Il cantante napoletano Alan Sorrenti, 66 anni
«Pensi che la canzone doveva intitolarsi Heavene che non volevo per nulla diventare popstar: volevo solo sfuggire alla politicizzazione della musica italiana e capii come provarci dopo aver scoperto il fascino del ritmo durante un viaggio in Africa. Ci ero andato a registrare musica tribale per un professore di etnomusicologia dell’Università di Bologna…». Alan Sorrenti non sa trattenere un sorriso mentre racconta la genesi del suo capolavoro, l’lp Figli delle stelle trainato dall’omonima canzone citata sopra (quella che ancora senza parole si chiamava Heaven) e pubblicato quarant’anni fa con un triplo bel risultato: vendere più di un milione di copie, occupare il numero uno delle hit per sei mesi, fare di Sorrenti la prima star italiana fra pop e dance.
Alan Sorrenti, napoletano classe ’50, aveva debuttato da artista progressive, con due al- bum capolavoro intitolati Aria (1972) e Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto (’73). Però fu l’inatteso Figli delle stelle, ora ristampato su cd e vinile con bonus track strumentali e varie versioni della storica title track del ’77, a lanciarne la carriera: segnandola nel bene e nel male. «Sono un outsider, questo è il punto. Spesso ho fatto scelte che parevano incomprensibili ai miei stessi fan, che mi accusavano di tradimento. Nel ’77, dopo la rivelazione delle potenzialità del ritmo, andai in California a lavorare col gotha della musica di allora, da Graydon produttore di Diana Ross a David Foster che lavorava coi Bee Gees: lì Heaven divenne Figli delle stellelanciando il messaggio ancora valido che siamo tutti fatti della stessa materia prima e che non dobbiamo mai rinunciare alla gioia di vivere. Ma anche dopo Figli delle stelle ho fatto scelte di segno opposto, non volendo sottostare a un modo di far musica che non era il mio: e penso che proprio questo indichi che sono ancora quello degli inizi. Un artista che entra ed esce dalle situazioni, approfondendole ma superandole tutte». Sorrenti discograficamente è fermo dal 2003 del sottovalutato Sott’acqua e paradossalmente sarà ancora Figli delle stelle a farlo tornare in scena. La ristampa mi ha fatto venir voglia di confrontarmi con l’oggi. Prima ci sarà un cofanetto del mio periodo prog e uno delle mie hit pop, poi arriverò agli inediti: mio figlio 14enne mi fa ascoltare rap, penso che qualcosa di nuovo stia nascendo e voglio proporre la mia soluzione artistica per l’oggi, sempre fuori dagli schemi».
Chi intanto andrà a riascoltare su 33 giri o cd Figli delle stelle, in compenso, sentirà anche l’Alan Sorrenti valido cantautore («Per E tu mi porti via mi ispirò la spietatezza dell’essere soli in America, mentre Un incontro in ascensore, storia vera, fu inserita nel primo lp di raccolta fondi contro il cancro, “Cantautori srl”, fra Vecchioni, Guccini e Gaber») e le idee spiazzanti di un artista che non è stato solo icona pop: «Beh, Donna luna era la musica di Los Angeles inquadrata nel nostro emisfero, Casablanca un viaggio in Brasile ma trasposto in Marocco e poi realizzato coi suoni della San Francisco delle hit».