giovedì 29 agosto 2024
L’attore e cineasta romano ha presentato ieri in concorso la delicata e coraggiosa commedia romantica ambientata nelle corsie di un ospedale tra pazienti in stato di coma
Una scena di "Nonostante", di e con Valerio Mastandrea

Una scena di "Nonostante", di e con Valerio Mastandrea

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Si può raccontare il confine labile tra la vita e la morte con il tono ironico e dolceamaro della commedia romantica? La risposta è sì se si tratta di Valerio Mastandrea, non solo in quanto attore versatile e sornione, ma perché alla sua seconda prova da regista sorprende per profondità e coraggio. Nonostante, che ha aperto ieri la sezione Orizzonti in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia, racconta una romanticissima storia d’amore tra realtà e fantasy ambientata in un reparto di neurologia. Un uomo (Valerio Mastandrea) è ricoverato da tempo in ospedale dove trascorre serenamente le sue giornate senza troppe preoccupazioni, al riparo da responsabilità e problemi. L’uomo che vediamo aggirarsi nel cortile e fra le stanze, che parla con altri ricoverati come lui, agli occhi di tutti gli altri è invisibile, perché in realtà è bloccato in un letto in stato comatoso da chissà quanto tempo. Fra i corridoi si aggira una buffa comunità di pazienti invisibili, che ricordano Ghost e Gli angeli sopra Berlino, con cui passare il tempo nell’attesa speranzosa della guarigione e nel terrore del vento della morte che può portarti via da un momento all’altro. Ci sono l’amico e compagno di stanza un po’ impiccione (Lino Musella), la volitiva professoressa di latino (una sempre efficace Laura Morante) e, all’improvviso, una nuova ricoverata bella a grintosa (Dolores Fonzi) che dona una scossa alla routine dell’uomo facendogli riscoprire l’amore travolgente e romantico e la voglia di vivere. Ma si può amare quando si è sospesi fra la vita e la morte? Si può lottare per uscire dal proprio limbo in terra?

Nonostante è uno dei film italiani più originali visti in circolazione negli ultimi anni, delicato e «personale» come spiega Mastandrea, interprete eccellente che ha curato anche soggetto e sceneggiatura insieme a Enrico Audenino oltre ad avere coprodotto la pellicola con Damocle (neonata casa di produzione di cui fanno parte lo stesso Mastandrea e Zerocalcare), insieme a HT Film e Tenderstories con Rai Cinema. Nonostante sarà distribuito da Bim nel marzo del 2025. Fondamentalmente Mastandrea voleva raccontare una storia d’amore, ma con questo film poetico e toccante ha superato (forse inconsapevolmente) le sue stesse intenzioni. «Siamo partiti dal voler raccontare una storia d’amore. Poi abbiamo capito di volerla inserire in un contesto originale. L’idea di metterci in questa condizione al limite si è fatta poi talmente estrema da trasformarsi in metafora dell’immobilità dei sentimenti» spiega Mastandrea.

Certo, detto così, un compito da far tremare i polsi. «Un tema pericolosissimo su cui mi sono mosso con grande pudore» afferma il regista e attore romano che per la parte scientifica ha avuto, fra gli altri, la collaborazione della neurologa Rita Formisano, direttore dell’Unità Operativa Neuroriabilitazione 2 dell’IRCCS Santa Lucia di Roma e presidente del gruppo scientifico internazionale su coma e disordini della coscienza insieme al norvegese Daniel Kondziella. «Appena siamo entrati in contatto con quel mondo abbiamo capito che non andava raccontato, perché è complesso, pieno di sfumature e ricco di storie per cui andava nutrito un rispetto enorme e usare la cifra che volevamo usare noi nel film poteva sembrare irrispettoso – prosegue Mastandrea –. Non siamo entrati sulle questioni cliniche: questa è una storia d’amore in un contesto che è metaforico di due persone ferme nella vita. L’incontro con l’amore che è un sentimento così travolgente ti mette di fronte alla fragilità e vulnerabilità che devi avere il coraggio di affrontare».

Anche trattare il tema della morte con tatto non è scontato. «Il nostro film parla molto della vita, ma non si può prescindere dal racconto della morte che comunque minaccia e aleggia intorno a noi. Questo però non è un film su un Limbo, un Purgatorio, un Paradiso, un Inferno» precisa l’autore che comunque sull’esistenza di un possibile Aldilà ci lascia in sospeso.

Nonostante, mostrando la vivacità e la profondità dei sentimenti delle “anime” delle persone in coma, dà voce e dignità a coloro che giacciono immobili in stato di incoscienza su un letto. Lo sa bene Giorgio Montanini, l’attore che interpreta un volontario che gira il reparto cantando brani anni ’80 col suo karaoke portatile. «L’anno scorso sono stato un mese e mezzo in coma a causa di una polmonite bilaterale e poi ancora lì in riabilitazione – racconta –. Appena uscito dall’ospedale, mi arriva la sceneggiatura di Nonostante. Macché, mi prendete in giro? ho pensato. Io non ricordo niente, mi ricordo solo di mia moglie che era accanto a me quando mi sono svegliato. Posso solo dire di ricordarci che le persone in coma sono uomini e donne vive e con la loro dignità».

© riproduzione riservata

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