La cantautrice catanese Gerardina Trovato debuttò a Sanremo nel 1993 con “Non ho più la mia città”, giunta seconda tra le Nuove Proposte
A febbraio del prossimo anno festeggerà il venticinquesimo anniversario del suo debutto a Sanremo. È passato un quarto di secolo da quell’edizione del Festival che vide l’esordio ad alti livelli di Gerardina Trovato, 26 anni non ancora compiuti allora, che con Non ho più la mia città (brano scritto con Mauro Malavasi e Donatella Milani), si piazzò al secondo posto tra le nuove proposte, superato solo dalla Solitudine di Laura Pausini. Quella canzone sanremese, rimasta impressa nella mente di milioni di italiani, era un omaggio alla sua città, Catania, nel momento in cui Gerardina si apprestava a spiccare il volo verso nuovi lidi che gli diedero fama e successo. Il suo album di debutto, pubblicato dalla Sugar di Caterina Caselli, superò le 200mila copie vendute. Nel 1994 poi arrivò il quarto posto tra le big con Non è un film, brano impegnato, come tutto il percorso della Trovato, sui massacri della guerra civile in Bosnia. Sembrava una carriera tutta in ascesa ma alcuni anni dopo, il vento caldo della popolarità ha lasciato spazio ad una lunga folata di gelo. La “solitudine” cantata dalla Pausini è diventata quella reale subita da Gerardina che ha visto la sua vita diventare sempre più triste e solitaria. Ma adesso il vento sta cambiando nuovamente e in meglio, ed è coinciso con l’abbandono di Roma e il ritorno in Sicilia.
Che significato ha questo ritorno nella sua terra?
«Il mio rientro in Sicilia è un elogio alla vita semplice e vera, naturale, senza i fronzoli dello show business che non mi appartengono più da parecchi anni».
Riavvolgendo il film della sua vita fino a questo punto cosa non rifarebbe?
«Non rimpiango nulla del mio passato, rifarei per intero il mio percorso artistico».
Come sono i suoi rapporti con Franco Battiato e Carmen Consoli, due tra gli artisti più rappresentativi di Catania, la sua città?
«Con Battiato non ho mai avuto rapporti di lavoro, solo una conoscenza cordiale. Con Carmen Consoli? Mai incontrata...».
Una delle sue canzoni più conosciute, Vivere, interpretata con Andrea Bocelli, ha venduto oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo. Con Bocelli il filo non si è spezzato...
«In passato i rapporti di collaborazione con Andrea sono stati molto stretti, però dopo il suo grande successo mondiale non l’ho più sentito. Peccato, mi piacerebbe parlarci ancora... ».
Chi sono dunque gli artisti con cui hai mantenuto un contatto più duraturo?
«Renato Zero e Laura Pausini mi sono stati sempre vicini ma anche il compianto Giorgio Faletti. E poi, Giorgio Panariello e Donatella Milani, gente vera, oltre che grandi artisti».
Ha mai avuto la sensazione di essere stata usata e scaricata dallo show business?
«Ignorata, è forse la sensazione più sgradevole che ho provato sulla mia pelle. Ho visto da vicino il volto della vera solitudine, delle dicerie che ti distruggono internamente, delle porte prima apertissime e un attimo dopo sbarrate... Ho visto lo spettro della sconfitta permanente che non vuoi guardare in faccia, non puoi rassegnarti a scivolare sempre più giù».
Ma la risalita è cominciata. Questo è il tempo del suo nuovo “Vivere”.
«Adesso vivo con autenticità e semplicità. Sono questi i miei capisaldi. L’ho fatto ripartendo dall’estremo sud-est della Sicilia, da Portopalo di Capo Passero, un paesino immerso. Il mare è la mia unica medicina assieme al calore della gente più genuina e che qui sa vivere ancora a ritmi più umani rispetto alla metropoli».
Questo cambiamento di stile di vita l’ha riavvicinata alla fede?
«Si, il rapporto con Dio ora è profondissimo. Ho scritto una canzone, Se ci sei, che in pratica è la mia preghiera. Sono molto legata alla chiesa locale: ho avuto l’opportunità di partecipare agli incontri di “Lectio Divina”, un’esperienza bellissima, intensa. Il giovane parroco di Portopalo, don Gianluca Manenti, è diventato il mio padre spirituale un amico sincero dalla spiccata umanità e capacità di ascolto. Tutte qualità in via d’estinzione in un mondo che gira a mille e fagocita sentimenti e valori alla velocità della luce».
Ora che ha trovato il suo centro di gravità permanente quali sono i suoi nuovi progetti musicali?
«Vorrei chiudere nel migliore dei modi una carriera cominciata già tanto tempo fa... Ho due dischi pronti con brani nuovi e una raccolta dei miei pezzi più noti ma con arrangiamenti inediti. Sono arrivate varie proposte, ora vedrò di scegliere la migliore per tutti».
Intanto, c’è anche una sua cover band di musicisti campani che gira per l’Italia?
«Ne sono molto orgogliosa. Si chiamano “Gechi e Vampiri”, come il titolo di una mia canzone. Con loro abbiamo anche parlato di raccogliere fondi e di creare una onlus in favore di soggetti diversamente abili».
L’anno scorso è uscito il tuo nuovo singolo, Energia Diretta. Ma ha preferito non promuoverlo e rimanere stanziale nella sua nuova casa davanti al mare.
«Amo cantare e la musica è parte di me ma questo è il secondo tempo della mia vita devo affrontarlo bene, devo prepararmi e questo comporta la rinuncia ad essere nomade come facevo nel mio primo tempo».
Ripensa mai a quei giorni dei trionfi sanremesi?
«All’epoca del mio debutto cantavo la nostalgia verso la mia città, troppo distante. Fu l’inizio di una bella avventura che mi ha consentito di diventare un artista di successo. Ma il tempo e gli eventi ti cambiano. Ora sono una persona nuova. Il successo ho capito che è qualcosa di effimero, è come questa manciata di sabbia... basta aprire la mano e scivola via, per sempre. Verità e semplicità, unita alla fede formano un filo che non si spezza mai. È con questo filo che la mia vita ha ripreso a volare come un aquilone».