Il Festival della canzone. Sessisti a Sanremo, giù la maschera
Il rapper mascherato Junior Cally con Amadeus
Non sono solo canzonette. L’emergenza femminicidi e il movimento #meetoo hanno portato a un (seppur tardivo) risveglio delle coscienze e a una consapevolezza diffusa che la violenza, fisica, verbale e sessuale nei confronti delle donne è una cosa seria. E che non è permesso essere superficiali (o ancor peggio giocare per aumentare gli ascolti) su temi così dolorosi che coinvolgono milioni di donne nel mondo. Soprattutto se si tratta del servizio pubblico.
Questo spiega la valanga di critiche unanimi che stanno travolgendo da alcuni giorni il direttore artistico del Festival di Sanremo Amadeus per la scelta di portare in gara fra i Big il rapper Junior Cally, sinora un emerito sconosciuto ai più, di cui politici bipartisan, associazioni di utenti e addirittura il presidente della Rai Marcello Foa che parla di «scelta eticamente inaccettabile», chiedono l’esclusione dal Festival a causa dei contenuti fortemente sessisti della sua produzione.
In particolare di un brano del 2017 La strega in cui il rapper con la maschera antigas indirizza alcune frasi irripetibili a una donna legata e incappucciata che minaccia di morte. E se Amadeus continua a ribadire di essere stato frainteso su alcune espressioni considerate “sessiste” in conferenza stampa, non può essere un fraintendimento da parte del direttore artistico (che si è sempre preso la responsabilità delle scelte vantandosi di una lunga esperienza musicale nelle radio), l’idea di portare all’Ariston Junior Cally: anche le canzoni di Ricercato, l’ultimo album del 28enne rapper proveniente da una turbolenta gioventù nella periferia romana (vero nome Antonio Signore), portano tutte il bollino «esplicito».
«Via da Sanremo il rapper che attraverso i suoi testi violenti e volgari, inneggia al consumo della donna come oggetto del proprio piacere e alla violenza contro di essa. Il pubblico familiare non può accettare chi manda un messaggio offensivo, degradante e devastante contro le nostre figlie». Anche i genitori del Moige, attraverso Elisabetta Scala, vice Presidente e Responsabile Osservatorio Media del Movimento Italiano Genitori, chiedono alla Rai «una scelta saggia affinché allontani Cally dal palco di Sanremo». Intanto fioccano le proteste. In sole 24 ore una petizione lanciata su Change.org per dire no a Junior Cally a Sanremo dalla Conferenza Donne Democratiche ha raggiunto oltre 20mila firme, mentre pure il consiglio regionale della Liguria si schiera contro il Festival. Il presidente Asa Onlus (Associazione Solidarietà Adozioni), Maria Virgillito e la consigliera di parità della Regione Siciliana, Margherita Ferro, hanno scritto una lettera al presidente della Rai Marcello Foa chiedendo la stessa cosa: «Educare i più piccoli al rispetto delle coetanee e, in generale, delle donne, è fondamentale per auspicare in una società migliore, più giusta ed egualitaria». Ai vertici Rai e alla Vigilanza scrivono anche le rappresentanti degli Stati Generali delle Donne, mentre c'è anche il rischio di una class action contro la Rai. È stato affidato dalla Rete per la Parità il mandato all’avvocato Antonella Anselmo di avviare l’atto di diffida propedeutico alla class action, che verrebbe attivata nel caso di inadempienze a quanto previsto dal contratto di servizio, dalla concessione e dalla normativa. C’è infatti divieto di discriminazioni, di incitazioni alla violenza e all’odio, di messaggi lesivi dei diritti e della dignità della persona.
Ma il regolamento, fa sapere la Rai, non prevede l’esclusione di un cantante in gara se non in casi eccezionali durante il Festival. Il brano in gara a Sanremo No, grazie non ha neanche una espressione fuori posto, anzi, è un brano efficace come testo, musica e interpretazione che critica il populismo e il razzismo, tirando una stoccata sia a Matteo Salvini sia a Metteo Renzi. Il management di Junior Cally, nella sua difesa piuttosto debole, addirittura ipotizza una fantomatica epurazione del cantante per ragioni politiche e rivendica libertà di espressione: «Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano». Dalla loro parte solo Enzo Mazza, presidente della Fimi: «Il rap ha un linguaggio crudo, si evitino censure preventive».
Sanremo sarà pure nazionalpopolare e buonista, ma entra in casa delle famiglie italiane e resta pur sempre una comoda da rampa di lancio per alcuni rapper che giocano a fare i “duri e puri” e poi sono pronti a mescolarsi ad Al Bano e Romina e a Rita Pavone pur di farsi conoscere e vendere. Amadeus aveva annunciato all’Ariston anche Salmo (star del rap italiano che si esibirà anche a San Siro), che di testi crudi se ne intende: questi ha opportunamente declinato l’invito. Come pure si è defilata all’ultimo Monica Bellucci, già annunciata come ospite.
Il caso, però, si fa serio. «Il Festival di Sanremo costituisce indubbiamente l’evento Rai più importante della stagione televisiva. Non è pertanto accettabile che nel corso di tale evento vengano diffusi messaggi lesivi dei diritti e della dignità della persona, o inquadrabili nel fenomeno dell’hate speech» scrive il presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, Alberto Barachini, al presidente e all’ad della tv pubblica, Marcello Foa e Fabrizio Salini, «a seguito delle numerose segnalazioni ricevute di violazione» dei principi del contratto di servizio. «L’incitamento all’odio non è libertà di espressione artistica, ma barbarie, pagata con i soldi pubblici, segnalata da Agcom e Rai» ha infatti annunciato l’Aiart, l’associazione spettatori cattolici, mentre il Codacons minaccia di portare la Rai in tribunale «se dal palco dell’Ariston saranno lanciati messaggi diseducativi».
Sia maggioranza che opposizione, sono unite a condannare quella che considerano una «incitazione allo stupro» . Il segretario Pd, Nicola Zingaretti, invita la Rai a non compiere passi indietro: «Sanremo ha avuto grandi interpreti a rappresentare il talento, la competenza e l’autorevolezza delle donne. Quest’anno si trasmette un brutto messaggio, che offende le donne. Da Sanremo e dalla Rai ci aspettiamo passi in avanti, non passi indietro». Mentre il, segretario della Lega, Matteo Salvini, compie una pesante gaffe che crea polemica nella polemica, quando attaccando il Junior Cally per le immagini di donne usate come oggetti aggiunge «lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai».
Compatto il fronte femminile, dalle artiste come Michelle Hunziker, alla presidente di Differenza Donna, Elisa Ercoli, che chiede l’esclusione del cantante i cui testi «incitano allo stupro e al femminicidio» e la Commissione Pari Opportunità del Campidoglio, che ha inviato una lettera alla Commissione di Vigilanza Rai nella quale si richiedono «adeguati provvedimenti nei confronti dei responsabili della direzione artistica del Festival». Sino all’ex presidente della Camera Laura Boldrini, fra le promotrici di una lettera ad Amadeus in cui gli si chiede di chiedere scusa: «Con delle colleghe facciamo parte dell’intergruppo della Camera per i diritti delle donne. Vorrei anche una conduzione condivisa. Junior Cally? Come si fa a metter sul palco di Sanremo uno che ha scritto dei testi così misogini e violenti?».