Attualità

UNA LUNGA STORIA. Quarant’anni fuori dal coro

Umberto Folena mercoledì 3 dicembre 2008
Avvenire nasce il 4 dicembre 1968, ma era stato concepito ben prima. E fortemente voluto. Il suo vero padre, Paolo VI, è figlio egli stesso d’un giornalista. La contraddizione gli appariva evidente: ai cattolici italiani era chiesto di produrre pensiero critico, di saper «vedere giudicare agire», eppure non possedevano un unico organo d’informazione diffuso sull’intero territorio italiano. Forti nel locale, deboli nel nazionale. È per questo che papa Montini persegue tenace il suo progetto, nonostante – oggi possiamo dirlo – suscitasse scarsi entusiasmi anche presso settori qualificati dell’episcopato italiano. Avvenire nasceva dalla fusione delle due uniche testate cattoliche a diffusione sovra-regionale, L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italiadi Bologna. La società editrice di Avvenire, la Nuova Editoriale Italiana (Nei) si costituisce il 4 aprile 1967. Il 6 ottobre dello stesso anno si insedia il primo Consiglio d’amministrazione, presieduto da Giovanni Battista Vicentini. Nell’estate del ’68 il nuovo giornale si installa nella sede milanese dell’Italia, in piazza Duca D’Aosta 8/b, dove resterà per 12 anni. La redazione si riunisce per la prima volta il 2 dicembre, sotto la guida del direttore Leonardo Valente. E il 4 dicembre esordisce in edicola.La prima pagina del primo numero suona oggi come una profezia. Parla dei morti di Avola, in Sicilia. Il 29 novembre, durante uno sciopero, la polizia spara e muoiono due braccianti. Ecco Avvenire: un giornale "milanese" nel senso che assume Milano come punto di partenza per guardare al mondo intero. Un giornale aperto: come scrivono Leonardo Valente e il suo vice, Gianluigi Degli Esposti, Avvenire non è per i cattolici, ma dei cattolici. Si rivolge non soltanto ai credenti, ma a tutti gli italiani offrendo una lettura cattolicamente ispirata della realtà; ed essendo "cattolica", sarà universale, di ampio respiro, capace di abbracciare il mondo intero. Ancora oggi uno dei riconoscimenti rivolti ad Avvenire, e basato su dati oggettivi, è l’attenzione agli Esteri. La direzione di Valente ha breve durata. Il 19 ottobre 1969 gli succede Angelo Narducci, che lascerà un’impronta profonda lungo tutti gli anni Settanta. Anni di piombo. Anni vivacissimi per la Chiesa: il primo convegno ecclesiale (Roma, 1976), il dissenso, l’irrompere dei movimenti, l’anno dei tre Papi e l’avvento di Giovanni Paolo II (1978)... Avvenire rinforza il suo legame con le diocesi italiane. Nel 1973 nascono le prime pagine speciali della domenica; in particolare, nel 1975 debuttano, tra novembre e dicembre, Roma Sette e Milano Sette; nel 1978 tocca a Bologna Sette. Nel luglio 1976 la parrocchia di Lerici organizza la prima Festa di Avvenire: da allora non ha più smesso.Il 27 novembre 1971, l’intera famiglia del giornale viene ricevuta in udienza da chi il giornale l’aveva fortissimamente voluto, Paolo VI, che sottolinea come Avvenire debba essere «centro di dialogo», un giornale «capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti!». Buoni, saggi, liberi: negli anni del referendum sul divorzio, in occasione del quale la posizione di Avvenire è inequivocabile, significa esprimere il proprio pensiero, fondato razionalmente, e combattere una "battaglia di idee" senza mai esasperare i toni né condannare le persone. Tiratura record – quattro milioni di copie – nell’aprile 1974 per un supplemento speciale dedicato appunto al referendum.Gli anni Ottanta si aprono con il trasloco della redazione in piazza Cavour nel cosiddetto "Palazzo dei Giornali". Il 10 giugno 1979 Narducci era stato eletto al Parlamento europeo nelle liste della Dc; il primo maggio 1980 si succede alla direzione Angelo Paoluzi. La sua è una stagione breve: il 7 gennaio 1981 è la volta di Piergiorgio Liverani. Poche settimane dopo, alla vigilia del referendum sull’aborto del 30 aprile, Avvenire diffonde un inserto tabloid di 4 pagine in un milione e mezzo di copie. Sono anni di mutamenti. Cambiano gli amministratori; cambia la sede, ora in via Mauro Macchi 61; cambia la tipografia, Seregni di Paderno Dugnano; cambia il direttore, Gian Guido Folloni dal 20 febbraio 1983; cambia la veste grafica (novembre ’83), progettata da Piergiorgio Maoloni, Aurelio Candido e Angelo Rinaldi; e cambia il giornale, con l’inserimento di nuove rubriche e pagine di cui una, Catholica (settembre ’88), ancora in vita. Intanto, nel 1984, muore a 54 anni Angelo Narducci.Ma la novità forse più rilevante è il passaggio di proprietà di Avvenire, dal 29 aprile 1989, alla Conferenza episcopale italiana, con un nuovo Cda presieduto da monsignor Dionigi Tettamanzi. E siamo agli anni Novanta e al decisivo impulso dato ad Avvenire, e in generale ai media d’ispirazione cattolica, dal segretario generale (prima) e presidente (poi) della Cei, cardinale Camillo Ruini. Nell’ottobre 1990 nuovo direttore è Lino Rizzi, dal giugno del ’91 affiancato da Dino Boffo, prima vice e poi condirettore. Una nuova riforma grafica viene curata da Maoloni e sviluppata da Giuliano Traini.Il primo maggio 1993 Giovanni Paolo II riceve in Vaticano la famiglia di Avvenire, tra cui Rizzi, ormai ristabilito dopo un grave incidente del novembe 1992. Papa Wojtyla ricorda la nascita di Avvenire: «La ricca tradizione di un cristianesimo vivamente diffuso, ma non alieno talora da difetti campanilistici, doveva imparare a parlare con un’unica lingua. Aveva bisogno di un laboratorio unitario in cui confrontarsi e grazie al quale proporsi all’opinione pubblica nazionale. Necessitava di un punto di approdo convergente che rendesse più incisiva l’influenza della Chiesa nel Paese. Nacque così, sotto i migliori auspici, Avvenire». Novità nel 1994. Dal primo gennaio Dino Boffo è direttore. In ottobre nascono le pagine di Agorà. Per il giornale comincia una stagione di crescita costante. Nel 1995 viene stampato anche a Catania. Nello stesso anno al vertice della Nei il vescovo Sanguineti prende il posto di monsignor Barabino; gli succederà nel 2001 monsignor Bagnasco, futuro presidente della Cei. Data importante per i lettori bambini e ragazzi è il 23 marzo 1996, compleanno di Popotus, prima settimanale, poi bisettimanale, che il 29 gennaio 1998 riceverà, tramite il direttore Boffo, il prestigioso "Premiolino". Popotus è la prima di una serie di fortunate iniziative editoriali tuttora in vita. Il 1997 è un anno ricco: il 28 settembre nasce il mensile Noi genitori & figli; in ottobre tocca a Luoghi dell’Infinito e alle pagine "Non profit". Ricco anche il 1998, quando la famiglia dei media Cei vede la nascita della radio BluSat (poi InBlu) e della televisione Sat2000. È l’anno del colore, del trasferimento nella sede attuale di piazza Carbonari 3 e del sito www.avvenire.it. È anche, purtroppo, l’anno della morte del vicedirettore Giuliano Ragno, al quale verrà intitolato un premio, assegnato a un giornalista che si sia segnalato nel settore degli Esteri.Sono anni di grande impegno editoriale. Guerre nei Balcani e in Medio Oriente, invano scongiurate da papa Wojtyla; Tangentopoli e una nuova stagione politica, non priva di disorientamento per i cattolici, con la fine di antichi partiti e la nascita di nuovi; crescita delle Giornate mondiali della gioventù; per la Chiesa italiana sono gli anni del progetto culturale, che in Avvenire trova una sponda propositiva. Sono anni che culminano con il grande Giubileo del 2000.Il 2001 si apre con un lutto: il 10 gennaio muore, dopo lunga malattia, Lino Rizzi. Comincia la stagione delle sfide: del terrorismo, con l’attacco alle Torri gemelle di New York (11 settembre); del dibattito sulle frontiere della vita umana. Nel 2002 l’edizione Nord viene stampata nel nuovissimo stabilimento di Rovato (Brescia). E il 7 maggio è il giorno del grande lancio del nuovo Avvenire: progetto grafico firmato da Aurelio Candido e campagna pubblicitaria con uno spot ("Peccato non leggerlo") che riceverà il Premio Cenacolo di Assolombarda per la comunicazione. Alla Gmg di Toronto, in estate, Avvenire viene stampato anche in Canada e diffuso tra i giovani italiani. In novembre, dopo il convegno Cei "Parabole mediatiche", prende avvio il progetto Portaparola.Altre novità dal 2005. In vista del referendum sulla legge 40, nasce l’inserto settimanale èvita, seguito da èlavoro e, nel 2007, da èfamiglia. È il modo concreto, al tempo stesso capace di intervenire sull’attualità e di fare cultura, per affrontare i tanti temi "eticamente sensibili" che pongono drammatici interrogativi agli uomini d’oggi. Sempre nel 2005, nuova diffusione di Avvenire, stampato in Germania, alla Gmg di Colonia. Il 2 giugno 2006 terza udienza con il terzo Papa per la famiglia del giornale. Benedetto XVI conclude con un invito: «Non stancatevi di costruire dei ponti di comprensione e comunicazione tra l’esperienza ecclesiale e l’opinione pubblica». Nel 2007 monsignor Semeraro succede a Bagnasco alla presidenza del Cda, il 12 maggio al Family Day in piazza San Giovanni ci sono anche migliaia di copie di Avvenire e Noi genitori & figli e il 18 luglio si tiene la prima festa di Avvenire a Bibione. Proprio qui oltre 400 Portaparola si ritroveranno per il loro primo convegno dal 24 al 28 aprile 2008. Avvenire, tra i pochissimi quotidiani in crescita, è stabile ben oltre le centomila copie diffuse ogni giorno, molte di più alla domenica. Ma questa non è più storia, è cronaca.