sopperire a tutte le concrete necessità di funzionamento della scuola stessa. Quindi le scuole paritarie che svolgono un importante servizio pubblico, non traggono da questa attività alcun profitto".