La svolta. Casaleggio divorzia da M5s Nasce il movimento di Conte
Davide Casaleggio
Si separano definitivamente le strade del M5 e Rousseau, dopo che l’associazione ieri ha dato seguito, entro i cinque giorni previsti, all’ingiunzione del Garante per la protezione dei dati personali sulla consegna degli elenchi degli iscritti. Ma il passaggio del "pacchetto" informatico non esaurisce la contesa. Giuseppe Conte esce vincitore e accelera sul rinnovamento sotto la sua leadership, che si deciderà con il voto entro fine mese. Davide Casaleggio sbatte la porta e prefigura un nuovo possibile movimento in competizione con la creatura plasmata dal padre Gianroberto e da Beppe Grillo.
Il nome Casaleggio «evocherà sempre la storia del Movimento», prova a mitigare l’asprezza dello scontro il leader in pectore. Ma il figlio dello scomparso cofondatore replica duro - «Questo non è più il Movimento e sono certo non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre» - e "straccia " virtualmente la tessera del Movimento. «Con dolore, mi disiscriverò dal M5s come tanti hanno deciso di fare negli ultimi mesi», dice.
Sono da poco passate le sette di sera, quando l’ex premier annuncia via Facebook il raggiunto accordo di cui si vociferava da ore e l’avvenuta consegna dei dati da parte dell’associazione, dopo che sono state saldate le pendenze reclamate dalla piattaforma di servizi, assicura Conte. Che subito rilancia il processo al temine del quale M5s avrà un nuovo statuto e un nuovo leader. «Ci prendiamo solo qualche giorno per verificare i dati e predisporre tutte le attività preliminari alle operazioni di voto». Subito dopo saranno presentati il nuovo Statuto e la Carta dei principi e dei valori ed entro la fine del mese attraverso una nuova piattaforma telematica, «che terrà vivo il filo diretto con i nostri attivisti», ci sarà una votazione online. Prima sullo Statuto e successivamente sul nuovo leader, scandisce Conte. «È tempo di guardare avanti. È tempo di essere realisti ma anche di lavorare per "realizzare l’impossibile": abbiamo un Paese e un futuro a cui dedicare le nostre più preziose energie», sprona.
Subito arriva il sostegno del principale tra i big pentastellati, Luigi Di Maio. Che invita a «fare squadra» e a «blindare la leadership» di Conte per rilanciare M5s. Un appello che tende a rinforzare l’effetto che l’intesa raggiunta potrebbe avere: compattare i malumori nei gruppi parlamentari, dove cresce l’insofferenza verso il governo Draghi. L’ultimo decreto, quello sul reclutamento per la Pa, a tanti non è piaciuto. Giovedì, in un’assemblea congiunta, si discuterà anche delle riforme. Una su tutte, quella sulla giustizia. Ma il malcontento, nelle prossime settimane, potrebbe crescere e sfociare in nuove fuoriuscite, con due fattori dirimenti: l’arrivo del semestre bianco e le scelte di Conte sulle deroghe al secondo mandato. Ed è un malumore che s’incrocia con quelli, soprattutto locali (il Patto per Napoli, ad esempio, non ha sciolto tutti i nodi) nei riguardi dell’alleanza con il Pd. Perfino Goffredo Bettini, che ne è un ispiratore, avverte: «È giunto il momento della chiarezza».
C’è, poi, l’incognita Casaleggio jr, che non molla. «Se si cerca legittimazione politica in un tribunale vuol dire che la democrazia interna è fallita», attacca. Poi rilancia: «Il percorso della partecipazione dal basso continuerà lungo la strada che abbiamo tracciato mantenendo l’integrità, la coerenza e la solidità morale che abbiamo sempre coltivato, nei mille modi in cui sarà possibile». Se e come questa iniziativa, che avrà come fulcro il manifesto "Controvento", incrocerà i percorsi dei "grillini" più intransigenti è tutto da vedere. Alessandro Di Battista, con il quale il feeling non è mai finito, per ora tace.
Questo il dato politico. Ma certamente questa tra M5s e Rousseau non è una "scissione" nel senso classico del termine, trattandosi di un soggetto politico e di una società di servizi. È piuttosto l’esito di una serie di distinguo statutari e diatribe, sfociate anche in aule di tribunale. Con al centro la leadership, dopo che il capo politico era stato abolito nelle mozioni approvate dagli Stati generali e sostituito da un direttivo a cinque, che però non è mai stato votato. Ragion per cui il ricorso di una consigliera regionale sarda espulsa ha fatto aprire un contenzioso sul ruolo del reggente Vito Crimi. E a seguire la nomina di un curatore speciale per il Movimento. Un ginepraio al quale, per prendere la sua decisione, ha provato a mettere ordine il Garante dei dati personali, che ha definito Crimi legale rappresentante pro-tempore del M5s.
Carte bollate e addii. Per posta elettronica. A suggello dello strappo a sera sul sito di Rousseau appare il banner: «Si comunica che l’associazione non si occupa più di erogare il servizio assistenza agli iscritti del M5s». Rivogersi alla sua casella.