Università Cattolica. «La sfida della natalità passa anche da una buona comunicazione»
Alessia Guerrierimartedì 30 gennaio 2024
Rendere attrattiva la maternità. Conciliabile con il lavoro e compatibile con la vita sociale. La sfida della natalità tuttavia passa anche per una buona comunicazione e per una maggiore consapevolezza dei rischi della mancanza di un ricambio generazionale. Questo il cuore del convegno "Sostenere la natalità: le sfide per la comunicazione" promosso dall’Alta scuola in Media, comunicazione e spettacolo (ALMED) e dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica, con il contributo incondizionato di Farmindustria, che si è tenuto oggi a Palazzo Baldassini, a Roma. Un evento a cui ha partecipato anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari OpportunitàEugenia Maria Roccella. «Il calo demografico è un problema che ha radici antiche ma nel mondo di oggi pone sfide nuove. Si tratta di rendere la genitorialità non solo conciliabile con la realizzazione professionale, ma anche attrattiva e compatibile con la vita sociale e relazionale – ha spiegato - In questo senso la comunicazione ha un ruolo essenziale. Sia come informazione, per rendere le persone il più possibile consapevoli dell’importanza della tutela della fertilità come bene salute e dei rischi della denatalità. Sia come narrazione, per raccontare in modo nuovo la genitorialità e il suo valore sociale».Un concetto chiave connesso al tema natalità è quello di generatività, «intesa come obiettivo fondamentale dell’età adulta che si oppone al concetto di ‘stagnazione’ – ha detto la professoressa Raffaella Iafrate, Prorettrice dell’Università Cattolica e delegata del rettore alle Pari Opportunità – Individualismo, negazione dell’altro da sé, appiattimento sul presente, censura del limite e della relazionalità dell’umano mettono alla prova la generatività. L’Università sia dunque un luogo in cui offrire spazi di riflessione e consapevolezza rispetto a queste tendenze culturali, ma sia anche uno spazio comunitario in cui studenti e studentesse, docenti e personale tecnico-amministrativo siano considerate secondo un modello integrato della persona intesa come soggetto relazionale, nella quale identità personale e professionale siano in dialogo e non contrapposte in una visione dicotomica e conflittuale».Al di là delle scelte individuali è, infatti importante creare consapevolezza sui rischi connessi alla denatalità e favorire una prevenzione della fertilità, creando una nuova cultura: «La comunicazione risulta strategica per contrastare la mancanza di conoscenza e di consapevolezza – ha aggiunto il capo segreteria tecnica del ministro della Salute Maria Rosa Campitiello – e la ‘sfida’ che la comunicazione odierna deve porsi è quella di modularla attentamente a seconda del target di riferimento e di conseguenza adottare i mezzi e gli strumenti idonei».
Università Cattolica
La persistente bassa natalità sta erodendo sempre di più la popolazione in età riproduttiva con il rischio, se non si interviene con urgenza e in modo incisivo, «di vincolare ancor più al ribasso le nascite future precludendo definitivamente la possibilità di una inversione di tendenza – ha affermato ordinario di demografia dell’ateneo Alessandro Rosina - Si andrebbe incontro, in tal caso, a squilibri demografici insostenibili compromettendo sviluppo economico, finanziamento e funzionamento del sistema di welfare pubblico. Sciogliere i nodi che portano a rinvio e rinuncia della scelta di avere figli non porta solo a contenere gli squilibri demografici tra vecchie e nuove generazioni, ma a ridurre anche diseguaglianze sociali, di genere e territoriali in coerenza con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile».Le minori natalità e fertilità sono temi con risvolti importanti a livello individuale e sociale: esse influenzano sia la sfera privata sia quella sociale delle persone, coinvolgendo direttamente aspetti fondamentali come la gestione della salute e del welfare. «La denatalità è un fenomeno dalla genesi multifattoriale, che si interseca con un altro fenomeno altrettanto complesso, l’infertilità - ha ricordato la direttrice del Centro ricerca e studi sulla salute procreativa dell’Università Cattolica Maria Luisa Di Pietro –Scarsa conoscenza dei fattori di rischio, sottostima del rischio dei propri comportamenti, mancanza di progettualità educativa: sono questi punti strategici su cui intervenire».Attraverso il dialogo fra istituzioni, mondo aziendale e ricerca, la condivisione di dati, best practice e progetti di ricerca, l’evento ha avuto l’obiettivo di migliorare la comprensione del fenomeno, individuare le sfide e le opportunità e delineare possibili linee di intervento. «Per affrontare il tema della fertilità e della natalità c’è bisogno anche di una buona comunicazione che deve coinvolgere oltre alle istituzioni e ai media, le famiglie, le scuole, l’università, le aziende – ha sottolineato il direttore generale di FarmindustriaEnrica Giorgetti – Bisogna parlare molto di più agli uomini e non solo alle donne per fare cultura su questo argomento e cambiare concretamente i trend in atto».