Calcio. L'eterno derby di Scozia, Celtic ancora campione
I giocatori del Celtic Glasgow, campioni di Scozia
C’è un derby in Europa che per fascino e passione non ha proprio nulla da invidiare a quelli anche più celebri del Vecchio Continente. È la rivalità che divide da sempre le due squadre di Glasgow. Una stracittadina che va ben oltre lo sport: i Celtic, club in origine della minoranza cattolica e degli indipendentisti della capitale scozzese, contro i Rangers. “figli” della maggioranza protestante e unionista, fedeli alla monarchia inglese. Un derby infuocato e “sui generis” tant’è che è conosciuto con un nome ad hoc: “Old Firm”. Il primo incontro risale addirittura al XIX secolo, un’amichevole datata 28 maggio 1888. Vinsero i Celtic nati proprio in quell’anno grazie a un frate marista di origini irlandesi, Brother Walfrid. Un religioso indomito che quando arrivò a Glasgow fu colpito dalla miseria dei quartieri più popolari. Erano veri ghetti dove vivevano per lo più immigrati irlandesi, poveri e discriminati anche per la loro fede cattolica. Con un’idea geniale trovò il modo per aiutarli: una squadra di calcio, per essere orgogliosi delle proprie origini e beneficiare degli incassi delle partite. Così con l’aiuto di qualche parrocchia e la benedizione dell’arcivescovo cattolico Charles Eyre cominciò l’epopea del “Celtic” chiamato così in ricordo delle radici celtiche delle popolazioni scozzesi e irlandesi. I colori della casacca, con le tradizionali strisce orizzontali bianche e verdi sono ancora un omaggio all’amata patria del suo fondatore. Ma anche lo stemma, il quadrifoglio, vuol essere un simbolo ancor più forte del trifoglio con il quale san Patrizio, patrono di Irlanda, aiutava i fedeli a cogliere l’essenza della Divina Trinità.
Da allora Celtic e Rangers continuano a spartirsi regolarmente titoli e trofei scozzesi. L’ultimo derby si è giocato domenica e ha visto prevalere nettamente i Rangers (3-0). Ma è stata una sconfitta indolore per i biancoverdi che hanno già vinto con quattro giornate di anticipo l’11esimo campionato scozzese in dodici anni (il 53° della propria storia). Agli acerrimi rivali soltanto la soddisfazione di aver interrotto una striscia di imbattibilità che durava da ben 34 partite oltre a impedire che il Celtic battesse il record assoluto di 106 punti in una stagione. Quella che però sta per concludersi è un’annata straordinaria per il club “cattolico” che il 3 giugno giocherà anche la finale di Coppa di Scozia (contro l’Inverness) cercando un altro triplete nazionale dopo la vittoria a febbraio della Coppa di Lega scozzese. Un dominio che porta la firma soprattutto di un allenatore arrivato dall’altra parte del mondo: Ange Postecoglou. Nato ad Atene ma cresciuto a Melbourne dove era emigrata la sua famiglia. Suo padre infatti perse il lavoro in Grecia a seguito della salita al potere dei colonnelli con il colpo di stato del 1967. E nel 1970 lasciò il paese.
Ange che è stato anche ct dell’Australia, in due stagioni a Glasgow ha vinto due volte la Premierhsip e potrebbe vincere cinque trofei domestici su sei con la Coppa di Scozia. E dire che nel 2021 Postecoglu era subentrato allo scozzese John Lennon dopo una stagione disastrosa in cui i biancoverdi erano usciti anzitempo dalle Coppe e in campionato avevano chiuso a 25 punti dai Rangers, capaci di interrompere il dominio dei cugini che durava da nove anni. Non era neanche la prima scelta del club che si era rivolto inizialmente a Eddie Howe, il tecnico inglese che poi ha optato per i petroldollari del Newcastle. Oggi invece è il nuovo re di Scozia, calandosi perfettamente nella realtà biancoverde con cui, come ha dichiarato, trova molte somiglianze tra la storia della sua famiglia e quella della comunità cattolica di immigrati irlandesi. E punta già al riscatto del Celtic in Champions l’anno prossimo dopo l’ultimo posto nei gironi in questa stagione. Eh già perché nella bacheca del club spicca anche la storica Coppa dei Campioni del ‘67 vinta a Lisbona contro l’Inter di Herrera. Il Celtic fu il primo club britannico e nord europeo a vincere la competizione. Intanto la festa continua al Celtic Park, lo stadio dove ancora oggi una statua bronzea ricorda al mondo il primo ultrà del club, il frate marista fra Walfrid.