Open Arms. Bloccati da 12 giorni. Il caso dei minori a bordo: «Diritti elusi»
Francisco Gentico / Open Arms
"Perché non ci fanno scendere?". E una risposta l'equipaggio di Open Arms non riesce più a darla alle 151 persone soccorse che si trovano ancora a bordo: si tratta del dodicesimo giorno in mare senza aver ancora ricevuto l'indicazione di un porto sicuro di approdo.
LA CRONACA DELL'UNDICESIMO GIORNO IN MARE
Sul fronte dei ricorsi - mentre la Spagna respinge come irricevibili le richieste di asilo della Ong spagnola per i 32 minori che sono ancora a bordo - il Tribunale dei minori di Palermo chiede chiarimenti ai Ministri italiani rispetto a una situazione giudicata palesemente illegittima e violativa di diritti fondamentali che si sta verificando a bordo della nave di soccorso, con le persone trattenute arbitrariamente dallo scorso 2 agosto.
In una nota diffusa da Open Arms si legge che il Tribunale minorile di Palermo a cui era stato presentato il ricordo lo scorso 7 agosto ha chiesto di "di conoscere quali provvedimenti le autorità in indirizzo intendano adottare in osservanza della normativa internazionale e italiana sopra richiamata".
"Come è ben noto le Convenzioni Internazionali a cui l’Italia aderisce e soprattutto l’art. 19 co. 1 Bis D Lvo 286/98 come integrato dall’articolo 3 della legge 47/17, impongono il divieto di respingimento alla frontiera o di espulsione dei minori stranieri non accompagnati, riconoscendo loro, invece il diritto ad essere accolti in strutture idonee, nonché di aver nominato un tutore e di ottenere il permesso di soggiorno".
«I DIRITTI DEI MINORI A BORDO SONO ELUSI»
"Evidentemente - prosegue la nota - tutti questi diritti vengono elusi a causa della permanenza dei suddetti a bordo della nave Open Arms, nella condizione di disagio fisico e psichico descritta dal medico di bordo che ha riferito della presenza di minori con ustioni, difficoltà di deambulazione, con traumi psichici gravissimi in conseguenza alle terribili violenze subite presso i campi di detenzione libici".
"Invero, deve evidenziarsi come i suddetti minori si trovino in prossimità delle frontiera con lo stato italiano impossibilitati a farvi ingresso per il divieto comminato in data 1 agosto 2019 dalle autorità italiane al capitano della nave sulla quale sono imbarcati e, quindi, in una situazione che equivale, in punto di fatto, ad un respingimento o diniego di ingresso ad un valico di frontiera".
Per quanto riguarda la richiesta di accoglienza in Spagna il comandante di Open Arms Marc Reig aveva inviato lunedì una lettera all'ambasciata spagnola a Malta, chiedendo che Madrid concedesse asilo ai minori, garantendo che tutti "rispettano i requisiti per il riconoscimento come rifugiati". Secondo la legge spagnola, le richieste di asilo devono essere presentate di persona oppure da un rappresentante legalmente accreditato. È quanto ha risposto il ministro ai Lavori pubblici spagnolo, José Luis Abalos, sottolineando che, secondo gli accordi internazionali, i migranti soccorsi dovrebbero essere portati nel porto disponibile più vicino, che in questo caso si trova in Italia.
FOTO CHOC Un cadavere trovato a bordo di un gommone dalla Marina Maltese
OCEAN VIKING NON ANDRÀ A TRIPOLI: «PORTO NON SICURO»
Non si sblocca nemmeno la crisi umanitaria a bordo della nave Ocean Viking che non andrà a Tripoli: «Non è un porto sicuro». Con 356 persone soccorse a bordo lascia la zona Search and Rescue della Libia e resterà in attesa di ricevere indicazioni di un porto di approdo.
Fonti del Viminale - riportate dalle agenzie di stampa - avevano fatto sapere che la Libia aveva offerto un porto alla nave di Medici Senza Frontiere e SOS Mediterranee, in particolari Tripoli. Le due Ong avevano replicato che non avrebbero riportato "le persone in Libia in nessuna circostanza: per il diritto internazionale né Tripoli né alcun altro porto in Libia sono porti sicuri e riportare le persone lì sarebbe una grave violazione".
L'APPELLO DELL'ACNUR: PORTO SICURO PER LE 507 PERSONE SOCCORSE IN MARE
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, chiede oggi ai governi europei di consentire lo sbarco immediato di 507 persone attualmente bloccate in mare dopo essere state soccorse recentemente nel Mediterraneo centrale. "Molte di loro sarebbero sopravvissute a terribili abusi in Libia, e provengono da Paesi che producono un alto numero di rifugiati. Hanno bisogno di assistenza umanitaria e alcune persone hanno già espresso la volontà di richiedere la protezione internazionale".
"Si tratta di una corsa contro il tempo," ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell'Acnur per il Mediterraneo centrale. "Sono attesi temporali, e le condizioni non faranno che peggiorare - ha aggiunto - Lasciare in alto mare in questa situazione persone che sono fuggite dal conflitto e dalle violenze in Libia significherebbe infliggere sofferenza ulteriore. Deve essere consentito loro lo sbarco immediato, e devono poter ricevere l'assistenza umanitaria di cui hanno urgente bisogno". L'Acnur sottolinea che "151 persone sono attualmente a bordo della Open Arms, mentre altre 356 persone sono state soccorse negli ultimi giorni dalla nave Ocean Viking".