Adrienne von Speyr (La Chaux-de-Fonds, 20 settembre 1902 – Basilea, 17 settembre 1967) - WikiCommons
«La sua opera era dialogica: non poteva scriverla direttamente, ma solamente confidarla ad un rappresentante della Chiesa. Ed io era la persona scelta per questa funzione ». Questa frase molto lapidaria, quasi testamentaria e veritiera di Hans Urs von Balthasar (19051988) tratta da un’intervista concessa al settimanale Il Sabato allo scrittore Giovanni Testori del 1979 narra e descrive molto del nucleo fondante dell’amicizia e della direzione spirituale che il grande teologo e germanista amante delle note di Mozart e degli scritti di Paul Claudel intrattenne per ventisette anni (1940-1967) con la mistica, medico e scrittrice e convertita al cattolicesimo dal protestantesimo Adrienne von Speyr (1902-1967).
E un’opera monumentale divisa in tre libri dal titolo eloquente La mistica dell’amore scritti e curati dal teologo di formazione balthasariana, recentemente scomparso nel febbraio scorso, il sacerdote Antoine Birot racconta l’intreccio e la specificità di questa direzione spirituale che cambiò la vita sia di Balthasar sia della Speyr e i canoni stessi della mistica del Novecento. I tre volumi pubblicati originariamente in francese tra il 2020 e il 2021 per l’Edition du Cerf (tradotti ora in modo certosino da Marco Boiti) sbarcano ora nelle librerie italiane, grazie alle Edizioni Dehoniane di Bologna. Padre Birot, già membro della Maison de l’Amour Trinitaire di Nîmes ha voluto dividere in tre sezioni la sua ricerca dedicata alla “coppia” spirituale Speyr-Balthasar: La mistica dell’amore con Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar (Edb): 1. Origine divina (pagine 428, euro 32,00); 2. Prospettive teologiche (pagine 428; euro 32,00); 3. Missione (pagine 488. Euro 39,00).
Questa trilogia offre al lettore tutti gli ingredienti per entrare nelle pieghe più intime di come questo colloquio spirituale di stampo molto ignaziano - abbia segnato in fondo il destino di entrambi ma anche il loro senso di missione all’interno della Chiesa universale. Questa missione sarebbe poi risultata il fondamento della Johannesgemeinschaft, la comunità di San Giovanni, ovvero l’istituto secolare che i due (e a causa del quale Balthasar lasciò a malincuore la Compagnia di Gesù l’11 febbraio del 1950) fondarono insieme all’inizio degli anni Quaranta. Spesso molti degli studiosi ed ermeneuti del pensiero di Balthasar tendono a scindere il suo lavoro scientifico (basti pensare a saggi cult come Gloria, il profetico Abbattere i bastioni o il suo bellissimo la Teologia di Karl Barth) dell’«uomo più colto del XX secolo» come lo amava definire il suo maestro che lo introdusse al pensiero di Origene, Henri de Lubac, dai tesori di «visioni mistiche» e sogni sull’aldilà, l’inferno e l’Apocalisse di cui fu beneficiaria nella sua vita la Speyr. Uno dei meriti di questa monumentale pubblicazione è proprio quella che per capire Balthasar che si definisce solo un semplice «scriba » di queste testimonianze raccolte sotto dettatura dalla sua figlia spirituale non si può prescindere – come ha spesso sottolineato uno dei suoi discepoli più fedeli il gesuita belga Jacques Servais - da Adrienne e del suo «qualcosa di nuovo da dire».
Hans Urs von Balthasar (Lucerna, 12 agosto 1905 – Basilea, 26 giugno 1988) - WikiCommons
Come non si può prescindere o accantonare i doni mistici di cui beneficiò la scrittrice e medico elvetica e nelle cui visioni ebbe spesso come suoi compagni privilegiati di viaggio santi dello spessore di Ignazio di Loyola e dell’evangelista Giovanni. Ed è lo stesso arcivescovo emerito di Bruxelles-Malines André Leonard a spiegare nella prefazione il senso più saliente di questa trilogia dedicata a questi due giganti del Novecento cattolico: «Dio consegna molto di sé stesso, nella teologia di Adrienne e di Balthasar. Di una tale teologia, non ha il mondo più bisogno del pane? Si comprende che l’autore abbia dedicato la sua opera alla Chiesa». Da questa trilogia si scopre anche che, sebbene inizialmente von Balthasar menzioni Adrienne von Speyr solo en passant, alla fine rende abbastanza pubblico il ruolo centrale che essa ha avuto nella sua vita. Finirà infatti col pubblicare i suoi oltre sessanta libri di meditazioni dettate, come anche le sue diverse opere postume, con l’espressa approvazione di Giovanni Paolo II. Non è un caso che l’ultimo volume di TeoDrammatica, pubblicato nel 1983 dopo l’udienza privata con papa Wojtyla, von Balthasar citi abbondantemente Adrienne.
Ovviamente dentro questa pubblicazione affiora molto del carattere spesso spigoloso del «teologo solitario » Balthasar; come emerge il debito di riconoscenza che egli nutre nei confronti del gesuita tedesco polacco Erich Przywara che ritiene il suo principale mentore nel difficile campo della metafisica. Dentro queste pagine si scopre, per esempio, che tra i censori molto benevoli degli scritti spirituali della Speyr e di Balthasar si annoverano anche gesuiti del rango di Hugo Rahner e Stanislas Lyonnet. L’autore di questa corposa trilogia fa emergere anche quanto l’amato Agostino di Ippona, Teresina di Lisieux (citata non a caso proprio per il suo amore per le missioni), ma anche i carmelitani Giovanni della Croce, Teresa d’Avila o il domenicano Tommaso d’Aquino e Origene abbiano comunque forgiato la complessa statura intellettuale e molto trascendentale e per questo molto carismatica e profetica di Hans Urs von Balthasar. Giustamente Antoine Birot rievoca attraverso questa pubblicazione come la mistica di questi due autori si radica nell’amore trinitario. E queste pagine ne sono la dimostrazione. O ancora ricordi come il teologo di Lucerna sia rimasto molto affascinato, al crepuscolo della sua vita, dall’induismo. Tanti sono anche i rimandi a categorie molto balthasariane come quelle della «teologia in ginocchio» rispetto al «Dio vivente».
Pensando a questa feconda amicizia spirituale intercorsa tra questi due giganti della spiritualità e alla situazione della profezia nella vita della Chiesa di oggi rimane attuale l’interpretazione che ne diede a questo proposito in un’intervista concessa a 30Giorni nel 1999 il cardinale Joseph Ratzinger il futuro Benedetto XVI a Niels Christian Hvidt. Eccola: «Mi sembra che von Balthasar abbia messo in evidenza come dietro ogni grande teologo vi sia sempre, prima di tutto, un profeta. Agostino è impensabile senza l’incontro col monachesimo, specialmente con sant’Antonio. La medesima cosa vale per Attanasio. Tommaso d’Aquino non sarebbe concepibile senza Domenico, senza il carisma dell’evangelizzazione che gli era proprio. Si potrebbe dire la medesima cosa di Bonaventura e Francesco d’Assisi; la medesima cosa si produsse in Hans Urs von Balthasar, che è impensabile senza Adrienne von Speyr».