Verso il Giubileo. Cammino dei Cappuccini, le Marche con i sandali francescani
L'immagine di copertina della guida sul Cammino dei Cappuccini (Terre di Mezzo) di Fra Sergio Lorenzini
L’ordine dei cappuccini nasce ufficialmente il 3 luglio 1528 con la bolla “Religionis zelus” di papa Clemente VII, ottenuta grazie all’intercessione di Caterina Cybo, duchessa di Camerino e nipote prediletta del papa. La bolla era indirizzata ai fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia da Fossombrone, alla cui ispirazione e caparbietà si deve l’ideazione del carisma cappuccino. «Da allora i cappuccini manifestano il volto umile e amorevole di Dio con una vita semplice e buona, plasmata da preghiera, fraternità, povertà, minorità e annuncio del Vangelo secondo lo spirito di san Francesco», scrive fra Sergio Lorenzini, ministro della Provincia Picena dei Frati Minori Cappuccini, nella guida realizzata per Terre di Mezzo sul Cammino dei cappuccini (pagine 168, euro 18). Un percorso che attraversa da nord a sud le valli dell’entroterra delle Marche: 400 km in 17 tappe, dal convento di Fossombrone fino ad Ascoli Piceno.
Il primo passo del pellegrino avviene con momenti evocativi: la consegna della credenziale e del ciondolo del cammino e la benedizione da parte dei frati sotto la grande croce, dopo l’eucaristia mattutina. Poi, zaino in spalla, si costeggiano le vecchie mura del convento e via per la prima tappa, fino alla meraviglia della Gola del Furlo che ripaga di ogni fatica. Da qui, fra le ripide pareti rocciose in cui scorre il fiume Candigliano, si raggiunge la città di Cagli. Dal millenario monastero di Fonte Avellana si sconfina brevemente in Umbria, per arrivare a Fabriano, la città della carta. Si continua a camminare tra le province di Ancona e di Macerata, in paesaggi bellissimi e luoghi ricchi di spiritualità come l’abbazia di Valdicastro, l’eremo dei Frati bianchi e quello dei Frati neri nei pressi di Cupramontana. Raggiunta la cittadina di Cingoli, si gode di una vista sulla regione che le è̀ valsa il soprannome di “balcone delle Marche”. I passi successivi portano a San Severino Marche, e al primo convento cappuccino al mondo, quello di Renacavata a Camerino. Nelle ultime tappe, si entra nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, si attraversano borghi medievali, quindi l’arrivo ad Ascoli Piceno, città delle cento torri, che custodisce il santuario di San Serafino.
«Se è vero che l’abito non fa il monaco, l’abbigliamento tuttavia è un segno distintivo della persona - scrive Lorenzini -. Così per i cappuccini: il saio e il cingolo con i tre nodi dei voti di obbedienza, povertà e castità; i sandali, segno dell’itineranza che, a differenza della stabilitas loci dei monaci, Francesco d’Assisi volle per i suoi fratelli, perché si ricordassero che sono “forestieri e pellegrini in questo mondo”. Un tempo non poteva mancare la bisaccia che accompagnava il frate questuante alla cerca, come ben descrisse Manzoni di fra Galdino quando bussò alla porta di Agnese e Lucia: “un laico cercatore cappuccino, con la sua bisaccia pendente alla spalla sinistra, e tenendone l’imboccatura attorcigliata e stretta nelle sue mani sul petto”».
La guida sarà presentata a “Fa’ la costa giusta!”, l’evento sul consumo critico e gli stili di vita sostenibili, in programma dal 22 al 24 marzo all’Allianz Mico della Fiera di Milano.