Ambiente. «Clima, cambiamento da governare». Ma l'Italia ha un piano fermo al 2017
I cambiamenti climatici vanno governati. Lo ha detto anche martedì, dal Mozambico, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Eppure l’Italia ha il suo piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico fermo al 2017. «Abbiamo parlato della tragedia della Marmolada come elemento simbolico di quello che il cambio climatico se non governato sta producendo nel mondo – ha spiegato Mattarella –. Richiede piena collaborazione di tutti sennò non è governato». Ci sono Paesi che non si impegnano, ha poi aggiunto. «Occorre richiamare tutti ad assumere impegni ulteriori».
Nessuno si salva da solo. Il surriscaldamento globale va gestito ed affrontato tutti insieme. E in tema di adattamento e prevenzione - che è l’altra faccia della medaglia del cambiamento climatico, oltre alla riduzione del gas serra - l’Italia in realtà un suo piano ce l’avrebbe anche. Quasi 400 pagine (per l’esattezza 392) redatte nel lontano 2017. Si chiama 'Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici' (Pnacc) redatto dal Cmcc (il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) sulla base delle informazioni fornite dal rapporto Ipcc delle Nazioni unite del lontano 2014.
Nel frattempo sono passati 5 anni dal piano e 8 dal rapporto scientifico dell’Onu che intanto è stato aggiornato (in peggio) rispetto alle previsioni dell’innalzamento costante e insesorabile della temperatura media globale. Nell’aprile 2013, l’Unione Europea ha formalmente adottato la Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, nella quale sono stati definiti principi, lineeguida e obiettivi della politica comunitaria. «La valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici, la stima della vulnerabilità e l’adatta- mento sono diventati perciò compiti prioritari per tutti gli Stati membri» si legge nel piano. In Italia il primo passaggio per la definizione delle azioni e delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici è stato la pubblicazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Snac) che risale al giugno 2015. Proprio per dare attuazione al decreto, a maggio 2016 è stata avviata l’elaborazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc).
Da allora tutto tace. Anche l’ultimo aggiornamento della pagina del ministero dell’Ambiente sulla Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici risale al 3 agosto 2016. Eppure gli scienziati lo ripetono e lo sottolineano in ogni occasione. Mitigazione e adattamento sono le due parole-chiave: abbattimento delle emissioni di gas climalteranti, quindi e misure per far fronte al danno e agli impatti già in atto causati dal cambiamento climatico. «Il Cmcc si è limitato a fare il coordinamento del tavolo tecnico, abbiamo raccolto tutti i dati – fanno sapere dalla fondazione di ricerca scientifica – l’obiettivo era quello di offrire uno strumento di supporto alle istituzioni nazionali, regionali e locali per l’individuazione e la scelta delle azioni più efficaci nelle diverse aree climatiche». Ma il documento oggi rischia di essere già superato. «Raccoglieva una griglia di problemi – sottolinea Edoardo Zanchini già vicepresidente di Legambiente e oggi direttore dell’ufficio Clima di Roma – ma mancano le strategie e le azioni».
Il ghiacciaio della Marmolada prima e dopo il crollo, nelle immagini diffuse dal Soccorso alpino e speleologico: si vede chiaramente il cratere creato dal distacco della parete - Ansa
«Il fiume più grande d’Italia è ridotto a un ruscello, città come Firenze toccano i 42 gradi percepiti a metà giugno, la Marmolada collassa e tra 25 anni probabilmente sparirà» accusano i giovani del movimento Fridays for future. «La nostra politica non sta facendo niente per contrastare il cambiamento climatico».
E gli ambientalisti di Europa Verde chiedono al governo: «Perché il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici viene tenuto ben nascosto in un cassetto del Ministero della Transizione ecologica?».
Anche il Consiglio permanente della Cei, nell’esprimere «partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo del ghiacciaio della Marmolada», si è unito «all’appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale».