Francesco Totti: 40 anni. Grandissimo calciatore. E questo lo discutono in pochi, forse nessuno, anche perché forse nessuno quanto lui prende applausi dai tifosi avversari entrando in campo fuori casa, anche perché a elencare i suoi record ci vorrebbe troppo spazio.
Romano e romanista come forse nessuno. Ha indossato (indossa)
da ventisette anni la stessa maglia e non ha mai voluto cambiarla, pur sapendo di rinunciare a vincere molto, se non tutto: andando per esempio al Real Madrid, sebbene anni fa il suo passaggio coi blancos fosse cosa praticamente fatta. E poi ha quel centurione tatuato sul suo braccio destro che sfoggia con orgoglio…
Longevo forse come nessun altro, perché se è vero che già alcuni quarantenni hanno già giocato in serie A, lo è altrettanto che si trattava di portieri oppure che successe in altri, lontani, tempi e con un (ben) altro calcio.
Guascone, ironico e autoironico, qualche errore lo ha commesso, ma sempre in buona fede, sempre poi scusandosi. Sono rimaste famose un paio di magliette che tirò fuori dopo altrettanti derby… Com’è famoso anche il rispetto, negli sfottò, con
Alessandro Nesta: “Gioco contro di lui da quando avevo otto anni - disse l’ex bandiera laziale nel maggio 2011 -. Ci saremo incontrati, non so, quasi mille volte. Con lui c’è stato sempre rispetto e grande amicizia. Lo vedo sempre con piacere”.
E non è mistero anche la reciproca stima con un’altra ex bandiera, questa juventina: “Mi piace pensare a lui come uno di quei giocatori che rappresenterà sempre la squadra in cui ha giocato”, dice
Alessandro Del Piero.
Un ragazzino di borgata, Francesco Totti, nato e cresciuto a di Porta Metronia (quartiere Appio San Giovanni), sfrontato e vero. Cresciuto e diventato un campione proprio a casa sua, nella sua città.
Eppure non è tutto questo o almeno non soprattutto questo che mi fa volergli bene come uno di famiglia. E nemmeno ciò che lui incarna per
Roma e i romani, che risulta impossibile spiegare a chi non è capitolino. Ma la sua disponibilità, che solitamente offre a patto non venga pubblicizzata.
Come accadde un anno e mezzo o due fa, quando, intorno alle quindici di un pomeriggio, mi telefonarono dicendo: “Ci occorre una mano, puoi aiutarci a raggiungerlo? C’è un uomo che seguiamo, ricoverato in ospedale, gran tifoso della Roma e del capitano,che vorrebbe tanto avere un saluto da lui”. Risposi “non penso ci siano grandi problemi, vogliamo provare a organizzarci per portarlo a Trigoria?”. La replica fu raggelante: “I medici gli danno tre giorni di vita e ormai non può essere spostato dal letto. Basterebbe ricevesse un messaggio video o anche solo audio, ne sarebbe davvero strafelice, ma c’è pochissimo tempo”. Un giro veloce di telefonate e verso le diciassette mi entra sul cellulare un
video con whatsapp: quindici secondi nei quali
il capitano Totti si rivolge a quell’uomo, chiamandolo per nome, lo saluta e lo incita a non mollare. Video accompagnato dalla richiesta di non farlo girare, mandandolo solo a quell’uomo che stava per morire.
Ecco, magari leggendo, si arrabbierà. O forse semplicemente sorriderà. Mentre prende in braccio i suoi tre figli e tiene per mano sua moglie. Preparandosi stasera a festeggiare. Meritandoselo.
Buon compleanno, Capitano. E, soprattutto, quaranta volte auguri, France’!