Luca Signorelli, "Dante", affresco, 1499-1502 (particolare tratto dalle "Storie degli ultimi giorni", cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto) - WikiCommons
Sono state ritrovate le opere perdute del poeta e grammatico Giovanni del Virgilio, maestro bolognese e corrispondente di Dante Alighieri, che si consideravano la motivazione principale della sua fama, ma che fino a ora non erano mai state individuate. I testi di Giovanni del Virgilio sono stati identificati nella Biblioteca Apostolica Vaticana e nella Biblioteca Universitaria di Padova.
Autore della scoperta è Giandomenico Tripodi, ricercatore iscritto al Dottorato in Filologia e Critica del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature antiche e moderne dell'Università di Siena. Tripodi, spiega l'Ateneo senese in un comunicato con cui annuncia oggi il ritrovamento, ha fatto la scoperta durante le ricerche relative al progetto sul commento inedito di Benvenuto da Imola alla Georgiche di Virgilio.
La scoperta, sottolinea Tripodi, permette di accedere direttamente ai più ampi commenti sulle opere di Virgilio (Bucoliche, Georgiche ed Eneide) prodotti nell'intero Medioevo e consente di dare un volto a questo misterioso personaggio, i cui scritti si credevano ormai perduti. Si riapre così la questione sul rapporto fra il magister Giovanni e l'autore della Commedia sotto il segno della comune guida, il tanto amato Virgilio.
Leggendo e catalogando i numerosi manoscritti medievali sparsi per le biblioteche d'Europa recanti testimonianze dei poemi di Virgilio, Tripodi ha individuato due esemplari straordinari: il primo fra i tesori della Biblioteca Apostolica Vaticana, il secondo nella Biblioteca Universitaria di Padova. Prodotti attorno alla metà del Trecento, i due manoscritti tramandano i commenti alle tre opere virgiliane nella forma di appunti presi da studenti a lezione all'Università di Bologna. Dopo un lungo studio dei codici e un'analisi approfondita di elementi stilistici, linguistici, riferimenti intertestuali, autocitazioni e testimonianze indirette, lo studioso ha potuto attribuire questi commenti proprio al maestro Giovanni. "Finalmente possiamo toccare con mano quei testi che diedero il soprannome "del Virgilio" al corrispondente di Dante", commenta Tripodi.
Ma che importanza aveva nella cultura dell'epoca lo studio di Virgilio che accomunava Giovanni e Dante? È proprio la figura di Virgilio a legare il professore bolognese all'Alighieri. I due si erano incontrati a Bologna nei primi anni del Trecento e si erano in seguito confrontati in una serrata corrispondenza in versi latini, le Ecloghe.
Giovanni consigliava a Dante di comporre un poema in latino per guadagnarsi la corona d'alloro, ma Dante come è noto gli rispondeva ribadendo la sua fedeltà alla lingua volgare. Quel che di certo li vedeva d'accordo era invece la profonda ammirazione per il poeta latino per eccellenza, quel Virgilio che aveva accompagnato Dante nel suo viaggio fra Inferno e Purgatorio, e che Giovanni commentava appassionatamente a lezione. Fino a ieri, tuttavia, nessuno di quei preziosi commenti del maestro pareva essere giunto fino a noi.
Il ritrovamento ha naturalmente avuto grande risonanza, e non solo in ambito accademico. Giandomenico Tripodi ha già pubblicato la dimostrazione filologica della scoperta sull'attuale numero della rivista scientifica "Italia Medioevale e Umanistica" (LXIII, 2022) e pubblicherà le edizioni critiche dei tre commenti nei prossimi anni nella prestigiosa collana delle "Edizioni Nazionali dei Testi Mediolatini d'Italia" per i tipi della Sismel - Edizioni del Galluzzo.