domenica 16 giugno 2024
Il cantautore pubblica dopo 5 anni un nuovo album, 11 brani inediti ricchi di poesia dove si interroga sull’universo e il destino degli uomini
Simone Cristicchi

Simone Cristicchi - Giorgio Amendola

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Un nuovo densissimo album, luminoso e misterioso come la nebulosa che campeggia sulla copertina. Dalle tenebre alla luce è l’eloquente titolo del nuovo lavoro di Simone Cristicchi che torna con 11 tracce inedite dopo 5 anni da Abbi cura di me, singolo e album pubblicati dopo la partecipazione alla 69ma edizione del Festival di Sanremo dove ricevette il premio della critica Sergio Endrigo per la miglior interpretazione e il premio Giancarlo Bigazzi (assegnato dall’Orchestra del Festival). Nel nuovo album di Cristicchi riecheggia l’atmosfera degli ultimi spettacoli teatrali, Paradiso - Dalle tenebre alla luce e Franciscus - Il folle che parlava agli uccelli, spettacolo teatrale attualmente in tour e in scena anche per il 2025. Il suo ritorno discografico lo vede esordire con il singolo Il clandestino, brano “legato” all’omonima serie tv Rai con protagonista Edoardo Leo a cui fa seguito il singolo Sette miliardi di felicita appena uscito in radio in concomitanza con la pubblicazione dell’album, con la ripresa dei tour musicali a luglio e dei teatrali da ottobre a partire da Milano. Senza dimenticare il bel video appena uscito della ballabile ed estiva Sette miliardi di felicità, un inno alla gioia a ritmo di samba in cui si vede Cristicchi fare festa con i bambini della Bandacho Primary School, in Kenya, dove si era recato per visitare alcuni progetti Amref dedicati ai bambini.

«In quanto esseri unici e irripetibili, non possiamo che ambire a una felicità personale che rispecchi la nostra visione della vita. Ecco perché non può esistere “una” sola felicità, ma sette miliardi. Una felicità diversa per ogni abitante consapevole di questo pianeta» commenta il cantautore. Che precisa nella spiegazione dei brani: «Le canzoni che ho qui raccolto raccontano la mia vita in questi anni, i miei cambiamenti, la mia personale evoluzione. Sono il mio sguardo ancora stupito. Il mio luminoso occhio sul mondo. La mia piccola firma di luce nell’oscurita». Un album ricco di domande sui nostri destini, sullo spirito, su Dio con la consueta eleganza vocale e musicale, e con una scrittura delicata e mai banale, pubblicato e prodotto da Francesco Migliacci con la sua Dueffel Music e distribuito da ADA Music Italy.

Significativa appunto la copertina di Dalle tenebre alla luce. «L’“occhio di Dio” (Helix Nebula NGC7293) che appare nella cover dell'album, catturato da Andrea Arbizzi in una tanto attesa notte d’estate, è uno degli esempi più spettacolari di nebulosa planetaria creata da una stella morente – spiega l’artista -. Un vero e proprio dipinto a colori sulla tela misteriosa dell’universo, dove anche una stella che ha cessato di brillare, lascia nello spazio infinito la sua firma luminosa». Stelle che vengono giù nella siderale Cade ma “se non c’è niente al mondo che non venga giù prova a restare in piedi, a non cadere tu” invita Cristicchi accompagnato da violino, voce e ritmo bolero.

«Le stelle ci attraggono da sempre, così come ciò che si nasconde dentro di noi. La stessa parola “desiderio” (dal latino de-sidera) significa “mancanza di stelle”. Ogni volta che desideriamo qualcosa, è come se sentissimo una separazione da una primordiale totalità, una nostalgia delle stelle, di qualcosa di lontano e inaccessibile – aggiunge Cristicchi -. Forse la nostra esistenza terrena è un tentativo di colmare l’abisso che ci separa da quel mondo invisibile. “Non nisi in obscura sidera nocte micant” lasciò scritto san Benedetto da Norcia, nella grotta dove di ritirò da eremita. “Solo nella notte oscura brillano le stelle”». La ricerca di un senso passa attraverso il Verbo in Cerco una parola dove l’artista canta “Cerco una parola potente, / che abbracci il creato e protegga la gente”, “una parola che non cambi col tempo che superi lo spazio e che viva in eterno”.

Ma poi, su questa terra, alla fine basta poco, Le poche cose che contano che Cristicchi elenca nella rasserenante canzone insieme ad Amara: “È la fatica e la forza di chi sa perdonare/. È la fragilità che ti rende migliore. / È l'umiltà di chi non ha mai smesso di imparare”. Perché se noi siamo il dubbio e l’incertezza, “siamo l’intero universo in un solo frammento”. Quella di Cristicchi è poesia, mai pretenziosa o saccente, bensì profondissima nella sua apparente leggerezza musicale. Filastrocche, teatro canzone e hit pop si mescolano unite dal fil rouge della sensibilità. Si trovano la bellezza dell’amore e la serenità in Un altro noi o I tuoi occhi e le domande sull’assenza nella commovente Tornasole ispirata a Maria Sole, una bimba volata in cielo a 8 anni e che Cristicchi aveva omaggiato in un concerto al Monte Amata nel 2018 per raccogliere i fondi per l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Il brano Accade composto da Amara comprende anche, nella seconda parte del brano, il recitato di Cristicchi della poesia di Marco Guzzi denominata L’ultima lezione, una analisi intima e un invito a comprendere le proprie fragilità e a perdonarle.

Sarebbe da citare dall’inizio alla fine il personale e commovente poesia Credo , recitato e pianoforte, un’ode alla vita: alla fine del nostro viaggio non ci sarà chiesto dei nostri soldi o della nostra posizione sociale “ma quanto amore, quanta bellezza c’è in più dopo il tuo passaggio su questa terra./ Credo che lo scopo principale di ogni essere umano sia dare alla luce sé stesso / e che la vita sia Resurrezione, / togliere le condizioni che ti tengono chiuso / dentro a un sepolcro”.

Continua a notare l’artista: «Forse il nostro compito è riuscire ad intercettare tutto ciò che brilla nell’oscurità, riconnettendoci alla parte più autentica in noi: quella scintilla divina che ci permetta di trasumanar, di andare oltre l’umano, oltre la materia, e anche oltre questo mondo. Ringrazio il de-siderio che mi ha portato fin qui, che ha mosso ogni mio pensiero e azione. Ringrazio l’energia invisibile che mi ha sostenuto ogni volta, a un passo dal precipizio».

E proprio a questa energia si rivolge direttamente il novello Dante, nel lungo viaggio Dalla tenebra alla luce”dove canta “ho imparato a riconoscerti ovunque senza riuscire ad afferrarti mai / e ho capito che non c’è distanza né separazione”, di aver trovato amore in ogni cellula della creazione per concludere che “Nel lungo viaggio dalle tenebre alla luce camminerai al mio fianco, senza far rumore”.

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