Miss, mia Chiara Miss. «Ho perso una gamba, ma guadagnato forza e coraggio»
Non lo rimpiange, certo. Le fa ancora male. Ma in qualche modo ringrazia quel che le successe. Perché «mi ha cambiata tantissimo», perché «ho perso una gamba e ho guadagnato forza, coraggio e voglia di mettermi alla prova». Il momento più difficile non è stato l’incidente che a dodici anni le ha portato via la gamba sinistra, piuttosto «la terza amputazione. Non ce la facevo più. Volevo mollare. Appena uscita dalla sala operatoria strillavo e non nascondo che dicevo anche di voler morire».
Chiara Bordi è appena arrivata terza a “Miss Italia”. Ha diciotto anni, è di Tarquinia e gli insulti ricevuti (come «Ti votano perché sei storpia») non l’hanno turbata più di tanto: «A chi mi ha insultata farei provare la mia protesi un solo giorno».
A proposito. Durante il concorso, le concorrenti erano in una chat comune con gli organizzatori su Whatsapp. Una delle ragazze sbaglia e invia nella chat un messaggio che insultava Chiara ed era per qualcun altro. Gli organizzatori vogliono squalificarla e mandarla via, Chiara stessa chiede che non lo facciano e lascino comunque gareggiare quella ragazza: «Capisco che il sogno di tante ragazze è stare lì e probabilmente anche il suo, non volevo essere io a interrompere il suo sogno. Lì per lì mi aveva dato un po’ di fastidio, soprattutto perché ci eravamo parlate, ma non mi sono offesa». No, non se la prende e tutti quelli che l’hanno insultata li liquida in due battute: «Credo alla base di tutto ci sia ignoranza» e poi che a quella gente manchi «sensibilità, cuore e anche cervello».
Perdere la gamba poco più che bambina non è stato facile, nemmeno affrontare il dolore fisico, le complicazioni e tutto il resto. Ma a un certo punto «mi sono detta che era successo, che non potevo “condannarmi” per il resto della vita, né piangermi addosso». Risultato? Negli anni seguenti prende il brevetto da sub, comincia ad arrampicare in montagna, partecipa a “Miss Italia” e parecchio altro.
Eppure il ricordo più bello è un altro: «Il momento in cui ho di nuovo camminato. È stato stupendo, rivedere che avevo due piedi anche se uno era finto. Vedere che dopo nove mesi mi ero rimessa sulle mie gambe». Non è facile, affatto: «Devi imparare a gestire un pezzo del tuo corpo che non è tuo, a gestire il dolore che a volte c’è, imparare ad avere equilibrio…».
E se le offrissero di tornare indietro e non perdere la gamba? «Non lo farei mai. Mi ha cambiato il modo di vedere le cose, mi ha insegnato ad amare quelle piccole, rendendomi conto del significato che hanno». Il sorriso le si illumina più di quanto già lo sia: «Il solo fatto di mettermi in piedi ogni mattina, di mettere la protesi e potermi dire “è un’enorme fortuna poter camminare, ci sono persone che non possono farlo” è un'emozione. Prima davo per scontato tutto e mi lamentavo magari per problemi stupidi».
Le capitano naturalmente momenti nei quali inizia a scoraggiarsi. Durano momenti, appunto: «Ho passato tutto quel che ho passato, mi dico, devo lamentarmi per una cosa del genere?».