Fotogallery. Naufragio di Cutro, il "mai più" della Via Crucis
Oltre mille persone hanno partecipato ieri alla Via Crucis organizzata dagli uffici Migrantes e Liturgico dell'arcidiocesi di Crotone-Santa Severina e tenutasi a Steccato di Cutro, luogo del naufragio dei migranti di domenica 26 febbraio. La Croce in legno è stata realizzata dall'artista Maurizio Giglio con le travi recuperate dal relitto distrutto dalle onde. "Abbiamo voluto realizzare questa Croce - ha detto don Francesco Loprete, parroco di Le Castella di Isola Caporizzuto - per ricordare i tanti innocenti morti nel naufragio. Questo dramma non si cancellerà mai dalle nostre menti. Dopo duemila anni Cristo è ancora in croce".
Alla Via Crucis hanno partecipato l'arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Angelo Raffaele Panzetta, e l'iman della moschea di Cutro, Mustafa Achik. "Siamo qui - ha detto l'arcivescovo - animati dalla speranza e in spirito d'unione con i nostri fratelli musulmani, nel silenzio e in preghiera, dietro la Croce salvifica".
Tante le autorità religiose e civili presenti: l'arcivescovo di Cosenza Giovanni Cecchinato, il vescovo di Lamezia Terme Serafino Parisi, alcuni sindaci e i parroci provenienti dalla diocesi di Crotone. C'era anche una delegazione di vigili del fuoco e carabinieri. La Croce è stata portata dai fedeli, con l'ultimo tratto sulla spiaggia affidato ai sindaci.
Si è pregato perché in futuro non si ripetano tragedie simili. "Signore Gesù - è stato detto - è facile portare il crocifisso al collo o appenderlo come ornamento sulle pareti delle nostre belle cattedrali o delle nostre case. Ma non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a fare viaggi inauditi e a vivere nella precarietà ai margini della nostra società, dopo avere affrontato sofferenze inenarrabili. Purtroppo, questi viaggi senza sicurezza infrangono i sogni e le speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati, perseguitati e abbandonati da tutti. Bisogna impegnarsi tutti perché tragedie simili non accadano mai più".
Nelle preghiere sono stati ricordati "i naufraghi morti, i dispersi ma anche i sopravvissuti del naufragio. Tutti vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell'egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall'indifferenza. Una malattia di cui anche noi cristiani soffriamo". Il vescovo di Lamezia, già parroco a Steccato di Cutro, ha detto: "Avremmo voluto accogliere queste persone da vive e non da morte, a noi non fanno paura i vivi, ci inorridiscono i morti".
All'imbrunire, con diverse candele accese, la Via Crucis ha raggiunto la spiaggia. La Croce in legno è stata donata alla parrocchia di Steccato di Cutro, ma sarà utilizzata anche come simbolo di questa tragedia in altre iniziative.