Il giornalista Bruno Vespa da 25 anni alla guida di "Porta a Porta" di Rai 1
«Scusi, oggi è una giornata molto indaffarata in masseria, stasera per l’inaugurazione lanciamo “Terregiunte – Vino d’Italia” che unisce uve venete e uve pugliesi, Amarone e Primitivo, un inno all’unità del nostro Paese. Abbiamo qui i presidenti di Regione Zaia ed Emiliano...». E’ un Bruno Vespa inedito, «vignaiolo per passione», quello che ci risponde tra il frinire delle cicale del suo “buen retiro” nel cuore della Manduria. Spenti i riflettori di Porta a porta su Rai 1 dopo mesi di sfiancanti e seguitissime maratone tv dedicate al coronavirus, il giornalista classe 1944 non si è mai fermato: oggi esce in libreria e sui negozi digitali Bellissime!, edito da Rai Libri, che racconta la biografia di donne che hanno fatto epoca in 70 anni di storia d’Italia.
Bruno Vespa dalla televisione alla terra, lei adesso condivide anche i rischi di tanti imprenditori italiani...
Abbiamo restaurato con lacrime e sangue la Masseria Li Reni, costruita nel ‘500, sfidando la crisi causata dal Covid– 19. È stata una bella botta per un’investimento di queste dimensioni ed anche per l’azienda vinicola che ho con i miei figli Alessandro e Federico. Ma io sono un ottimista di carattere e credo nella Provvidenza.
Come ottimista è pubblicare Bellissime!, un libro che si candida a best seller sotto l’ombrellone.
È una ventata di freschezza in un momento in cui abbiamo bisogno di respirare. Il libro racconta una parte dell’intimità dei sentimenti degli italiani, che è cambiata molto. Di Gina Lollobrigida non ricordo mai un ginocchio scoperto, si vedeva che era una donna affascinante e formosa, ma la seduttività della Bersagliera nei confronti del maresciallo De Sica è una delle cose più tenere e intriganti. Questo libro insegna che non bisogna spogliarsi necessariamente, per essere seduttive basta uno sguardo. L’immagine della donna oggi è involgarita, ma non serve. Non aggiunge niente e toglie molto.
Accanto a lei, c’è però, la donna più importante di tutte…
Con mia moglie Augusta abbiamo festeggiato il 14 giugno 45 anni di matrimonio. Abbiamo due caratteri dichiaratamente incompatibili, ma lo sapevamo al momento di sposarci. Sono cinque matrimoni di adesso ( sorride, ndr.).
Tante sono le donne forti, infermiere e dottoresse, apparse a “Porta a porta” durante l’emergenza coronavirus.
Donne che hanno avuto un ruolo veramente importante, ne sono morte tante, molte sono andate a lavorare pur essendo in ferie, c’è stata una gara di solidarietà veramente straordinaria. Il Paese ha dimostrato di essere forte, come sempre nei momenti difficili. Io ho debuttato nel giornalismo con piazza Fontana e ho visto di tutto, però ho avuto sempre fiducia nell’anima di questo Paese. Invece è l’organizzazione della nostra Nazione che ci manda in rovina.
Nei mesi dell’emergenza il suo programma ha fatto ascolti record. In tanta confusione, come ha cercato di portare chiarezza?
Questa è una linea costante che adottiamo in tutte le situazioni complicate. Cerchiamo innanzitutto di spiegare a noi stessi le cose che non capiamo, e poi di spiegarle agli altri. Porta a Porta il prossimo 22 gennaio festeggia 25 anni. Una cosa che mi ha sempre inorgoglito è che noi siamo leader nella fascia economico sociale più alta e in quella più bassa: questo significa che usiamo un linguaggio che capiscono tutti. Noi ci siamo posti domande che immaginiamo si sia fatta tanta gente, oggi soprattutto su come funzionano i finanziamenti. Ai leader politici dico state attenti, non usate più i termini “immediatamente” e “subito”. Purtroppo ci sono troppe famiglie che sono senza un soldo dal mese di marzo e crescono le richieste al Banco alimentare e alla Caritas.
Lei ha dedicato anche due speciali a papa Francesco nella Settimana Santa, il Venerdì e il Sabato.
Papa Francesco durante il lockdown è stato un protagonista veramente straordinario: l’immagine sua davanti a piazza San Pietro, il Cristo di san Marcello, le parole tutte azzeccatissime... E’ stato un grandissimo momento di forza e dobbiamo essergli grati. Si vede che lui nasce sulla strada, perché riesce a mettersi in sintonia in maniera perfetta con i sentimenti della gente. Il Venerdì Santo lo racconto da tanti anni con partecipazione, ma quest’anno è stata anche per me un’emozione straordinaria.
Lei, che ha condotto da solo in studio in momenti così drammatici, si è rivolto a Dio?
Io lo faccio già tutti i giorni, al risveglio e al momento di addormentarmi. Però, quando vedevo certi dati, mamma santa... Io ho annotato tutti i giorni i sei dati principali, perché sono un ottimista e aspettavo che la nottata passasse. Guardandoli adesso retrospettivamente, con tutti quei morti, mi vengono i brividi.
Poi è cambiato il linguaggio, in tv è arrivato il momento della speranza.
Per molto tempo abbiamo raccontato ogni sera una storia di grande dolore, ma a un certo punto abbiamo invertito la rotta e cominciato a parlare di speranza, questo credo abbia aiutato il pubblico. Io che sono stato un aperturista convinto, invito oggi alla prudenza: sarebbe una sciocchezza mandare per a- ria quello che abbiamo fatto.
Lei che ha ospitato ogni sera tutti gli esperti in campo, come vede l’autunno?
Ci sono due scuole di pensiero molto distinte, quelli che dicono che è finita e quelli che non è finita affatto. Ma nessuno dice che ci sarà una seconda ondata, perché nessuno lo sa. Oggi però conosciamo questo virus e sappiamo che questi focolai posso essere spenti immediatamente. Porta a portaripartirà l’8 settembre. Parleremo delle cure, della prevenzione e delle vaccinazioni contro l’influenza e la polmonite. Io mi sono vaccinato sempre, ho fatto durissime polemiche contro i “no-vax”. E poi il problema finirà.
Cosa augura ai giovani, dopo questa esperienza?
Oggi ci sono due Italie, perché i bambini del Sud sono meno fortunati dei bambini del Centro e del Nord, molti non hanno il computer e non hanno potuto seguire le lezioni a distanza. Queste è l’occasione per pareggiare la situazione e fare un po’ di giustizia sociale.
Scriverà un libro su questo periodo?
Sto preparando il libro autunnale, che sarà il sequel di Perche l’Italia diventò fascista e perché il fascismo non può tornare. Nel libro successivo ci sarà, ovviamente, il racconto di quello che abbiamo passato in questo periodo. Perché il virus è stato una dittatura invisibile e sovranazionale.