Tommaso Ragno, 55 anni, mattatore al cinema, a teatro e in tv - Foto di Fabrizio Iozzo
Ci sono dei mattatori nati che diventano popolari solo dopo anni di prestigiosa carriera. È il caso di Tommaso Ragno, 55 anni portati con fascino da vendere, grande attore del teatro italiano che sta vivendo un vero e proprio boom cinematografico. Ben cinque i film usciti quest’anno in cui passa da boss della camorra in Nostalgia di Mario Martone, candidato italiano all’Oscar, a terribile pater familias della malavita foggiana in Ti mangio il cuoredi Pippo Mezzapesa, ora nelle sale, e attore cialtrone in Siccità di Paolo Virzì (questi due presentati a Venezia), da rockstar in declino in My soul summer di Fabio Mollo a ladro in Rapiniamo il Duce di Renato De Maria. Questi due film sono stati appena presentati alla Festa del cinema di Roma, rispettivamente in uscita il 24 ottobre in sala e il 26 ottobre su Netflix. Inoltre Ragno è reduce dall’immenso successo teatrale di M. Il figlio del secolo dal romanzo di Scurati con la regia di Massimo Popolizio, che ha chiuso domenica al Piccolo Teatro Strehler di Milano.
Tommaso Ragno in questo momento è l’attore più richiesto del cinema italiano.
C’è sta una frequenza di esposizione maggiore del solito, è stato un anno molto laborioso, fortunatamente pieno di lavoro. Io ho sempre lavorato tra alti e bassi, in questi ultimi anni ho lavorato parecchio sul set. Ma non voglio cantarmela e suonarmela, non c’è niente in me. Io sono uno che fa l’attore e sono conosciuto per quello che sono. Sono contento se la stima è legata all’aver costruito una professione e alle effettive cose fatte.
Lei è comparso anche in molte serie tv, da 'Baby' di Sky all’americana 'Fargo' di Netflix.
Stare sul set ogni volta è una sorpresa, è un lavoro precario, ti dà una grande libertà, che però si paga. Si possono fare delle scoperte su se stessi e sul tipo di capacità che sono richieste. Uno impara a fare questo mestiere o a scuola o sulla scena: occorre abituare le orecchie al 'no'. Questo genera sconforto, ma può portare un maggiore grado di realtà nel nostro lavoro.
Lei, però, grazie a 'Nostalgia' di Martone si ritrova con un Nastro d’argento per l’interpretazione e in corsa per gli Oscar...
Vengo da Piacenza dove recitavo in una filodrammatica. Poi ho studiato presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Nel 1988 ho debuttato con la tragedia greca ne La seconda generazione, proprio con la regia di Martone che era venuto a fare un seminario alla scuola sui figli degli eroi omerici. Con Mario ci siamo sempre frequentati e ritrovarsi su un set così speciale, insieme a Pierfrancesco Favino, è stato un privilegio: ci sono scene molto belle e molto difficili, ricche di emozioni. L’Oscar? Queste sono girandole, la cosa più importante è che il film sia stato visto nelle sale.
I suoi ruoli al cinema sono estremamente vari
In Siccità di Virzì è stato bello poter interpretare un personaggio di commedia, cosa che ho fatto molto a teatro, ma mai sul set, in cui tendono a darmi ruoli ad alta intensità drammatica. In Ti mangio il cuore di Mezzapesa ho fatto i conti con le mie origini foggiane e con un cast corale. L’interpretazione non è a senso unico, nasce dalle relazioni con gli altri attori. Queste sono le cose che mi auguro di poter fare.
Tommaso Ragno e la cantante Casadilego nel film di Fabio Mollo My soul summer - Foto di Claudio Iannone
Alla Festa del Cinema di Roma la scopriamo anche cantante..
In My soul summer di Mollo sono una rockstar in declino, afona per abuso di concerti. L’incontro con una giovane musicista, Casadilego (alias Elisa Coclite, vincitrice di X Factor nel 2022) è incentrato sul talento e sarà fruttuoso per entrambi. Lei riuscirà a trovare al sua voce musicale e lui imparerà ad apprezzare la vita. Ho potuto anche cantare nel film e porto nel cuore il rapporto bellissimo instaurato con Elisa. In Rapiniamo il Duce di Renato De Maria invece mi lancio in un’avventura dai diversi stili, dal fumetto al grottesco, dal violento all’ironico: siamo una banda di ladri alla ricerca del tesoro di Mussolini
Mussolini che lei ha magnificamente interpretato in scena in 'M. Il figlio del secolo'.
C’è la figura del doppio che è molto interessante. Massimo Popolizio si è ritagliato la figura del duce istrionico, io interpreto il Mussolini storico, questo uomo qualsiasi che diventa capo di una nazione, e di esempi ne abbiamo anche recenti nel mondo.
Per tanti anni il teatro è stata la sua vera casa.
Il teatro mi ha dato molto tempo per provare me stesso. Siamo esseri fatti per stare nella vicinanza. Dopo l’indigestione di serie sulle piattaforme occorre riprendere il rapporto con il corpo: andare al lago, al mare, passeggiare. Il corpo è un altro aspetto della mente, ha delle sue leggi. Da attore, il corpo è un elemento essenziale per manifestare emozioni. L’energia per recitare non è inesauribile, è molto delicata e va protetta perché per credere in un mondo immaginario che è molto fragile, occorre fare uno sforzo notevole di evocazione di energie personali. Quando interpreti dei grossi personaggi, è come suonare delle grandi sinfonie. Chiedono un allenamento molto estenuante, siamo tra la performance atletica e quella psicologica insieme.
Lo ha imparato lavorando con registi come Strehler, Sciaccaluga, Ronconi, Cecchi, Lievi?
Recitare con questi grandi uomini di teatro ti insegna a stare in rapporto con la difficoltà di questo lavoro che può essere entusiasmante. Investirci la vita e poterne avere di che vivere è il compimento di un’ossessione di quando si è ragazzi. Quando hai a che fare con grandi testi e grandi artisti di teatro, capisci che è un lavoro che migliora mentre invecchi. In un attore si possono stratificare diverse età che creano un minerale molto ricco che produce una irradiazione verso lo spettatore: ciò fa sì che tu ti senta un tramite tra un mondo di vivi e un mondo di morti.
Prossimo progetti?
Inizio a girare a Genova il primo film scritto e diretto da Alessandro Roja mentre a gennaio debutto al Teatro Argot di Roma con Una relazione per un’Accademia da un racconto di Kafka di cui curo testo e regia. È la storia di una scimmia che, catturata e portata nel nuovo mondo, ha trovato il modo di integrarsi, diventando una star del music hall per non finire in uno zoo. Un apologo divertente, straziante e feroce sulla libertà.
Tommaso Ragno mattatore al Piccolo Teatro in M. Il figlio del secolo, spettacolo con la regia di Massimo Popolizio dal romanzo di Antonio Scurati - Foto di Masiar Pasquali