Le minacce. Pistoia, diocesi con il parroco. «Fuori la politica dalla Messa»
Il posto di don Biancalani su Facebook
Diocesi in campo per evitare di trasformare la Messa in un terreno di scontro politico. E per proteggere, insieme alla sua comunità, un parroco coraggioso che talvolta non sa trattenersi dall’accompagnare con qualche considerazione un po’ colorita i suoi slanci solidali. Succede a Pistoia, dove da giorni si discute sulla decisione di don Massimo Biancalani, parroco di Santa Maria Maggiore in Vicofaro. La sua scelta di accompagnare in piscina un gruppo di quindici immigrati al termine di una giornata di lavoro, è diventata un caso nazionale.
Ha tuonato la Lega, Forza Nuova ha addirittura minacciato di verificare direttamente l’ortodossia del sacerdote durante la Messa domenicale. E il vescovo Fausto Tardelli, giustamente, si è indignato. Così, per tutelare il parroco e far sentire alla comunità la presenza della diocesi, domani la celebrazione festiva delle 11 sarà presieduta dal vicario generale don Patrizio Fabbri.
Nessuna "resa", come qualcuno ha sintetizzato in modo sbilenco. Nessuna volontà di esautorare il parroco. Anche perché don Biancalani sarà presente, concelebrerà e terrà l’omelia. Ma con il supporto autorevole del vicario che – ripetiamolo – non significa commissariamento ma vicinanza fraterna e supporto umano nel caso in cui, prima o dopo la celebrazione – Dio non voglia durante – si dovesse verificare qualche episodio spiacevole.
Purtroppo è già annunciata anche una cospicua presenza di forze dell’ordine. Purtroppo non tanto per l’impegno della polizia, che come sempre farà il suo dovere, ma perché quando una celebrazione eucaristica dev’essere protetta con uno schieramento di agenti significa che qualcosa si è inceppato.
E in questa vicenda sembra davvero che troppi sassolini siano andati a finire tra gli ingranaggi. A Pistoia, don Biancalani è conosciuto e apprezzato. Sempre in prima linea in tutte le emergenze sociali, sempre pronto a schierarsi per gli ultimi. Nella sua parrocchia, grazie al lavoro dell’associazione "Virgilio" che opera in sintonia con la Caritas diocesana, ospita una decina di giovani immigrati. Qualche anno fa non aveva avuto esitazioni ad avviare iniziative pastorali per gli omosessuali e le persone lgbt. E spesso accoglie e aiuta anche bambini rom. Proposte che, è facile immaginarlo, finiscono per risultare un po’ indigeste a coloro che guardano con sospetto a tutti gli slanci di radicalità evangelica. Soprattutto quando questa radicalità si rivolge a gruppi, etnie e situazioni "periferiche".
Certo, don Massimo non è l’unico sacerdote pistoiese schierato con i poveri e i rifugiati. La diocesi accoglie complessivamente circa 130 immigrati che fanno capo ai progetti Sprar e al centro per l’accoglienza rifugiati. Sono coinvolte alcune parrocchie con le rispettive associazioni e soprattutto una casa diocesana a Lizzano in Belvedere, sulle colline pistoiesi, che ospita una quarantina di immigrati. Perché allora questo accanimento contro il parroco di Vicofaro? Qualcuno ritiene che a Pistoia, con la nuova giunta di centrodestra presieduta dal sindaco Alessandro Tomasi (Fratelli d’Italia) il clima sia cambiato. Anche se ieri il sindaco ha detto di concordare pienamente con il vescovo.
Ma c’è anche chi pensa che a don Biancalani, da buon toscanaccio, sia scappata un’espressione un po’ borderline. L’altro giorno, quando ha postato su Facebook le immagini dei suoi immigrati in piscina – volti sorridenti di ragazzi che sembravano aver già conquistato una fetta di paradiso – ha aggiunto una didascalia un po’ provocatoria: «Loro sono la mia patria, razzisti e fascisti i miei nemici». Poteva risparmiarsela? Forse sì. Fatto sta che Forza Nuova è partita all’attacco: «Vigileremo durante la Messa sull’effettiva dottrina del prete». Minaccia che sarebbe ridicola, se non fosse anche fastidiosa. E in ogni caso sproporzionata rispetto all’uscita di don Biancalani, che è comunque uomo che opera per il bene.
Di fronte all’avvertimento di Forza Nuova, il vescovo Tardelli non poteva non prendere le distanze. E l’ha fatto con i toni che deve usare un presule quando qualcuno si arroga la pretesa di prendere il suo posto: «Credo che qui si stiano davvero oltrepassando i limiti. Spero solo che si voglia scherzare, anche se lo scherzo mi pare di cattivo gusto», ha affermato in un comunicato. «Da quello che leggo si vorrebbe profanare la SS.Eucaristia con l’assurda motivazione di andare a controllare l’operato di un prete addirittura mentre celebra un Sacramento e facendo diventare la celebrazione eucaristica teatro di contese e di lotta. Richiamo tutti con forza alla ragione, considerando la gravità di ciò che si vorrebbe fare. Anche chi si contrappone a queste inqualificabili intenzioni, non può scegliere modi che ledono la sacralità dell’Eucaristia. A Messa – ha concluso Tardelli – si va esclusivamente per partecipare con fede al divino sacrificio, ricevere la grazia di Cristo e imparare a vivere nell’amore fraterno. Ogni altra finalità ha qualcosa di sacrilego».
Anche la Conferenza episcopale toscana, per bocca del suo presidente, il cardinale Giuseppe Betori, ha espresso «fraterna vicinanza» a monsignor Tardelli, manifestando «convinta condivisione del suo operato».
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