Ecologia. Draghi ambientalista: «Lo spazio tolto alla natura una causa del Covid»
Draghi non ha dedicato nessuno dei capitoli del suo intervento all’ambiente, ma sono ben sedici le frasi che ha riservato al tema e che attraversano tutti i capitoli, in particolare quelli intitolati 'Oltre la pandemia' e 'Obiettivi strategici'. Tema dunque centrale e trasversale. A partire dall’analisi della situazione. «Il riscaldamento del pianeta – avverte il premier – ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili». Rischi anche italiani, basti ricordare le ricorrenti alluvioni. Ma non solo. E qui fa un importante passaggio che collega crisi ambientale e Covid. «Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo ». Per questo, per «proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale» serve «un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane». Anche con scelte dure. «Sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente». E come non pensare al caso Ilva.
Non solo dei «no», ma anche agevolare gli investimenti e creare domanda «per le nuove attività sostenibili». E qui Draghi lancia uno slogan. «Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta». Imparando «a prevenire piuttosto che a riparare». Così nel Recovery dovranno essere rafforzati gli strumenti «con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G».
E Draghi indica anche date e numeri. «In base a tale visione strategica, il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation EU, il 2026. Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima- alteranti». E questo selezionando «progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità». Ma anche all’occupazione.
Parole che convincono il mondo ambientalista. « In poche righe - commenta il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani - ha messo insieme la complessità del problema ambientale e ha fatto un ragionamento non da qui a due anni, alla fine della legislatura, ma ha detto che l’orizzonte è il 2050 e l’Italia si deve decarbonizzare come tutta l’Europa. Draghi è un uomo europeo, e per lui i temi ambientali sono i fondamentali per chi decide sul futuro».
Anche per il presidente di Symbola, Ermete Realacci «Draghi ha incardinato le linee indicate dall’Europa che sono coesione e transizione verde, dentro un’analisi attenta alla situazione italiana, con indirizzi chiarissimi fortemente segnati dall’attenzione a non lasciare indietro nessuno, ma anche dall’idea che la transizione verde è l’occasione per rivedere l’economia».