L'astrobiologia cerca le condizioni per l'esistenza della vita in altri mondi - Lamna the shark/Unsplash
Vita nell'Universo, un nuovo modello teorico aggiorna l'equazione di Drake. Lo affermano sulla rivista "Monthly Notices of the Royal Astronomical Society", gli scienziati della Durham University, dell'Università di Edimburgo e dell'Università di Ginevra. Il team, guidato da Daniele Sorini, ha preso ispirazione - appunto - dalla nota equazione di Drake per stimare le possibilità della presenza di vita intelligente nell'Universo. Ideata negli anni '60, questa formula permette di calcolare il numero di civiltà extraterrestri rilevabili nella nostra galassia, la Via Lattea, sulla base delle possibilità che si verifichino tutti i requisiti, fisici e chimici e non solo, affinché un corpo celeste possa ospitare la vita.
Nella nuova rielaborazione di questa formula, gli autori si concentrano sulle condizioni create dall'accelerazione dell'espansione dell'Universo e sulla quantità di stelle formate. Secondo le più recenti teorie, l'espansione del cosmo dipende dall'energia oscura, che costituisce più di due terzi dell'Universo. "Comprendere l'energia oscura e il suo impatto sul nostro Universo - osserva Sorini - rappresenta una delle sfide principali della cosmologia e della fisica fondamentale. I parametri che governano il nostro Universo, tra cui la densità dell'energia oscura, potrebbero spiegare la nostra stessa esistenza. I nostri calcoli indicano che una densità di energia più elevata sarebbe compatibile con la vita". L'energia oscura fa sì che l'Universo si espanda più rapidamente, bilanciando l'attrazione gravitazionale e creando un universo in cui sono possibili sia l'espansione che la formazione di strutture. Tuttavia, la vita come la conosciamo richiede una serie di parametri che consentirebbero l'evoluzione e la stabilità delle condizioni nel tempo per miliardi di anni.
L'equazione di Drake - WikiCommons
Dato che le stelle rappresentano una precondizione per l'emergere della vita come la conosciamo, il modello potrebbe essere utilizzato per stimare le probabilità di vita intelligente anche in caso esista il Multiverso. La nuova ricerca non tenta di calcolare il numero assoluto di possibili eventi di manifestazione di forme di vita, ma considera piuttosto la probabilità relativa che un osservatore casuale abiti in un Universo caratterizzato da proprietà specifiche. Stando a quanto emerge dall'articolo, un osservatore tipico si aspetterebbe di sperimentare una densità di energia oscura sostanzialmente maggiore di quella osservata nel nostro Universo, suggerendo che le condizioni ambientali che sperimentiamo rendono la nostra realtà come un caso particolare di coincidenze fortuite. Da questa considerazione si arriva appunto all'aggiornamento di questo calcolo probabilistico.
L'approccio presentato nel documento prevede il calcolo della frazione di materia ordinaria convertita in stelle nell'intera storia dell'Universo, per diverse densità di energia oscura. I calcoli prevedono che la frazione sarebbe pari a circa il 27 per cento in un altro Universo più efficiente, a fronte del 23 tipico del nostro. Ciò significa che non viviamo nell'universo ipotetico con le maggiori probabilità di formare forme di vita intelligenti. In altre parole, spiegano gli autori, il valore della densità di energia oscura che osserviamo nel nostro Universo non è tale da massimizzare le possibilità che esista la vita.
"Sarà entusiasmante utilizzare il modello per esplorare l'emergere della vita in diversi Universi - commenta Lucas Lombriser, dell'Università di Ginevra - e verificare l'esattezza di alcune delle piu' affascinanti domande della cosmologia". "L'equazione di Drake - concludono gli autori - era più una guida per gli scienziati su come procedere nella ricerca della vita, piuttosto che uno strumento di stima o un serio tentativo di determinare un risultato accurato. Il nostro modello potrebbe colmare queste lacune".