
Il celebre volo in bicicletta del film "E.T. l'extra-terrestre" di Steven Spielberg (1982) - WikiCommons
Gli scienziati sono abbastanza concordi sul fatto che la vita sulla Terra sia iniziata tra i 3,9 e i 3,5 miliardi di anni fa, mentre è ancora oggetto di dibattito come abbia potuto verificarsi l’ipotetica abiogenesi, ossia la formazione spontanea dei viventi da una sintesi chimico-fisica di materia non vivente. Si discute anche molto se la comparsa della vita sia o meno un fenomeno raro, condizionato cioè da un’alta percentuale di casualità, oppure il prodotto di una normale evoluzione della materia in corrispondenza di determinate condizioni cosmologiche e ambientali simili a quelle dell’ecosistema terrestre. In questo quadro è ovviamente ulteriormente controverso il tema della probabilità di un’ampia diffusione della vita intelligente in altre zone del cosmo, più precisamente su pianeti di altri sistemi stellari che sono stati individuati con certezza grazie ai telescopi spaziali. La comunità scientifica al riguardo continua a pronunciarsi con giustificata prudenza, propendendo comunque maggiormente per la posizione dell’improbabilità, sebbene un articolo pubblicato in febbraio dall’autorevole rivista Science prospetti una revisione ( reassessment) del paradigma dell’hardstep model, vale a dire della tesi che reputa assai complessa la transizione naturale dalla vita ordinaria alla vita dotata di coscienza come quella dell’Homo sapiens. Su queste pagine Massimo Calvi ha opportunamente sottolineato come l’ipotesi della probabilità della presenza della vita intelligente extraterrestre, oltre a richiamare suggestioni poetiche, fa pensare a una specie umana che non esiste per caso, che al contrario è il risultato di un evento in qualche modo preordinato, presumibilmente da un Creatore. Dal punto di vista cristiano all’autocoscienza si accompagna una natura spirituale, poiché come rimarcava Agostino due sono i pilastri filosofici imprescindibili della dottrina cristiana: l’esistenza di Dio e dell’anima ( Deum et anima scire cupio, Soliloquia I, 2, 7). Tuttavia, se un essere cosciente come l’uomo non può salvarsi da solo, ma ha bisogno di un Salvatore; e se Cristo è l’unico salvatore del cosmo, si pone la questione di come quest’intervento salvifico possa estendersi a eventuali forme di vita intelligente realmente individuate da programmi come il Seti ( Search for extraterrestrial intelligence). Si noti bene, il problema non riguarda la presenza in generale di organismi viventi extraterrestri, poiché la fede ebraico-cristiana già contempla nel creato la presenza di altre creature animate, bensì specificamente la vita intelligente, ovvero spirituale, autocosciente ed eticamente libera come quella umana. È dunque indispensabile che i filosofi e i teologi riflettano di più su questa possibilità, ormai definitivamente aperta dalla consolidata convinzione scientifica che esistano esopianeti in orbite compatibili con contesti naturali simili a quello terrestre. Si tratta certamente di un’occasione da intendere come un’opportunità per ampliare il nostro concetto di Dio creatore e il nostro rapporto col creato, superando una volta per tutte l’antropocentrismo forte contro cui si è pronunciato papa Francesco nell’enciclica Laudato sì. Inoltre, la consapevolezza della potenziale presenza di vita cosciente personale in altri sistemi planetari consente di compiere un importante passo verso una dimensione cosmologica della fede cristiana in perfetto dialogo con la scienza, cogliendo così concretamente la portata cosmica del disegno salvifico divino presente nelle Sacre Scritture. Le attuali conoscenze scientifiche in campo fisico e cosmologico convergono nel ritenere pressoché impossibile un “incontro ravvicinato” con civiltà aliene (si pensi per esempio ai limiti imposti dalla velocità della luce e le enormi distanze che separano i sistemi planetari); ciò nonostante, anche in questo soltanto ipotetico scenario il cristiano non deve far altro che includere le intelligenze non terrestri nel senso salvifico del sacrificio della Croce e vivere ogni istante della sua nuova esperienza come un’ulteriore testimonianza della magnificenza del creato e del suo Creatore.