Il personaggio. Pantani: dall'elettrodomestico tv osservo i grandi "mostri" dei talk
L'attore Ubaldo Pantani imita Mario Giordano
«Si può fare cultura in tv annoiando? Noi pensiamo di sì...». È una delle esilaranti battute dell’imitazione che Ubaldo Pantani faceva di Corrado Augias, ai tempi in cui il decano del giornalismo conduceva Quante storie( Rai 3). Di solito Pantani, attore-trasformista e volto domenicale della storica trasmissione Quelli che... il calcio (Rai 2) è abituato a stare dentro quello che – parodiando il filosofo Karl Popper – , chiama «il più divertente degli elettrodomestici », adesso invece, causa Coronavirus, come tutti se ne sta rintanato nella sua casa che si affaccia sul Lungarno di Pisa e fa l’«“Anchise”, il papà di Enea... e di Maria che ha 13 anni». Dal divano, da settimane si vede riflesso sul piccolo schermo, in cui parecchi dei suoi “personaggi” – televisivi e politici – dominano la scena alla conduzione o come ospiti dei maggiori talk di informazione sull’emergenza Covid- 19. «Anche non volendo, da telespettatore mi ci imbatto con quei “tre dell’Apocalisse” che continuo a studiare e ad aggiornare, ovviamente per lavoro». Quei tre, sono Mario Giordano, Paolo Del Debbio e Massimo Giletti: tre anche tra le migliori imitazioni di Pantani. «Tre uomini e uno schermo, sempre in prima linea e che pur di prendere la linea si farebbero uccidere – sorride divertito l’attore toscano – . Mario Giordano a Fuori dal coro( Rete 4) fa il suo, come sempre, con quell’aria da finto fanciullino pascoliano che invece ha capito bene come e a che gioco giocare. Osservandolo attentamente, a volte intravedo una piccola crepa che mi ricorda L’Era glaciale.
Spesso al Mario gli scappa quasi da ridere anche a lui, perché lo sa e si compiace di essere un animale da telecamera». Molti però apprezzano di più il Giordano “pantanesco”. «Beh devo dire che il pubblico ama molto gli “urletti”, i suoi “vorrei piangere” – con la erre moscissima – tuonati con la faccia schiacciata sulla telecamera che abbraccia, arrivandogli addosso con una corsa stile Maradona ai Mondiali di Usa ’94... Ve lo ricordate: gli occhi sgranati del Diego, fissi sulla telecamera? La differenza tra lui e Maradona è il doping: certe cose Giordano le dice e le fa senza ricorrere ad additivi né conservanti». Siamo dinanzi a quello che Pantani definisce «teatro applicato al giornalismo. Sono “attori” più o meno volontari che vendono “informazione- spettacolo” come bene di prima necessità per arrivare alla gente. Il loro mestiere, e anche il loro talento, è sguazzare tra la realtà e la finzione, al punto che il telespettatore dà per scontata la finzione e comincia a pensare che quello che gli propongono sia tutto autentico. Il vero e l’autentico invece, non sono mai scontati in tv». Grande cerimoniere di questa sottile linea del genere “fiction-giornalistico”, è Del Debbio (conduce Dritto e Rovescio su Rete 4) «al quale gli riconosco una sicumera che nasce da una rendita di posizione acquisita in seno alla sua azienda (Mediaset) e che gli consente di fregarsene, di tutto e di tutti. Una sicurezza la sua che Giordano non possiede ancora: Mario deve continuamente dimostrare di essere il miglior allievo, in tv, di mastro Feltri».
Più originale e rodato Massimo Giletti che non è più o solo il “piacione” ammiccante delle prime imitazioni di Pantani, quando troneggiava nel salotto di Rai 1 a Domenica In: ora è diventato il serioso e accigliato teletribuno postsantoriano di Non è l’Arena, in onda la domenica sera su La 7. «Giletti è una vecchia volpe, uno che sa bene dove va. Rispetto a Giordano e Del Debbio ha un suo pubblico che riesce a spostare dalla Rai a La 7, mentre gli altri due sono nati e cresciuti come uomini Mediaset (così come Nicola Porro ( Quarta Repubblica, Rete 4) che Pantani sta osservando per una futura imitazione) e non c’è la controprova per loro che, cambiando l’ordine dei canali, lo share cambi e in meglio. Come invece per il Massi- mo che la prova l’ha data a Cairo e l’ha convinto dello spot: “Giletti piace alla gente che piace... Giletti”». E a Pantani quale tv sta piacendo? «Guardando Sky Tg 24 si ha come l’impressione di trovarsi dinanzi a un portofranco. Mi piacciono poi i format Rai come Frontiere, ReportoTg2 dossier. Da uomo nato agli inizi dei ’70 del secolo scorso, ho la sensazione netta che la televisione tenga botta, e che rispetto al web riesce ancora a ad adempiere al suo compito di trasmettere sicurezza alla gente e di confezionare un prodotto più credibile e di qualità. I social e le piattaforme, specie in questo periodo assurdo, hanno mostrato un po’ la corda: vedi gente che fa le sue dirette Instagram o Facebook e non sa da che parte guardare, usa luci sbagliate, scenografie improponibili... Inutile, la tv vince anche perché può contare ancora su mezzi tecnici superiori».
Ma dallo tsunami del post-virus chi si salverà dell’altra “triade” dei personaggi politici più gettonati del repertorio pantanesco: il premier Conte, Salvini e Renzi? «Ci saranno sempre e comunque anche dopo, loro sono vaccinati a tutto – sorride – . Dicono che Salvini sia in flessione nei sondaggi, ma occhio, appena ci sarà un ritorno alla “normalità” – sì fa per dire – riprenderà con veemenza la sua strategia, lui è il nuovo “Caimano”. Conte ha trasmesso sicurezza alla gente e quindi il popolo ora sento che dice: “Premiamo il Premier!”. Renzi, proprio intervistato da Avvenire, ha detto che voleva riaprire tutto e subito, e gli hanno dato del pazzo. Adesso mi pare che tutto il mondo la pensi come lui... che siano diventati tutti pazzi come Renzi? Siamo un Paese di inguaribili esterofili. Io spero che riapra presto anche Quelli che... il calcio, vorrebbe dire che riparte anche il campionato... e un po’ anche la nostra vita».