venerdì 5 febbraio 2021
Dall’Africa all'Inghilterra, dalla Russia al Messico, Angela Carter esplora la donna nelle fiabe e individua nella scaltrezza femminile il segno del commiato dal mondo misogino delle tradizioni
illustrazione di Cecilia Campironi per la favola scozzese Maol a Chliobain, dalla raccolta di Angela Carter "Le mille e una donna"

illustrazione di Cecilia Campironi per la favola scozzese Maol a Chliobain, dalla raccolta di Angela Carter "Le mille e una donna" - Campironi / Donzelli

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Come il grande linguista russo Vladimir Propp ebbe a considerare nei suoi studi morfologici (e magistralmente condotti) sul mondo delle fiabe, tale mondo riguarda la storia della cultura ben prima che la fantasia. Le convergenze tematiche tra le fiabe vengono a comporre un mosaico la cui transculturalità è capace di prescindere dalle singole provenienze geografiche per focalizzarsi invece sulla comunione di spunti nonostante la molteplicità di versioni. Simile principio di transculturalità guidò Italo Calvino nell’assemblare la sua raccolta di Fiabe italiane, e non sono rari gli scrittori e saggisti catturati dall’universo delle favole. Romanziera e studiosa del femminismo, l’inglese Angela Carter compone la sua raccolta di fiabe Le mille e una donna (traduzione di Bianca Lazzaro, illustrazioni di Cecilia Campironi) animata da quell’analogo innesto di curiosità sulla multiculturalità che fu di Calvino rispetto alla tradizione italiana.

Cecilia Campironi, 'La bambina saggia' (Russia)

Cecilia Campironi, "La bambina saggia" (Russia) - Campironi / Donzelli

Nel caso della raccolta di Angela Carter, tradizioni di repertori fiabeschi tra loro molto diversi e distanti convergono secondo una tassonomia delle fiabe montata e sezionata per generi e tipologie di donne. Sono donne i personaggi protagonisti di quest’immensa messe di fiabe tratte da culture che spaziano dall’Africa occidentale alla Birmania, dalla Russia all’Inghilterra e alla Scozia, dal Kashmir al Marocco al Messico passando per gli Stati Uniti, la Grecia, la Germania, l’Egitto, la Cina e diversi altri Paesi del mondo. Storie favolose di donne fiabesche catalogate non per cronologia né per geografia, bensì piuttosto per modi di essere. Ci sono le “audaci, spavalde e testarde”, le “sveglie e intraprendenti”, e ci sono madri, figlie, donne sposate, donne distrutte dal non riuscire a diventare madri e altre in cerca di stratagemmi per liberarsi dei mariti.

Storie più note di streghe (la Babajaga, per dirne una) ma anche moltissime altre, un tesoro sconosciuto di fiabe multicolori quanto a vicende e modi di raccontarle. Dove vecchie e bambine, ragazzine sperticate o innamorate timidissime, streghe e regine, tutte hanno in comune l’arte di cavarsela, un talento invincibile nell’amare la vita e sapere omaggiarla con l’intraprendenza e la sagacia che loro detta un imperioso e misterioso demone femminile.

Cecilia Campironi, 'La signora numero tre' (Giappone)

Cecilia Campironi, "La signora numero tre" (Giappone) - Campironi / Donzelli

Grande viaggiatrice e “istintivamente” antropologa, Angela Carter (scomparsa nel 1992) fu ben cosciente degli intenti ispiratori del suo straordinario lavoro di repertoriazione. L’immagine delle eroine delle sue “mille e una fiaba” si condensa in una scaltrezza femminile che Carter pensa centrale, intendendola come “commiato” dal misogino mondo delle tradizioni. La vastissima silloge che il suo libro ospita potrà essere materiale ricchissimo per la stessa storia delle donne, per quanto scorporando le molte intersezioni tra folklore, storia orale e singole letterature si arrivano ad enucleare e a mettere in luce concezioni di donne molto diversificate. E d’altra parte, quella donna capace di sciogliere ogni enigma (come nella bellissima fiaba russa La bambina saggia), nella cui morale conclusiva molte tradizioni fiabesche trovano formulazione, contiene in sé la forza di un viatico, trasversale e perciò universale. Dice di un commiato già avvenuto, delle infinite possibilità offerte a una donna che sia padrona di sé stessa.

In merito alla struttura/fiaba, Angela Carter ebbe a dire che «è un re che finisce lo zucchero e va a chiederne una manciata dal re vicino»: così raffigurando al meglio la preziosità infinita e tutta la soavità sopraffina delle fiabe del mondo, forme di racconto dove come scriveva Italo Calvino coesistono “arguzia e buonumore”. Ammaliati dal succedersi delle favole da tutto il mondo (a loro volta rallegrate da belle illustrazioni) leggiamo Le mille e una donna nella felice certezza che attraverso le epoche così tante figure di donne hanno saputo attrarre intorno a loro, alla loro vitalità, vicende e interpretazioni, apologhi e bellezze, piccoli drammi e luminosi lieto fine. Senza mai smettere di raccogliere sfide, e - incantando con la fantasia dei loro modi -
di vincerle.

Angela Carter

Le mille e una donna

Donzelli. Pagine 402. Euro 30,00

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