mercoledì 29 novembre 2023
L’ex campione ucraino del Milan protagonista del programma di Rai3 “O anche No” in onda il 1° dicembre dedicato alla guerra come fabbrica di disabilità «Il calcio dà speranza»
L’ex bomber del Milan, Andrij Schevchenko, 47 anni, Pallone d’oro nel 2004

L’ex bomber del Milan, Andrij Schevchenko, 47 anni, Pallone d’oro nel 2004

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Il 28 maggio 2003 a Manchester segna il match point nella finale di Champions League contro la Juventus. Il 13 dicembre 2004 alza il Pallone d’Oro, massimo riconoscimento individuale per un calciatore. Smesse le scarpette indossa i panni da allenatore della Nazionale del suo Paese e prova a tornare in Italia via Genoa, per un’altra storia, un’altra panchina, un’altra esperienza, prima di un nuovo impegno: il 26 settembre 2023 il presidente ucraino Voldymyr Zelensky lo ha nominato suo consigliere freelance. Stiamo parlando dell’ex calciatore e allenatore Andrij Shevchenko, che proprio su questa nuova strada ha un altro incontro, quello con Paola Severini Melograni, da sempre impegnata nel mondo della disabilità e del calcio come veicolo sociale. I due si parlano, si trovano, si intendono da subito e fanno un pezzo di strada insieme, per realizzare uno speciale di O anche No – trasmissione della giornalista – che andrà in onda venerdì 1° dicembre su Rai 3 in prima serata, per anticipare la Giornata internazionale per le persone con disabilità di domenica 3 dicembre; in questa occasione il programma di inclusione sociale e disabilità realizzato con la collaborazione di Rai per il Sociale e Rai Pubblica Utilità, si occuperà infatti della «guerra come fabbrica di disabilità ».

Nello speciale dello scorso anno (2022) la squadra di O anche No si era occupata di non lasciare indietro nessuno e rendere accessibili i luoghi di bellezza del nostro Paese, ma nel corso della sua storia la trasmissione si è occupata spesso anche di infanzia e guerra; nel 2022 in particolare, con l’intervista a Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi che, dal 2018, supporta la Casa della Misericordia, centro di accoglienza per bambini disabili di Chortkiv nell’Ucraina sudoccidentale, e poi con lo speciale Lo scandalo della bellezza, realizzato nel Kurdistan iracheno con la collaborazione di Emergency, il cui tema centrale è stata la visita al centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya, che ha aperto a una riflessione sulle guerre dimenticate che “fabbricano disabilità”, fino al Kossovo, con un approfondimento sul lavoro dell’esercito di pace, i soldati italiani della Kfor della Nato.

È a partire da questi spunti e queste esperienze che O anche No quest’anno ha scelto di proseguire il suo impegno di servizio pubblico con uno speciale di denuncia al conflitto russo-ucraino, che prosegue ininterrottamente da febbraio 2022, segnalando anche le altre guerre attive oggi nel mondo. Tra gli ospiti della puntata, oltre a Shevchenko, impegnato in prima linea per la pace e per raccogliere fondi per la ricostruzione in Ucraina di scuole e stadi, ci saranno anche lo scrittore, attivista ed ex militare statunitense rimasto paralizzato in guerra, Ron Kovic, reso famoso dal film di Oliver Stone Nato il 4 luglio, i violini per la pace Ksenia Milas e Oleksandr Semchuk, lei russa e lui ucraino, marito e moglie dal 2009, il filosofo e psicanalista argentino naturalizzato francese, Miguel Benasayag, lo scrittore Eraldo Affinati e alcuni altri, per conoscere storie di passione e dedizione, ma soprattutto per raccontare la guerra come grande “fabbrica di disabilità”. È con questi presupposti che Shevchenko è andato a Kiev, seguito dalle telecamere di “O anche No”, in visita al centro Ricovery, dove ha incontrato i militari che ricevono il trattamento riabilitativo e ha parlato con i pazienti, così come è stato all’ospedale pediatrico Ohmatdyt, dove ha incontrato Katya, una ragazza di 13 anni che ha perso la madre durante un bombardamento, ha giocato a pallone con tanti bambini e ha spiegato quanto sia importante dare «la possibilità ai bambini di tornare a giocare», ma soprattutto cosa possono fare lo sport e il calcio in particolare per attivare processi di pace: « Il calcio – ha detto il campione – unisce le persone, dà una speranza. Ogni giorno quando vedo bambini che possono giocare, vedo che dimenticano per un attimo la guerra».

Lo speciale non si è però fermato a Kiev, è proseguito infatti a Leopoli, dove Severini Melograni e il reporter Marco Petruzzelli sono andati a intervistare il vescovo di Leopoli Mieczyslaw Mokrzycki; il viaggio si è spostato poi ad Amman, capitale della Giordania, dove Severini Melograni e Petruzzelli hanno dialogato con l’industriale e filantropo più importante della Palestina, Munib al-Masri, per parlare dei venti di guerra recenti e di come provare a trovare soluzioni di pace; non solo, all’interno dello speciale uno spazio è dedicato anche a Shoshan Haran, uno degli ostaggi israeliani recentemente rilasciati da Hamas, intervistata da Paola Severini Melograni nel 2018 in occasione dei Dialoghi a Spoleto, in quanto una delle più importanti scienziate israeliane. Quando si dice che la palla è rotonda allora è proprio vero, perché può finire in luoghi inaspettati e tramutarsi in un segno di speranza, può far gioire migliaia di tifosi e qualche centinaio di bambini che tornano a giocare e dimenticano l’orrore, può essere un mezzo per ricostruire e ripartire, spazzando il passato, per tornare a guardare avanti, ad un futuro di speranza.

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