Il cantante renato Zero pubblica l'8 dicembre il suo nuovo album "Autoritratto"
«La pace si accenderà». Questo è l’augurio speranzoso in Eccoci qui uno dei tredici nuovi brani di Autoritratto, l’ultimo album di Renato Zero in uscita il prossimo 8 dicembre. «Chi siamo noi nell’universo» si chiede Renato all’inizio dell’album che si chiude con un brano natalizio, Perennemente bianco dove annuncia «ecco il Natale che dolce, suadente, delicato / racconta di un neonato che poi ci salverà / anche se il cielo si è oscurato / e un modo rassegnato non si rallegrerà». Racconta il prolifico cantante e autore di avere ricevuto il provino del brano dal maestro Alterisio Paoletti ed «immediatamente ho sentito il bisogno di cantare il Natale, avendone passati molti esageratamente belli e poetici, con una famiglia allora che godeva di ottimissima salute. L’atmosfera ti obbligava a deporre le armi ad essere paziente, tollerante, a fare delle promesse. Adesso questo Natale è sbiadito, si è impoverito e non può promettere quella pace che noi gli attribuiamo. Sarebbe una resa che non fa comodo a chi è belligerante nel sangue, a chi della guerra fa strumento di ricchezza e speculazione».
Prima ancora di parlare dell’album, alla stampa incontrata oggi a Milano, Renato Zero invita all’impegno: «Ci ostiniamo ad assumere un atteggiamento di rivalsa verso un potere non legittimo, non meritevole di esistere. Ho invitato il mio pubblico a scendere in piazza e non rimanere tra le quattro mura a piangersi addosso. L’ottenimento di certe vittorie è sempre avvenuto sulla piazza, mettendo la propria faccia e il proprio nome, e in un momento grave come questo che attraversiamo, mai come ora - scandisce - questa piazza dovrebbe ripopolarsi. Siamo scesi in piazza in passato per situazione molto più leggere di queste. Ora che c’è l’urgenza di fare questa comparizione di fronte al potere e a queste entità astratte, invece stiamo a casa davanti alla televisione, che è un altro sonnifero, un’altra bugia, un’altra macchinazione. È un giro vizioso, dove non siamo più attori ma spettatori impotenti».
Nel suo album l’autoritratto del 73enne artista romano rimanda non solo a situazioni personali (il suo faccia a faccia in Zero a Zero piuttosto che la vita d’artista di Io sono un avventuriero) , ma a temi esistenziali più ampi come in Quel bellissimo niente, dedicata alla sua Roma e a un mondo in cui si assaporava la bellezza delle piccole, fino a chiudersi con un messaggio di speranza per un domani migliore, che spazzi via le nebbie di guerre e odio. Nel giorno dei funerali di Giulia Cecchettin Zero non può non rivolgere un pensiero ai femminicidi. «Le donne oggi - dice - pagano per tutto ciò che gli uomini non riescono a realizzare e subiscono tutta la loro rabbia. Se gli uomini potessero partorire non succederebbero certe cose. A fronte di certi fatti, trovo incredibile che ancora non si impari la lezione». A chi accusa la trap di fomentare un atteggiamento violento nei confronti delle donne, però, Zero spiega che «se un padre si rivolge alla madre e le dice “sei una zoccola” questa espressione viene raccolta dai figli e quando raggiungono un microfono ecco che questo diventa il veicolo involontario di una cattiva gestione di un atteggiamento che non si confà a un diciottenne o a un ventenne. Non dobbiamo essere noi a giudicare il ragazzo, dobbiamo andare presso le famiglie e la risposta - spiega - la troveremo sicuramente in quella sorta di non educazione».
Dopo oltre 50 anni anni di carriera, c’è la consapevolezza che questo lavoro sia anche un po’ «un pronto soccorso, e lo dico con orgoglio - sottolinea - perché le mie canzoni hanno curato l’animo delle persone». Renato Zero tornerà a farlo dal vivo, al suo fedelissimo pubblico, in una serie di concerti eventi previsti a marzo a Roma e Firenze.