Attualità

Argomenti. La guerra e i blog, il silenzio e l'imperfezione: cosa ci dicono le tracce

Andrea Lavazza mercoledì 19 giugno 2024

Gli esami di maturità al Liceo Classico Arnaldo, Brescia

Classici del Novecento e autori contemporanei per ispirare riflessioni sull’attualità complessa e drammaticamente segnata dalla guerra, ma anche su di noi, alla ricerca di non facili equilibri in un’era tecnologica e competitiva, tra troppe parole in rete e silenzio da riscoprire. Si può forse riassumere così il senso delle tracce per la prima prova scritta dell’esame di maturità 2024. QUI LE TRACCE

Ovviamente, gli studenti hanno dovuto scegliere una delle sette proposte divise fra le tre tipologie di elaborato e concentrarsi su un tema specifico. Il ministro Valditara ha definito “abbordabili” le piste di riflessione offerte e, in effetti, all’apertura delle buste gli studenti hanno trovato alcuni argomenti che potevano essere previsti alla vigilia.

Per chi ha voluto cimentarsi con il tema letterario, nell’ambito della poesia era da commentare “Pellegrinaggio”, ben nota lirica di Giuseppe Ungaretti sull’orrore della guerra di trincea durante il Primo conflitto mondiale. Un componimento che si trova sul Web come una delle esercitazioni per l’esame, con ampi apparati di analisi e commento. Non improbabile quindi che parecchi candidati fossero preparati a sviluppare un testo che, senza tradire la specifica contestualizzazione dei sentimenti di disperazione e speranza che si alternano nei brevi e scabri versi di Ungaretti, abbiano potuto fare riferimenti anche alle tragiche guerre in corso, dall’Ucraina al Medio Oriente dove, al di là delle grandi contese politiche, sono i singoli soldati a vivere l’angoscia di una violenza che ci rende tutti fragili e esposti alla morte insensata sui campi di battaglia.

A pace e guerra fa riferimento anche il brano dello storico Giuseppe Galasso, che introduceva la tematica dell’arma atomica, incubo che proprio in questi ultimi mesi è tornato ad affacciarsi sull’Europa. Per chi ha scelto questa traccia, uno svolgimento più generale poteva portare a indagare gli aspetti ben noti del ricorso bellico all’atomo, quelli della distruzione dell’uomo e del Pianeta, dentro la reciproca minaccia di cancellazione del nemico che ci accompagna da 80 anni. Ma più interessanti sarebbero state connessioni con le vicende recenti ai confini orientali del nostro continente, dove un nuovo fronte è aperto e la tragedia nucleare potrebbe materializzare, se non a causa di un ordigno volontariamente lanciato con il danneggiamento di una centrale energetica atomica.

Diverso il discorso nell’ambito letterario della prosa, dove la citazione del romanzo di Luigi Pirandello “Serafino Gubbio” rimanda a una dimensione negativa del progresso tecnico, che il grande scrittore e drammaturgo vedeva all’inizio del secolo scorso come disumanizzante e minaccioso, in controtendenza rispetto ad altri movimenti letterari, in primo luogo il futurismo. Oggi in quel progresso siamo immersi e in forme molto più avanzate, Pirandello racconta infatti di un cineoperatore, avanguardia di una nuova are allora ai suoi albori, eppure portatrice di spaesamento e di perdita di valori.

All’era della Rete si connette anche la traccia introdotta da un brano di Maurizio Caminito, su blog e diari, invitando a trovare una dimensione personale e una modalità di stare nel flusso delle parole e delle immagini che non ci privi di un’identità che abbia un profilo definito e per quanto possibile stabile. Nella corrente si può navigare e cambiare, ma bisogna pur provare a lasciare qualche traccia significativa in cui poi ritrovarsi. I blog sono uno strumento prezioso se lo si sfrutta bene, ma anche un mare magnum in cui c’è il pericolo di annegare, con il parlarsi addosso e il raccontare ciò che potrebbe essere anche taciuto.

Per questo era speculare lo spunto sul silenzio da riscoprire, con un brano della giornalista Polla-Mattiot. In un’epoca rumorosa e sempre eccitata era sfidante soprattutto, si può pensare, per giovani che di stare in silenzio non hanno ancora voglia ed è giusto che sia così. Eppure, è possibile trovare momenti in cui è opportuno ascoltare o isolarsi, spegnere i dispositivi e provare entrare dentro noi stessi. Dobbiamo anche sapere, però, che cosa cercare e che cosa vogliamo poi tornare a dire. Una pista di pensiero che esponeva anche a qualche inevitabile banalità se non la si declina con sufficiente partecipazione personale o con riferimenti solidi alla riflessione di autori di rilievo.

Ritrovarsi è anche sapersi guardare e accettare. Sembra questo l’invito che viene dal testo di Rita Levi-Montalcini in un elogio dell’imperfezione di cui abbiamo certamente bisogno per non rimanere vittime di una pressione destabilizzante verso traguardi inarrivabili. Certo, qui si doveva fare i conti con un personaggio come la scienziata torinese che ha avuto sì un’esistenza difficile, esule per motivi razziali, ma che ha vinto il premio Nobel per la Medicina e ha raggiunto con lucidità una ragguardevole età, lavorando fino all’ultimo. Per i più arditi tra i candidati, ci poteva stare anche un riferimento al ministero dell’Istruzione e del Merito che propone le lodi dell’imperfezione, ovvero di ciò che probabilmente in una società meritocratica ci lascerà indietro.

“Politica” anche se nel senso dell’educazione civica era la traccia sulla nostra Costituzione, i cui valori fondanti non invecchiano, proprio grazie alla lungimiranza di coloro che la scrissero, compresa la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, da valorizzare, scoprire, conoscere e tenere come bussola nei tempi che cambiano. Siamo in una fase di riforme che andranno anche a incidere sul testo della Carta, ma forse per gli studenti non era opportuno entrare nella stretta attualità che divide gli schieramenti politici. In ogni caso, ripercorrere i principi fondanti della nostra democrazia non è mai un esercizio inutile e ripetitivo, anche se il rischio della retorica e del luogo comune in questi casi è sempre in agguato.