martedì 1 marzo 2022
Cinquant’anni dopo il FolkStudio e il disco “Theorius Campus” i due cantautori di nuovo assieme con un 45 giri e un tour che prenderà il via il 18 giugno dallo stadio Olimpico di Roma
Francesco De Gregori e Antonello Venditti

Francesco De Gregori e Antonello Venditti - Benedetta Pistolini

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Dieci anni fa moriva Lucio Dalla, un vostro ricordo personale, magari non triste, anzi goliardico. Francesco De Gregori che ha fatto due tour e due album con il cantautore bolognese – Banana Republic (1979) e Dalla-De Gregori Work in progress (2010) – risponde serafico: «Io goliarda non sono mai stato, e non comincerò certo adesso. Lucio era una persona seria...». Antonello Venditti aggiunge: «Lucio era uno che quando diceva qualcosa aveva quasi sempre ragione. Mi fece comprare la mia casa a Trastevere, a 50 metri dalla sua, dove ho fatto mettere la targa 4 marzo ’43, perché io festeggio solo il suo compleanno... Ho solo ricordi divertenti di Dalla, anche perché – sorride – è noto che sono mediamente più divertente di De Gregori». Anche sotto le stellone di Dalla, la strana coppia, «allattati dalla stessa lupa» (leggasi Folk Studio), nonché la rediviva premiata ditta anni ’70, Venditti&De Gregori, è tornata. Lo fa esattamente cinquant’anni dopo quell’esperimento musicale che fu Theorius Campus. Disco del 1972, passato alla storia della discografia come una cometa, la cui scia ha toccato pochi appassionati, con qualche adepto d’eccezione, che l’ha addirittura seguita, vedi Luciano Ligabue. Dopo quel disco tra Venditti e De Gregori, sono calati diversi gradi di separazione «eravamo diventati come Coppi e Bartali», azzarda sportivamente Antonello. Mondi paralleli che hanno continuato a guardarsi ed ascoltarsi, ma sempre alla giusta distanza. Adesso, a quasi 73 anni, Venditti e quasi 71 De Gregori, hanno deciso «dopo un pranzo in un ristorante di Roma e un paio di bottiglie di vino bevute » che l’agognato tour di Theorius Campus adesso si può fare.

Appuntamento al 18 giugno allo stadio Olimpico, dove la Curva Sud romanista dal ’72 intona, a mo’ di inno, uno dei brani di quel disco: la vendittiana Roma Capoccia. L’altro tormentone della torcida giallorossa, sempre di Venditti, Grazie Roma è del 1983, stagione in cui De Gregori continuava a vivere di rendita con il successo consacratorio di Titanic. Insomma, bomba o non bomba, e in una mattina intristita dai folli venti di guerra che spirano dall’Est, Antonello e Francesco si ripresentano pubblicamente a Milano, città che non sarà toccata dalle date del primo atto del tour “Venditti & De Gregori” «ma non è detto che poi non venga inserita», dicono in coro i due ex ragazzi di quella Roma bella dei loro vent’anni, pronti per gli stadi e le arene, ma non per i palazzetti dello sport «no, quelli non fanno per noi», sottolinea Venditti.

E noi, accolti dal sottofondo dell’eterno canto degregoriano Generale, uno dei due brani, l’altro è Ricordati di me del 45 giri vintage, «il primo di tante esecuzioni che faremo in duo» – precisa ancora Antonello – avvertiamo quel clima complice dei tempi di «quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla». All’appello mancano gli altri due allattati dalla lupa del Folk Studio, Giorgio Lo Cascio (1951-2001) e Ernesto Bassignano che da Roma saluta i due amici così vicini e così lontani con un pezzo d’amarcord di Theorius Campus: «Ho una vecchia audiocassetta in cui si sente che attacchiamo Sora Rosa di Venditti, inserita in quell’album del ’72, suonando solo le chitarre – si ferma e ride Bassignano –. Sbagliammo tutti gli accordi… A un certo punto si sente la voce rabbiosa di Antonello che impreca contro tutti, poi ci manda a quel paese e se ne va lasciando me e Francesco da soli sul palco».

Ora, Venditti e De Gregori su quel palco ci risalgono: con una scaletta che è ancora top secret e che, non prevede, al momento, inediti. Un altro work in progress per Francesco che se di Dalla aveva quasi invidiato « Santa Lucia, avrei tanto voluto scriverla io quella canzone», disse, di Antonello ha scoperto, «finora, il divertimento di cantare due canzoni in particolare: Unica e Peppino». Venditti per ora non svela le carte «sono tante le canzoni di Francesco che riascoltandole mi è venuto da chiedergli: ma come hai fatto a scrivere una cosa così bella? Tra noi, sta accadendo qualcosa di miracoloso. Due signori attempati, due amici – che in questi casi l’amicizia non guasta – con la nostra storia alle spalle che hanno ancora la voglia e il coraggio di prendere una chitarra, un pianoforte, salire su un treno e partire per questa avventura».

Un viaggio contro il tempo impietoso che è passato, ma comunque piuttosto bene per Venditti e De Gregori, e ora, assieme verso un domani, che, per tutti, è pieno di incertezze, difficile da spiegare. Salire su un treno, anzi su un’auto, con la consapevolezza, per entrambi, che «Questa vita è solo un’autostrada, che ci porterà, alla fine di questa giornata... », ora cantano, assieme, Venditti & De Gregori.

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