Lunedì dello spirito. Ci vuole coraggio per dire: «È colpa mia»
Non è mai facile chiedere scusa a chi abbiamo offeso
Diciamoci la verità: tante volte una relazione si è interrotta, un’amicizia è venuta meno per colpa nostra. Siamo stati noi i responsabili di quella incomprensione che ha rischiato di mettere in crisi un rapporto cui pure teniamo tanto. Certo, ammetterlo non è facile, riesce molto più semplice trovare mille giustificazioni al nostro comportamento e gettare la croce addosso agli altri. Però se vogliamo recuperare terreno, se davvero desideriamo riconquistare l’affetto di chi si è allontanato, occorre dirlo con chiarezza: ho sbagliato, la colpa è solo mia. Vale nelle relazioni umane, ma anche nella vita dello spirito. Con un vantaggio: il Signore è sicuramente ben disposto, non desidera altro che perdonarci e riportarci a sé. Lo testimonia Pierre Lyonnet, gesuita francese ordinato sacerdote nel 1937, che ha dovuto convivere a lungo con la malattia trovando la morte il 23 gennaio 1949. «Eccomi con le mie viltà» è un passaggio della sua toccante preghiera.
«Ho fuggito la santità,
ho avuto timore,
ho tergiversato, esitato,
proceduto con calcoli meschini,
proprio quando più si imponeva
una piena disponibilità.
Gesù, Signore,
eccomi con le mie viltà
e i miei sciocchi desideri.
Concedimi la tua benevolenza
e il tuo aiuto:
ho veramente bisogno
della tua infinita bontà.
Dimentica il pessimo amico
che sono stato:
vorrei iniziare con te
un’amicizia nuova,
un’amicizia giovane e ardente,
un’amicizia in cui tutto
sia veramente comune,
un’amicizia per la vita e per la morte.
Dammi un cuore nuovo,
un cuore fedele ed umile
come quello di Maria,
entusiasta e fiero
come quello di Paolo».