Vaticano. Nella «Christus vivit» il Papa propone ai giovani «quasi un'alleanza»
Il Papa saluta alcuni giovani prima di un'udienza generale (Fotogramma)
L’Esortazione apostolica Christus vivit «costituirà per il prossimo futuro la magna charta della pastorale giovanile e vocazionale nelle diverse Comunità ecclesiali, tutte segnate – benché in modi diversi a seconda delle differenti latitudini – da una profonda trasformazione della condizione giovanile». Lo sottolinea il cardinale Lorenzo Baldisseri presentando questa mattina in Sala Stampa vaticana il nuovo documento di Papa Francesco, frutto della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi I Giovani, la Fede e il Discernimento Vocazionale celebrato dal 3 al 28 ottobre dello scorso anno.
Il testo è stato illustrato oltre che dal porporato toscano, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, anche dal vescovo Fabio Fabene, sotto segretario della medesima Segreteria Generale, da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, dalla giovane ghanese Laphidil Oppong Twumasi, che partecipò alla Riunione Presinodale del marzo 2018, e da Alessio Piroddi Lorrai, docente di scuola secondaria di secondo grado della diocesi di Roma.
Il cardinale Baldisseri evidenzia che come Amoris Laetitia, la prima Esortazione Apostolica Postsinodale di Papa Francesco, pubblicata il 19 marzo 2016 al termine del cammino sinodale sulla famiglia, anche Christus vivit «si connette strettamente al Documento Finale del Sinodo, al quale aggiunge ulteriori e preziosi elementi di riflessione». E non è un caso quindi che il Documento Finale del Sinodo «è di gran lunga il testo che ottiene il maggior numero di citazioni: ben 56». Ad esso si sommano «le 3 citazioni del Documento della Riunione Presinodale dei giovani», che «ha rappresentato il momento più alto della fase preparatoria del Sinodo».
L'ESORTAZIONE DOPO IL SINODO Il Papa ai giovani: Cristo è vivo e vi vuole vivi di Matteo Liut
Evidenziando alcuni aspetti dell’Esortazione il cardinale Baldisseri rileva che è una lettera «indirizzata anzitutto ai giovani: per questo, in molte occasioni il Papa si rivolge direttamente a loro, dando a ciascuno del ‘tu’». È lo “stesso stile” che caratterizza il Pontefice «nei suoi incontri con i giovani»: uno stile fatto «di prossimità, franchezza, semplicità, tenerezza e simpatia». E tra questi giovani – come precisato da Papa Francesco – «non ci sono solo i credenti, ma anche i non credenti, coloro che non si riconoscono in Gesù Cristo e nella sua Chiesa, ma sono comunque in ricerca». Tenendo sempre fermo «il principio di una pastorale inclusiva, cioè capace di accogliere tutti, superando ogni forma di elitarismo».
Il vescovo Fabene fa notare come dal testo emerge «quasi una proposta di alleanza» che il Papa «indirizza ai giovani». Un invito «a collaborare per costruire un futuro migliore, in particolare in ordine a quegli ambiti individuati dall’Assemblea sinodale come ‘snodi cruciali’ che attraversano la vita della Chiesa e della società: l’ambiente digitale, i migranti, la questione degli abusi su minori». Così, in particolare, Papa Francesco «chiede la collaborazione dei giovani anche in relazione al raccapricciante fenomeno degli abusi sessuali su minori, innanzitutto attraverso un’attenta vigilanza». «Se vedete un sacerdote a rischio – si legge infatti al n. 100 del documento – perché ha perso la gioia del suo ministero, perché cerca compensazioni affettive o ha imboccato la strada sbagliata, abbiate il coraggio di ricordargli il suo impegno verso Dio e verso il suo popolo, annunciategli voi stessi il Vangelo e incoraggiatelo a rimanere sulla strada giusta».
Alcuni punti che riguardano in senso lato la comunicazione, sono stati affrontati dal prefetto Ruffini, che rimarca come l’Esortazione «usi parole molto chiare nell’assumere il punto dei vista, lo sguardo largo dei giovani, che da un lato non vogliono vedere una Chiesa silenziosa e timida, ma nemmeno sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano; e dall’altro chiedono a loro volta di essere guardati, compresi, nella loro complessa interezza». Che è fatta «di sogni, di ideali, di drammi di sofferenze». Ruffini poi sottolinea che il Papa propone «un modo diverso di vivere non solo la rete, ma tutti i linguaggi». Anche «quello del silenzio, della contemplazione». E poi «l’arte, la musica, lo sport, la carità, l’impegno sociale, la politica». «Rovesciando la prospettiva» dei «circuiti chiusi» che facilitano «la proliferazione delle fake news». E «riconnettendo reale e virtuale».
Sul fronte degli abusi Ruffini evidenzia inoltre che l’Esortazione «invita ad una comunicazione trasparente e vera; completa, non parziale». Chiede «gratitudine verso coloro che hanno avuto e hanno il coraggio di denunciare il male subìto, aiutando la Chiesa a prendere coscienza e a reagire con decisione». Non si nasconde «dietro le colpe degli altri, perché l’universalità della piaga non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa». E ribadisce «l’impegno per l’adozione di rigorose misure di prevenzione che impediscano il ripetersi di crimini inaccettabili».
La giovane Laphidil da parte sua ha elogiato il fatto che Christus vivit «è facile da capire e non si perde in arcaismi». Anzi vi si trovano «termini come tutorial, zapping ed influencer che direi sono termini giovanili». E questa è stata «una scoperta piacevole scorgere tali termini in un Documento Ufficiale della Chiesa». Mentre il professor Piroddi ha rimarcato che l’Esortazione non «chiede ‘effetti speciali’», ma, riprendendo una citazione del Venerabile cardinale Van Thuân che il Papa ha inserito nel testo, di «compiere azioni ordinarie in modo straordinario».