Il rapper Eminem si inginocchia per protesta al SuperBowl
È stata la rivincita dell’orgoglio nero e un risarcimento morale alla comunità afroamericana quello decretato ieri notte dal SuperBowl, l’evento più visto degli Stati Uniti. L’hip-hop è stato per la prima volta al centro della scena domenica quando le star Dr Dre, Eminem, Snoop Dogg, Mary J Blige e Kendrick Lamar, insieme alla sorpresa 50 Cent, sono stati insieme i protagonisti del prestigioso spettacolo dell’intervallo della finale del campionato della National Football League, la lega professionistica statunitense di football americano. Nei 14 minuti dello show, seguito in tv da 100 milioni di americani, sembrava di essere ai tempi della mitica Motown, col trionfo musicale delle stelle della musica black nata dai ghetti, spesso e volentieri dai contenuti ruvidi, ma che ha cambiato il panorama della musica mondiale. Per l’occasione, trattandosi di un programma seguito dalle famiglie, le parolacce nei testi delle star sono state sostituite da terminologie più adatte. Rendendo il megashow ancora di più una festa, a ritmo dei più grandi classici del rap, con coltre cento ballerini di colore a rendere spettacolari le coreografie. Un riconoscimento non da poco, un segnale contro il razzismo, in linea con dall’amministrazione Biden, a favore dell’inclusione in un Paese in cui ancora forti sono le discriminazioni e le violenze sugli afroamericani.
Estremamente significativa innanzitutto la scelta di far intonare l’inno nazionale all’artista nominata ai Grammy Mickey Guyton, la prima star di colore nel genere country, normalmente genere maschile e bianco. «È il mese della storia nera e un cantante country nero può cantare l’inno nazionale al Super Bowl. Wow! – ha detto Guyton prima della partita – Questo è un grande momento per me. È un grande momento per i neri. E voglio rappresentarlo nel miglior modo possibile».
E nell’intervallo della partita fra Cincinnati Bengals e Los Angeles Rams in un SoFi Stadium di Inglewood, California gremitissimo la festa "total black" (fatta eccezione per Eminem, l’unico bianco in scena) è riuscita a unire tutti tutti al di là del colore della pelle o dell’etnia. Ha cominciato Dr. Dre, un’istituzione della scena rap statunitense, ha proseguito Snoop Dogg (al centro di pesanti polemiche in America dopo le accuse di violenza sessuale), poi è arrivata Mary J. Blige circondata da ballerini e poi ancora Kendrick Lamar, l’incursione di 50 Cent e infine Eminem. E al rapper spetta l’unica provocazione della serata, quando alla fine della sua esibizione, dopo aver cantato la sua Lose Yourself (colonna sonora di 8 Mile, film vincitore di Oscar) si è inginocchiato per rendere omaggio al celebre gesto fatto nel 2016 dall’ex quarterback dei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick, che si inchinò durante l’esecuzione dell’inno americano, per protestare contro le violenze della polizia sui neri. Un gesto politico, nell’intervallo musicale più politico della storia del SuperBowl.