Il caso. Tennis, a Napoli torna l'ombra delle scommesse
Il tennista Raul Brancaccio, 26 anni
Proprio ora che siamo diventati tutti pazzi per il tennis, che andiamo a letto tardi e ci svegliamo all’alba per seguire il nostro eroe Jannik Sinner... Ecco una denuncia che fa male a tutti gli appassionati di uno sport ritornato dopo anni sotto i riflettori. La notizia arriva dal torneo di Napoli, Challenger Atp 125, a margine della rocambolesca eliminazione dell’azzurro Raul Brancaccio per mano del francese Pierre-Hugues Herbert. Il transalpino ha avuto la meglio al terzo set dopo aver annullato ben 7 match point nel secondo. Non è stata però la sconfitta a ferire Brancaccio, 26 anni, numero 321 al mondo. Quanto piuttosto il comportamento di una parte del pubblico partenopeo che gli tifava contro, lui che poi è campano di Torre del Greco. Il motivo? Secondo il tennista erano scommettitori e volevano che perdesse. Da qui il duro attacco sui social contro chi «sporca uno sport così bello solo per vincere scommesse e bollette». Il tennista campano premette che «molte volte il silenzio parla più di mille parole, ma in questi casi bisogna proprio parlare». Il suo è uno sfogo contro «tutte quelle persone che facevano il tifo, quasi da stadio, contro di me. Gente ignorante, inutile e vergognosa...Sono nato a Torre del Greco e sono fiero di essere corallino, nato e cresciuto in questa zona e ho sempre cercato di portare il nome di Napoli più in alto possibile», aggiunge. «Un torneo così importante a Napoli e tifare contro l’unico napoletano in gara è veramente vergognoso. Sono molto deluso da voi, ma in parte vi ringrazio per permettermi di fare rumore... Io continuo a inseguire i miei sogni».
Parole forti che si spera vengano ora raccolte dai vertici dell’associazione del tennis professionistico mondiale (Atp). Perché purtroppo il problema delle scommesse nel tennis non è certo una novità e non conosce confini. L’anno scorso il Washington Post scoperchiò una rete spaventosa di partite truccate con 375 match pilotati dal 2017 al 2023 da 181 tennisti provenienti da 30 nazioni differenti. Sono due soprattutto le cause profonde. Da un lato la facilità irrisoria nel pilotare le partite visto che si può puntare su un’infinità di eventi che non per forza influiscono sul risultato finale rendendo molto difficile individuare i giocatori in mala fede. Un esempio anche nella denuncia di Brancaccio al Corriere Napoli: «Fai doppio fallo, perdi che ho giocato dei soldi: così mi urlavano». La seconda motivazione riguarda l’aspetto economico. La tentazione di guadagnare somme facili spinge molti giocatori a truccare i propri match. Nel tennis solo i migliori al mondo guadagnano bene, gli altri soprattutto quelli delle categorie più basse a volte non riescano nemmeno a rientrare dalla spese richieste a un professionista. Sono temi su cui non può interrogarsi chi ha a cuore questo sport. Che come tutti gli sport rimane bello fino a quando rimane innanzitutto un gioco. E un gioco “pulito”.