mercoledì 13 settembre 2023
In concorso al Ferrara Film Festival il lavoro di Mike Dorsey “Sisters of Ukraine” sulle religiose di un convento di Ivano-Frankivsk che aiutano le famiglie ad espatriare grazie a una Ong spagnola
Una scena di "Sisters of Ukraine" di Mike Dorsey

Una scena di "Sisters of Ukraine" di Mike Dorsey

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Mentre la giovanissima suor Maria Provydinnia e le sue consorelle fanno cantare un gruppo di bambini nella stanza più riparata del convento, in entrata la superiora Madre Cristiana preoccupata parla piano al telefono per capire come sia la situazione degli attacchi missilistici nei paraggi. Siamo nella regione di Ivano-Frankivsk fra le tranquille mura di un convento delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà, un istituto religioso fondato in Argentina nel 1988 nella Chiesa Cattolica e che dal 1999 fondò il ramo orientale nella Chiesa Greco Cattolica Ucrainache e oggi ne ha 14 conventi in Ucraina. Ma anche in questa più tranquilla parte dell’Ucraina occidentale la quiete comincia a venire scossa dai rombi degli aerei e dagli scoppi delle bombe al di là del campo di girasoli.

Il conflitto in Ucraina irrompe con tutta la sua drammaticità anche al Ferrara Film Festival (16-23 settembre) con l’anteprima europea di Sisters of Ukraine il film documentario diretto da Mike Dorsey in concorso nella categoria Premiere Docu, che racconta il lavoro di alcune suore impegnate nell’aiutare i rifugiati e le famiglie dei soldati a scappare dal Paese devastato da un conflitto che sembra non avere fine. Alla proiezione in anteprima europea, martedì 19 settembre alle ore 19 al Teatro Nuovo di Ferrara, saranno presenti anche il regista, il produttore ed eccezionalmente anche alcuni dei protagonisti del film, fra cui due suore al centro del docufilm, per raccontare in prima persona la drammaticità di un’invasione russa che non accenna ad arrestare la sua violenza.

«Sisters of Ukraine è un documentario di guerra sulle vite dietro la linea del fronte, le vite che i soldati ucraini stanno proteggendo combattendo. – racconta il regista Mike Dorsey ad Avvenire - Abbiamo trascorso quattro giorni in un convento di suore nell'Ucraina occidentale che hanno intrapreso la missione di aiutare i rifugiati dalla guerra. Insieme a loro e a un gruppo di tre dozzine di rifugiati abbiamo poi viaggiato attraverso l’Europa via terra, fino alle braccia accoglienti di un’organizzazione umanitaria in Spagna. Non dimenticherò mai di aver vissuto un’esperienza con queste giovani suore incredibilmente coraggiose, guidate da Madre Cristiana, mentre affrontavano la più grande sfida delle loro vite». Il film, una produzione americana di Steven Campos e Mike Dorsey, segue due volontari di Barcellona (Eduardo Llop and Rafael “Rafa” Moreno, della Ong Accìo Familiar di Barcellona ) che si recano in un convento nell'Ucraina occidentale, dove le suore aiutano i rifugiati. Mentre gli attacchi missilistici su tutta l’Ucraina raggiungono livelli senza precedenti in seguito al bombardamento del ponte di Kerch in Crimea, le suore e i volontari accompagnano un gruppo di tre dozzine di rifugiati e famiglie di soldati che combattono in guerra in un viaggio di tre giorni attraverso l’Europa, fino agli alloggi di una Ong vicino a Barcellona.

Nel documentario si susseguono e alternano immagini di un’Ucraina dai due volti, dalla calma apparente di alcune aree risparmiate dal conflitto, alla distruzione e gli occhi provati da una sofferenza interminabile. Il valore aggiunto del film è quello di farci vivere fianco a fianco alle sorelle che, affidandosi alla fede nel Signore, cercano di dare il massimo della serenità, oltre che aiuto pratico a tanti bambini, madri e persone anziane. Il secondo giorno, la missione di portare gli ucraini negli alloggi dei rifugiati in Spagna viene messa in dubbio mentre tutta l’Ucraina viene messa in blocco mentre la Russia lancia oltre 80 missili contro il paese, prendendo di mira infrastrutture, inclusa una centrale elettrica a soli 19 miglia di distanza dal convento. Le telefonate si susseguono, la superiora madre Maria Cristiana Demianczuk lavora gomito a gomito con Eduardo e Rafa finché un autobus carico di rifugiati riesce a partire, accompagnato da una delle consorelle, portandoli in salvo. «Madre Cristiana e altre due suore del nostro film stanno viaggiando dall'Ucraina all'Italia per presenziare alla nostra proiezione al Ferrara Film Festival. Sarà una notte incredibilmente commovente e memorabile per tutti coloro che parteciperanno! » racconta ancora Mikle Dorsey.

«Il dovere di un Festival del Cinema è anche di mostrare al pubblico avvenimenti storici, sotto punti di vista diversi, e di forte attualità. Anche nel caso di Sisters of Ukraine, la testimonianza avviene in maniera diretta», ha commentato Maximilian Law, Direttore del Ferrara Film Festival. «Pur vivendo a Los Angeles io ho seguito sin dall’inizio le evoluzioni della guerra in Ucraina – racconta Dorsey, documentarista e produttore ed editore della serie Ghost Adventures: House Calls per Discovery+. – Sono stato contattato da un amico California che era connesso con questa ong in Spagna per aiutare i rifugiati e cercava un filmaker per documentare ». Il film è stato girato dopo circa sette mesi dall’inizio del conflitto. «Quando siamo arrivati nell’Ucraina dell’Ovest sembrava che il rischio fosse più basso, ma l’escalation con gli attacchi dei missili è cominciata il secondo giorno di riprese – spiega emozionandosi -. Le suore volevano apparire calme, ma hanno vissuto un grande stress. La loro missione era la scuola, ma a causa della guerra hanno aperto le porte del loro convento aiutando i rifugiati che arrivano dall’est, danno accoglienza a mamme con bambini e agli anziani, oltre ad aiutare quelli che partono».

Il regista è rimasto sorpreso e affascinato dalla vita delle suore: «Era del tutto nuovo per me, mi ha impressionato come vivano una vita completamente dedicata al servizio, da quando si svegliano fino alla sera. Madre Cristiana ne è l’esempio: lei prima voleva vivere una vita come qualsiasi altra persona, ma poi capì che voleva dedicare totalmente la sua vita agli altri». Il lavoro per aiutare i rifugiati delle consorelle, ma anche dei due protagonisti spagnoli del film continua tuttora. «La mia speranza – conclude Dorsey – è che anche questo film contribuisca a dare attenzione a questa crisi e a supportare i rifugiati».

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