venerdì 16 novembre 2012
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​Pirandello superstar dei palcoscenici italiani. Che l’autore siciliano sia un classico gettonatissimo e sicuro su cui puntare, si sa, ma questa settimana si verifica una coincidenza significativa: ben tre grosse compagnie sono in contemporanea in scena a Milano con Pirandello. Al Piccolo Strehler Gabriele Lavia con Tutto per bene di cui cura anche la regia, al Teatro Manzoni Giuliana Lojodice e Pino Micol sono insieme in Così è se vi pare con regia di Michele Placido, e al Carcano Mariano Rigillo intepreta Questa sera si recita a soggetto. Intanto a Roma Mascia Musy è la protagonista all’Eliseo della rarità Trovarsi. Nel resto d’Italia, però, sono moltissime le compagnia grandi e piccole che portano in scena Pirandello, compresa la miriade di compagnie filodrammatiche che ne hanno fatto un cavallo di battaglia. In tournée, per esempio, c’è L’uomo, la bestia e la virtù con la regia e l’interpretazione di Enzo Vetrano, prodotto dal Teatro degli Incamminati e Diablogues, mentre Tato Russo produce e interpreta Il fu Mattia Pascal. Infine l’attore siciliano Sebastiano Lo Monaco, che ha dedicato la sua carriera all’autore suo conterraneo, riedita il suo storico Berretto a sonagli. Certo, Pirandello in tempo di crisi è una sorta di garanzia perché può puntare sul grande pubblico, in particolare sulle scolaresche. Ma non si rischia di inflazionarlo? Le rappresentazioni del grande autore sono all’altezza? E cosa ha ancora da dire, Pirandello, all’uomo di oggi? Lo abbiamo chiesto ai grandi protagonisti che in questi giorni si sfidano sulla piazza milanese.GABRIELE LAVIAGabriele Lavia è in scena al Piccolo Teatro Strehler fino a domenica, e poi in tour, con Tutto per bene di Pirandello, di cui è regista e interprete accanto alla figlia Lucia in una produzione del Teatro di Roma di cui è direttore. Rappresentato per la prima volta nel 1920 è il dramma di un uomo che scopre di aver vissuto una vita diversa da quella che credeva fosse, un vedovo inconsolabile che scopre che tutti, tranne lui, sapevano che la moglie lo tradiva con un potente senatore.Lavia, ben tre Pirandello in contemporanea a Milano, molti altri in scena in tutta Italia. Una necessità dettata dalla crisi o da esigenze più profonde?Come diceva Diderot, non sapremo mai se è un caso o una necessità. In quanto direttore del Teatro di Roma, non pensavo a Pirandello, ma ad altri autori e ad altri testi. Da più parti, invece, mi consigliavano di interpretare Enrico IV, che è un ruolo di "consacrazione", troppo complicato per me. Preferivo un approccio più defilato, che contenesse delle cose che potessero appartenermi.Questo testo cosa dice all’uomo d’oggi?Pirandello è un filosofo, mutua i suoi dialoghi da Platone: qui la verità si scopre al buio. Tutto si gioca intorno all’idea di verità, un concetto nato dal giudaismo cristiano quando Gesù dice «Io sono la via, la verità e la vita». Per Pirandello solo nel buio si può andare alla ricerca della verità, ma alla fine le ipocrisie della società vincono.Un’accusa che calza anche alla nostra società?In questo testo c’è molto dell’oggi. Il protagonista vorrebbe vivere in un altro modo quando scopre che il suo mondo è andato sottosopra, ma viene risucchiato dalla società con le sue ipocrisie e accetta di camminare a testa in giù.Molti vostri spettatori sono giovani studenti.Siamo in una società decaduta, in cui non è più sentita l’esigenza della cultura umanistica, il sapere dell’uomo, quella che fa sì che un uomo sia un uomo della storia.  Non si studiano più l’Iliade, Dante, Pirandello. Per questo è importante portarlo in scena per i giovani. L’arte è tanto importante quanto la scienza.MARIANO RIGILLO«Pirandello, insieme a Goldoni, è come Shakespeare per gli inglesi. Per fortuna qualche teatro e qualche compagnia continua a pensare a lui». Mariano Rigillo è in scena fino a domenica (e poi in tournée) al Teatro Carcano di Milano con Questa sera si recita a soggetto, regia di Ferdinando Ceriani, produzione della Compagnia Molière e del Teatro Quirino Vittorio Gassman. Un’opera dove la rappresentazione teatrale diventa una grande struttura funambolica sospesa fra illusione e verità.Rigillo, dovremmo forse essere un po’ più orgogliosi del nostro autore nazionale?Non dimentichiamo che Pirandello è un Premio Nobel rappresentato in tutto il mondo, ha rivoluzionato il teatro con questo testo sguardo così acuto e all’avanguardia che vede così lontano. Magari ne avessimo sette o otto. Con la trilogia del teatro nel teatro (Sei personaggi, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto) in quegli anni nasceva in Europa il concetto di regia. E Pirandello già negli anni 20 immagina quando il regista nel tempo possa essere "pericoloso" perché rischia di annullare l’autore, cosa che accade quasi tutte le volte che si mette in scena un classico. Come reagisce il pubblico giovane?Al pubblico giovanile Pirandello, almeno il nostro, piace in maniera entusiastica. Questa trilogia esula dalla struttura degli altri testi pirandelliani più rappresentati. Proprio per questo i giovani di sorprendono e, rispetto all’atteggiamento di solito ordinato delle scolaresche, qui si scatenano. Altroché il solito Pirandello: il nostro spettacolo è molto aperto e loro possono interagire. Tutto sta a trovare una formula giusta.Ma Pirandello non rischia di essere inflazionato?Assolutamente si, c’è qualcuno che abusa di Pirandello per farsi strada, e magari non è all’altezza. Lo tradisce e questo non rende un buon servizio né al teatro, né all’autore. La nostra edizione punta su un regista giovane, con attori di solida esperienza, ma usando i codici della gioventù, some il musical. E funziona.GIULIANA LOJODICE«Certo, questo è l’anno della riscoperta di Pirandello». Ne è convinta Giuliana Lojodice, in scena fino al 2 dicembre, e poi in tour, al Teatro Manzoni di Milano con Così è se vi pare con Pino Micol, Luciano Virgilio, regia di Michele Placido e produzione di Francesco Bellomo.Signora Lojodice, qualcuno penserà: "ancora Pirandello"?Siamo alle solite, nei teatri importanti vogliono gli autori e il titolo. È inutile, anche se io ho proposto altro come il Kafka con Ugo Chiti, vale la regola che la gente vuole vedere sempre le stesse cose, possibilmente tagliate ed edulcorate. Tutto sta, invece, a proporre operazioni di qualità.Diciamo che Pirandello attira un pubblico sicuro, quello delle scolaresche.Ma questo è un bene anche per i giovani. Noi puntiamo su di loro che sono un parterre preziosissimo per questi autori. Bisogna però saper svecchiare le opere. Placido ha reso il giallo dell’identità della signora Frola, un autentico thriller con lei e il marito che si rimpallano di continuo una verità che gli altri non capiscono. Altroché noia. I ragazzi  alla fine si scatenano, fanno il tifo come per Inter-Milan. E io alla fine corro sul palco ad abbracciarmeli tutti come Laura Pausini. Cosa c’è di tanto attuale oggi in Pirandello?Si parla di pazzia, follia, malattia. La mia signora Frola, ad esempio, non è una donna remissiva, ma una donna ferita che subisce la curiosità gossippara di un paese provinciale. Pirandello è così attuale che, non a caso è il cavallo di battaglia degli attori amatoriali. Sono bravissimi, io li adoro perché sono un veicolo di presenza teatrale che non molla e di cui può usufruire un pubblico che a teatro magari non ci va e che poi, invece, viene invogliato. Quella dei filodrammatici è una funzione culturale importantissima.Anche dal punto visivo si può attualizzare Pirandello?Le scenografie Zanello e i costumi di Sabrina Chiocchio, che è mia figlia, danno un’immagine anni 50 non troppo lotana dai 30, ma non troppo attuale. La scena è piena di specchi caduti dall’alto che significano sia una riflessione su se stessi sia un’anima umana che si rifrange senza ritrovarsi. Inoltre il signor Ponza e la signora Frola arrivano da un paese terremotato dell’Abruzzo, i riferimenti all’attualità non mancano.Pirandello per riflettere sull’oggi?Pirandello propone sempre una riflessione che fa ragionare, pone domande, non risposte, ma chi le vuol trovare le trova. E poi, in un’epoca così labile, avere un autore così è importante, è uno uno dei pochi italiani che mantiene alta la nostra tradizione. E da noi, i grandi ruoli per un attore o un’attrice per forza arrivano da Pirandello.
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