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Milano. "Les Misérables", il musical dei valori

Angela Calvini martedì 12 novembre 2024

Les Misérables

Una volta “si lottava per la libertà, ora per un pezzo di pane” cantano i rivoluzionari sulle barricate della rivolta antimonarchica del 1832. È la vita dei miserabili nella Francia di inizio 800, costretti a tenere lo sguardo rivolto verso il basso senza mai alzare la testa. È la storia di chi ama senza essere corrisposto, della compassione verso chi è in pericolo, ma anche, e soprattutto, una grande storia di perdono e redenzione nel nome della fede. Merito di Victor Hugo che nei suoi I Miserabili dona un affresco della sua epoca ancora estremamente attuale attraverso la storia di Jean Valjean, l’ex galeotto redento che attraversa 20 anni di storia dal 1815 al 1832. Hugo riassunse così l'opera: « Il destino e in particolare la vita, il tempo e in particolare il secolo, l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in particolare il mondo, ecco quello che ho cercato di mettere in quel libro». Il capolavoro in 5 volumi non poteva che dare vita a un musical colossal, ovvero Les Misérables, scritto in Francia nel 1980 da Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi). Dopo il successo dell'edizione parigina, lo spettacolo venne notato dal produttore Cameron Mackintosh che ne volle realizzare una versione in lingua inglese diretta da Trevor Nunn e John Caird, con testi inglesi di Herbert Kretzmer e una totale revisione del libretto e dell’orchestrazione. Questa nuova versione ottiene un successo senza precedenti sia nel West End londinese, dove lo spettacolo viene ininterrottamente rappresentato dal 1985, che a Broadway, dove si è aggiudicato otto Tony Awards, per essere poi rappresentato in 38 paesi e tradotto in 21 lingue, diventando uno dei musical di maggior successo della storia (insieme a The Phantom of the opera, sempre prodotto da Mackintosh, produttore anche di Cats, Miss Saigon, Mary Poppins, Oliver! e Hamilton). Curiosamente, però, in Italia Les Misérables non era mai arrivato. Almeno sino ad ora, dove si è presentato con una versione speciale, una sua versione orchestrale potenziata e superspettacolare, per quanto rigorosa. Tutti gli artisti sono in costume e la durata e di quasi tre ore mantenendo l’integrità di musiche e libretto. È un continuo via vai di imponenti immagini corali alternate a solitarie confessioni sentimentali Les Misérables The Arena Musical spectacular, che dopo il debutto al Rossetti-Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dove è stato lungamente applaudito, arriva dal 14 novembre al Teatro Arcimboldi di Milano, uniche due date italiane. La versione ampliata de I Miserabili in concerto è un'opera pensata per le grandi arene, ma che per l'occasione si racconta in un teatro da 2400 posti come gli Arcimboldi rendendo il musical ancora più coinvolgente. Un cast stellare per il tour europeo di un musical che nel 2025, quarantesimo anniversario di rappresentazioni a Londra, partirà per la tournée mondiale. « Ancora una volta, Les Misérables si distingue per essere il primo musical a girare il mondo in una produzione così complessa e maestosa. Questa volta abbiamo creando uno spettacolo grandioso che può essere rappresentato in teatri da 2.000 posti fino ad arene da 8.000 posti, dove il pubblico però non è mai troppo lontano dal palco – spiega il maestro Mackintosh -. In questa versione concerto di Les Misérables, i miei registi, James Powell e Jean-Pierre van der Spuy, e il mio team creativo sono riusciti a combinare la potenza drammatica di una produzione teatrale con il brivido di uno spettacolare concerto rock. Grazie alla meravigliosa storia e agli indimenticabili personaggi di Victor Hugo, e alla colonna sonora iconica di Boublil e Schönberg, Les Misérables resterà sempre un musical contemporaneo, uno dei grandi musical di tutti i tempi». Il fil rouge sul palco è Jean Valjean (Killian Donnelly): Jean Valjean che trascorre 19 anni in prigione per aver rubato un tozzo di pane per salvare il figlio della sorella, Jean Valjean che si redime grazie alla generosità del vescovo di Digne, monsignor Myriel, cui aveva rubato per la disperazione l’argenteria. Un eroe buono ma che non ha ancora risolto i guai con la giustizia, Jean Valjean che alza le barricate e nella battaglia salva Marius (Jac Yarrow), l'amore di “sua” figlia Cosette (Beatrice Penny-Touré), e al tempo stesso l'uomo che gli dà la caccia per sete e dovere di giustizia, Javert (Bradley Jaden). Al piano nobile del palco suona la maestosa orchestra di oltre 65 elementi, subito sotto l'imponente scenografia suggestione delle barricate. La compagnia inglese è composta da 110 persone fra attori, musicisti e staff; 300 i costumi in scena. Le gag della coppia Thenardier (Linzi Hateley e Gavin Lee) si intervallano al romanticismo di Eponine (Nathania Ong). « Les Misérables è il grande titolo classico mancante da noi. Eppure vale la pena perché Les Miz, come viene chiamato, è il papà di Notre Dame e il nonno di Hamilton, è Victor Hugo ed è una storia molto più complessa delle altre. Ed è lo snodo del genere, il primo grande musical moderno che ha una dimensione operistica» ci spiega aGianmario Longoni, direttore artistico di ShowBees, gestore del Teatro degli Arcimboldi. « Il successo incredibile dei Miserables deriva dal fatto che ci sono questi valori umani espressi con una forza emotiva più diretta, più semplice: la musica è il linguaggio dell’anima. Ci sono il grande umanesimo, la comprensione, il senso di colpa, il senso di riscatto, e il senso di grande fede – aggiunge Longoni -. Non dimentichiamo che è un musical che finisce con il protagonista che consegna la propria vita a Dio. Les Misérables ha una profondissima sensibilità religiosa. Tocca il perdono è quello di Dio, c’è il grande tema dell’impegno, della giustizia nei confronti di sé stessi e del mondo. I Miserabili è l’incontro perfetto tra fede religiosa e umanistica, quello che la politica non ci da più. Quella dove i borghesi lottano per la pietas, per l’egalitarismo contro l’ingiustizia sociale. Sono i valori occidentali, sono ciò che siamo, c’è anche il grande tema del rispetto delle donne. Il teatro è rimasto come le chiese, l’unico luogo delle assemblee. Non c’è altro, se non Tik Tok, e noi abbiamo grande responsabilità: la risposta sono la religione e la cultura». L’impegno per i due teatri italiani è notevole, basti pensare che, spiega Longoni «il set è pazzesco, abbiamo dovuto rifare tutte le perizie ingegneristiche del Teatro Arcimboldi perché in scena ci sono 35 tonnellate di materiale. Pensate che per il nostro Peter Pan sono 3». Ma per Cameron Mackintosh l’Italia sarà una sorta di terreno sperimentale, aggiunge l’impresario italiano: « Lo spettacolo è ringiovanito, è un misto tra opera lirica e un concerto di Taylor Swift, ha una forza espressiva e una capacità di starti addosso adatta ai tempi. Il mondo del musical si è svecchiato moltissimo: questa versione de Les Miz toglie la quarta parete, come nell’opera lirica i cantanti si rivolgono al pubblico, si usa più tecnologia come la presa in diretta video, pur mantenendo integra la parte musicale e il libretto. Certo occorre sempre fare attenzione quando è lecito e utile e quando è una scorciatoia. Ma questa è la strada che prenderà in futuro anche l’edizione teatrale residente».