Jannik Sinner con il trofeo vinto agli Australian Open a inizio anno - Reuters
Il caso Sinner potrebbe non essersi concluso del tutto. Infatti, l'agenzia mondiale antidoping (Wada) vuole prima "esaminare attentamente" la sentenza che ha portato nelle scorse ore all'assoluzione del tennista italiano trovato positivo al doping a due controlli diversi nel marzo scorso. A darne notizia è infatti un portavoce dell'agenzia mondiale antidoping, il quale ha affermato che se la sua organizzazione lo riterrà necessario potrebbe ricorre al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna. Il tutto con in sottofondo la polemica rumorosa di alcuni giocatori del circuito che hanno accusato i vertici del tennis mondiale di aver avuto un occhio di riguardo nei confronti del numero uno al mondo.
"Come facciamo sempre, esamineremo con attenzione tutta le documentazione e ci riserviamo la facoltà di presentare appello", ha detto ancora il portavoce della Wada in merito al caso del campione azzurro, che appunto è stato trovato positivo al Clostebol in due controlli antidoping durante il torneo di Indian Wells ma che è stato scagionato dall'Itia, per assunzione involontaria. L'appello deve essere presentato entro 3 settimane dalla sentenza di primo grado al Tas di Losanna e la data ultima entro la quale la Wada o Nado Italia (l'Agenzia italiana antidoping) potranno ricorrere è il 6 settembre, proprio quando si giocheranno gli Us Open, ultima prova stagionale del Grande Slam, dove Sinner arriva da numero uno del mondo e prima testa di serie, oltre che da favorito.
"Un miliardesimo di grammo, la quantità di sostanza proibita trovata nelle urine di Sinner, fa proprio pensare a un utilizzo cutaneo e dunque ipotizzare una somministrazione dermatologica di un doping per aumentare il peso corporeo o la massa muscolare, sinceramente ha il sapore di una favola - ha detto Mario Brozzi, ex medico sociale di Roma e Milan -. Oltretutto da medico sportivo dico che osservando le caratteristiche biomeccaniche di Sinner, un longilineo naturale, pensare di andare a potenziarne le strutture muscolari sarebbe da stolti. Basta guardare il suo biomorfismo per comprendere che la sua capacità di vincere sul campo non è assolutamente legata alla potenza muscolare, ma alla perfezione del gesto". "Inoltre - ha proseguito Brozzi - è la quantità che determina l'effetto dopante. Ve lo ricordate il Nandrolone? Era diventato il nostro incubo, non riuscivamo a capacitarci della diffusione di tanti casi di positività a quella sostanza. Poi si venne a scoprire che c'erano integratori che ne erano contaminati".
"Ebbene anche il nandrolone ha una soglia di tolleranza, ovvero 2 nanogrammi. Sotto a quel limite è consentito. Quindi è la infinitesimalità della quantità di Clostebol rilevata nell'organismo di Sinner, che ne testimonia un'assunzione che nulla ha a che vedere con quelli che sono i principi e i dettami del doping".
Brozzi ha continuato parlando delle frontiere del doping, col passare del tempo spostate sempre più in avanti: "Ricordo il doping di Stato di Paesi come la Ddr, che ha fatto scuola iniziando a utilizzare qualsiasi tipo di sostanza per aumentare la potenza muscolare. Non dimentichiamo il doping in minus per inibire la crescita e la potenza di atlete come le ginnaste. Si è fatto di tutto, fino alla frontiera del doping genetico, per smascherare il quale bisognerebbe ricorrere ai test del Dna". "Tutto si puo' fare - ha concluso Brozzi - ma sinceramente pensare oggi che Sinner possa vincere grazie a un tubetto di crema, mi sembra quantomeno anacronistico".