Una famiglia della campagna istriana ai primi del Novecento /Archivio Irci
Due scheletri, un uomo e una donna, rinvenuti abbracciati nella stessa sepoltura, le mani che si stringevano, le teste vicine come in un bacio eterno. Era il 2007 e nel Mantovano gli archeologi scoprivano una coppia vissuta nel neolitico. Era questa la notizia, ciò che turbava e commoveva: molte migliaia di anni prima di Cristo si amava, si era coppia, si era famiglia proprio come accade a un uomo e una donna di oggi. Millenni di storia scomparivano davanti a quell’unione che nemmeno la morte aveva interrotto, così la Soprintendenza si adoperò per trasportare i due coniugi senza rompere quel vincolo intatto. È solo un esempio, tanti altri potremmo citarne, dalla fede nuziale in oro ancora lucente, fatta incidere dal faraone Ramsete II per la sua Nefertari, alle raffigurazioni di padre, madre e bambini incise sulle rocce preistoriche della Valcamonica (Brescia) in quelle che possiamo considerare le istantanee più antiche di gruppi familiari... Ma quanto è antico il concetto di famiglia? È nato con l’uomo o si è sviluppato con l’evoluzione? Era simile o del tutto diverso da come lo intendiamo oggi? “Famiglie” è il titolo della XV edizione del Festival èStoria di Gorizia, che ripercorre a 360 gradi uno dei temi più attuali e dibattuti. Tra le voci, quella di Alessandro Barbero, docente di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, autore di saggi e romanzi storici, volto noto del piccolo schermo.
Professor Barbero, iniziamo dalla definizione: che cosa è una famiglia?
La famiglia è un gruppo umano che ha come fondamento qualcosa di naturale, cioè relazioni sessuali e genitoriali, ma che ogni società di ogni epoca si costruisce anche in chiave culturale. Per cui non è mai solo una cosa ovvia e naturale, ma anche una sovrastruttura variabile nel corso della storia.
La Bibbia ci parla di Adamo, Eva, Caino e Abele. La paleoantropologia retrocede sempre più nel tempo alla scoperta di famiglie antichissime... Quando nasce la famiglia in seno all’umanità?
Da sempre. Certe volte sono tentato di approfondire gli usi degli scimpanzé e non scherzo: non ho idea se pratichino una libertà sessuale o la monogamia, ma certamente la madre partorisce il suo piccolo, lo allatta e se lo tiene. Questo è già famiglia. Direi che esistono infatti due piani, uno verticale, appunto la madre con la sua prole, e uno orizzontale, ovvero un uomo e una donna che si uniscono sessualmente, fanno coppia stabile, decidono di rimanere insieme, desiderano riprodursi. Questo è il modello naturale per gli esseri umani, ma comune a tante specie animali. Poi è chiaro che vi sono molte altre combinazioni possibili, ci sono specie in cui il maschio resta accanto alla femmina e si occupa dei figli, altre in cui invece divora la prole, oppure viene allontanato subito dopo l’accoppiamento...
Tornando a noi, all’umanità?
L’uomo è un animale ma è anche molto di più, un “di più” che in una prospettiva di fede è la sua somiglianza con Dio, ma che dal punto di vista scientifico non sappiamo bene definire. La cosa certa, però, è che in tutte le società umane conosciute le madri, e spesso anche i padri, si prendono cura della prole, ovvero basano la loro vita sulla costruzione della famiglia. Semmai la vera discriminante è tra le società che prevedono la coppia fissa e quelle basate sulla poligamia, quasi sempre maschile. Questi sono i due modelli principali che ritroviamo lungo tutte le epoche e le latitudini. In fondo nei millenni cambia molto poco: la famiglia ristretta, ovvero padre, madre e figli, per un romano, uno spartano o un longobardo era la stessa sperimentata oggi dalla gente. Da sempre le componenti forti del nostro essere umani sono queste: desidero fortemente quella donna/quell’uomo, voglio avere dei figli con lei/lui e proteggerli con tutte le mie forze. Queste solo le pulsioni che si riscontrano nelle società umane conosciute. In tutte c’è poi una minoranza la cui natura (o scelta culturale) è fare sesso con una persona dello stesso sesso: per i greci era cosa lecita e pregevole, sempre che avvenisse tra un adulto e un ragazzino, mentre tra due adulti era considerato ridicolo... come vede le cose cambiano, oggi semmai è l’opposto. Solo da tempi recentissimi, infine, le tecnologie cercano infine di rendere possibile ciò che per natura non lo è, compreso il desiderio di essere genitori tra due uomini o due donne, con enormi compli- cazioni etiche e casi estremi, ma questi rientrano appunto nella dimensione della costruzione culturale. I modelli dominanti e maggioritari continuano a tenere in considerazione che la natura ha un ruolo centrale. Attenzione, non è sbagliato a priori che la civiltà si sostituisca alla natura e la modifichi, a volte in meglio, a volte in peggio.
È possibile scrivere una storia dell’umanità attraverso la famiglia?
Certamente sì, perché le evoluzioni della famiglia si portano dietro tutto il resto. Un esempio sono i diritti delle donne: i romani erano una società patriarcale e maschilista, per cui la moglie era soggetta alla potestas del marito, ma quando restava vedova recuperava l’autonomia e anche la sua dote. Arrivano i barbari e la donna diventa una persona perennemente minorenne, non c’è un’età in cui può agire liberamente, va sempre tutelata da un maschio, se resta vedova subentrano i figli e se non ne ha la sua tutela passa al re. Sembrano dettagli, ma incidono terribilmente sulla vita quotidiana e quindi sulla storia dei popoli.
Nel dibattito attuale c’è chi sostiene che la famiglia sia solo un’astrazione moderna, in pratica che non esista.
Quando un argomento storico diventa arma da usare in uno scontro ideologico, non si arretra davanti a nessuna forzatura.
La storia antica è ricca di aneddoti sorprendenti sulla mutevolezza dei legami familiari...
Nell’antico medioevo finché il padre non era morto i figli non avevano alcun diritto, non esisteva la maggiore età. Semmai poteva emanciparli con un atto giuridico e solo allora erano liberi. Ergo, erano davvero tristi quando il padre moriva? Nella terza crociata il Saladino aveva conquistato quasi tutto il regno di Gerusalemme, solo Tiro era ancora difesa dal marchese Corrado di Monferrato. Il Saladino in precedenza aveva catturato suo padre e per convincere Corrado ad arrendersi portò il prigioniero sotto le mura minacciando di decapitarlo. «Mio padre ha già vissuto abbastanza», rispose Corrado.
Che ne fu del prigioniero?
Stupefatto dalla volgarità di questo cristiano, il Saladino gli risparmiò la vita e gli diede la libertà.