Un ritratto a incisione di Talete (particolare) - .
Un tale, che seppe farsi notare a Mileto. Immaginiamo Talete sulle sponde del fiume Senegal, mentre studiava i burrascosi venti etesii, come cercò di farci intuire, probabilmente, uno dei primi navigatori, Eutimene di Marsiglia. Perché ci interessa questo? Perché colleghiamo Talete all’Africa e al corso del Nilo? A scuola, durante l’ora di filosofia, nessuno ne parla, per cui è utile ripensare i presocratici! L’idea su ciò che Talete ha fatto, detto e insegnato ha bisogno di un sostanziale riesame. È decisamente una gran bella sorpresa scoprire, per esempio, che Talete non conosceva le quattro operazioni e che il suo costoso soggiorno in Egitto non fu sufficiente per impararle; tuttavia le sue misurazioni sono un capitolo interessante e curioso della cultura scientifica greca.
Ora finalmente possiamo avere fra le mani un saggio che ci ripresenta questo filosofo e scienziato. Venti anni dopo la pubblicazione del Thales of Miletus di Patricia O’Grady, e a una dozzina d’anni dalla pubblicazione di Thales di Georg Wöhrle, è ora la volta di una monografia sull’argomento, pubblicata in inglese da Routledge grazie, ancora una volta, alla competenza della ricerca italiana. Thales the Measurer è un accurato studio di uno dei principali interpreti italiani del pensiero greco antico, Livio Rossetti, il quale propone allo scenario internazionale il suo Talete in maniera molto originale e con una cura notevole delle fonti. In che senso? Innanzitutto va detto che Talete nei panni dello scienziato è un personaggio unico tra i presocratici, come si può intuire da alcuni frammenti a lui ascrivibili.
Partiamo dall’inizio, cercando di inquadrare al meglio e sinteticamente, la complessa questione. Talete dovette cominciare a farsi notare a Mileto mentre, ad Atene, Solone stava dispiegando al meglio la sua cultura politica. Ci sono indizi per pensare che sia nato nel 624/623 e morto a 76 o 77 anni, nel 547 a.C. Saperlo è già molto, come precisa Rossetti, perché nel caso di altri suoi contemporanei si sa tanto di meno. Dovette, inoltre, essere una celebrità e fa impressione notare che, già mezzo secolo dopo la sua morte, erano in molti a citarlo nei loro scritti. Dice Rossetti: «La sua maggiore benemerenza fu di essersi dedicato all’effettuazione di misurazioni apparentemente impossibili. Si chiese: come si fa a stabilire quanto sono alte le piramidi egizie? E quando esattamente hanno luogo i due solstizi? Quando accade che la notte sia lunga quanto il giorno? Quanto è largo il diametro del disco solare in termini di ampiezza angolare?».
La costruzione di un simile sapere è stupefacente da molti punti di vista, soprattutto perché risulta, molto chiaramente, che non si ha notizia di nessun altro intellettuale, vissuto prima o poco dopo Talete, che si sia dedicato all’effettuazione di altre misurazioni così impegnative. Sembra infatti che, fino a decenni dopo Aristotele, cioè per almeno un secolo e mezzo dopo la sua morte, nessuno abbia provato a impostare altre misurazioni astronomiche. Anticipò domande che poi, lungo i secoli, si sono posti i più autorevoli scienziati, avendo a disposizione mezzi decisamente migliori.
Andiamo a vedere più da vicino. Mentre la questione della previsione di una eclissi di sole è (quasi) priva di fondamento, ha buone basi documentarie l’eventualità che il presocratico di Mileto sia stato capace di capire da cosa questa eclissi dipenda. Va anche citata, fra le sue varie innovative tesi, la congettura, in seguito variamente discussa, sulle possibili cause delle piene del Nilo, e così pure la congettura sulle pietre che sono capaci di attirare il ferro. Pure significativo è, come riporta il volume appena uscito, ricordare quanto viene riferito da Apuleio, quasi per caso. Quando Talete spiegò a un certo Mandrolito di Priene come si fa a misurare l’ampiezza angolare del sole, questi rimase talmente impressionato da dirgli esplicitamente: «Chiedimi quello che vuoi e te lo darò!».
È inoltre opportuno precisare, seguendo Livio Rossetti, che il tema dell’acqua, di cui si è sempre fatto un gran parlare in relazione a Talete, non ha nessuna caratteristica tale per ritenerlo una sua intuizione fondamentale. Anzi, ci sono forti indizi per sospettare che Aristotele abbia preso un grosso abbaglio a fronte di ciò che lui stesso (e altri) hanno riferito sull’importanza che, secondo Talete, ha l’acqua nel permettere la nascita di tipi diversi di viventi. Talete ha forse provato a 'fotografare' queste molteplici forme di dipendenza dall’acqua, spingendosi, poi, a ricondurre, sulla base di un’analogia con le navi che 'imbarcano' acqua, la causa dei terremoti alla pressione cui è sottoposta quella che noi chiamiamo 'falda acquifera'. Se ne deduce che Talete si era occupato sì di acqua, ma in maniera concreta, mentre, in tanti, hanno voluto intravederci erroneamente un’acqua primordiale e cosmica.