La riforma. Lo sport entra nella Costituzione
Lo sport entra in Costituzione, proprio nell’anno del 75° della nostra Carta fondamentale. E il Senato approva il disegno di legge per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e per l’istituzione dei nuovi Giochi della gioventù. Giornata importante, quella di ieri, per la pratica sportiva in Italia, che d’ora in avanti, avrà valenza costituzionale, con l’obiettivo di renderla un diritto per tutti.
«La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme», è il testo del comma inserito nella nuova formulazione dell’articolo 33 della Costituzione, che ora è realtà grazie al voto unanime della Camera. Si conclude così un percorso iniziato lo scorso dicembre in Senato e portato a termine ieri dai deputati.
Una «rivoluzione culturale»
Di «vera e propria rivoluzione culturale» parla la premier, Giorgia Meloni, assicurando che si passerà dalle parole ai fatti: «Il governo farà la sua parte per dare concreta attuazione a questa nuova norma costituzionale», che riguarda lo sport anche ai livelli «dilettantistici, amatoriali e di prossimità», si legge in una di Palazzo Chigi.
Anche per il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, si tratta di «un punto di svolta». La pratica sportiva, aggiunge Abodi, è «una difesa immunitaria sociale», sottolineando che «la Costituzione da oggi riconosce il valore, ma non determina un diritto e sarà proprio una nostra responsabilità, della classe dirigente, quella politica, ma anche quella sportiva, trasformare il riconoscimento del valore in un diritto da garantire a tutti». Per il ministro, inoltre, questo è «l’inizio di un percorso di responsabilità dove sono sicuro che saremo tutti dalla stessa parte, a fare in modo che ci sia attuazione, dal punto di vista sociale, sostanziale, molto più di quello formale». Perché, ricorda Abodi, lo sport non può essere «soltanto la celebrazione delle vittorie», ma deve diventare «l’affermazione dei principi e dei valori dei quali siamo tutti portatori e tutti beneficiari a vantaggio soprattutto dei nostri figli, dei nostri nipoti e di quelli che verranno».
«Valore civile, sociale e culturale»
Soddisfazione anche da parte del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Primo sostenitore dall’avvento della presidenza Coni, primo firmatario per avviare l’iter formale, oggi fiero dell’inserimento dello sport nella Costituzione grazie alla totale convergenza politica», ha scritto in un messaggio subito dopo l’approvazione del provvedimento. Che è il «degno riconoscimento per il valore civile, sociale e culturale del movimento», ha aggiunto.
«L’ingresso in Costituzione dello sport rende all’attività sportiva il valore che merita dal punto di vista politico, sociale ed economico – ha sottolineato il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli –. È un messaggio importante per uno sport che deve guardare con rinnovato ottimismo al futuro. Tentiamo di ripartire dalla scuola: oggi ci sono molti ostacoli per i ragazzi ma mi auguro che possa iniziare da lì il riconoscimento al mondo dello sport», ha concluso Pancalli.
Dopo il via libera definitivo, i partiti hanno cominciato la corsa ad intestarsi il merito. Così, mentre la segretaria del Pd, Elly Schlein ricorda il «forte lavoro» del partito, soprattutto con Mauro Berruto, da Fratelli d’Italia, il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, sottolinea la «storica battaglia del nostro partito».
«Un atto che ci responsabilizza»
Un inquadramento, anche dal punto di vista storico, del provvedimento è proposto dal rettore dell’Università Lumsa, Francesco Bonini, storico e politologo, già presidente della Società Italiana Storia dello Sport. «Già durante la Costituente – ricorda – si ravvisava la necessità d’inserire lo sport nella Carta, ma in quel momento non sembrava opportuno visto le strumentalizzazioni che ne aveva fatto il fascismo. L’iter è ricominciato seriamente solo nei primi anni Duemila e finalmente è giunto a termine con un larghissimo consenso. Un bel punto di arrivo, che riconosce l’importanza dello sport per le persone, per l’associazionismo e la vita economica e sociale. Un atto che ci responsabilizza a competere tutti insieme per il bene comune e lo sviluppo dell’Italia», conclude il rettore.