Champions: Lazio-Atletico Madrid, al 95' il clamoroso gol del portiere laziale Ivan Provedel - ANSA
Il gol di Provedel che ha regalato il pareggio alla Lazio in Champions fa tornare alla mente i suoi storici emuli italiani, Rampulla, Taibi, Amelia e Brignoli e i leggendari n.1 goleador sudamericani Costruzione dal basso, giropalla, densità a centrocampo, 4-3-3 contro 5-32. E poi cholismo (da Cholo Simeone, allenatore dell’Atletico Madrid), sarrismo (da Sarri Maurizio, tecnico della Lazio) e chi più ne ha più ne dica nel delirio delle telecronache del calcio spezzatino. Ma poi, dopo tutto questo tecnicismo adanesco e le narrazioni da mistero buffo, al 95’ di Lazio-Atletico, prima gara di Champions dei romani di Lotito, chi è che ti segna? Il portiere, Ivan il terribile, per i colchoneros, Provedel. La Lazio del bel gioco effetto Sarri, che davanti ha un principe dei bomber come Ciro Immobile e in regia la grande bellezza Luis Alberto, in zona Cesarini si affida a “provvidenza” Provedel (29enne di Pordenone, mamma russa, ex centravanti in gioventù nel Treviso, retrocesso in porta) che compie l’impossibile, almeno secondo gli alchimisti del football che non contemplano la variabile del “portiere goleador”.
Da Rampulla fino all'eroico Provedel
E allora la memoria di cuoio nazionale riporta a galla i blitz estemporanei di onesti estremi difensori come Alberto Brignoli, passato da Empoli come Provedel, scalzato dalla porta toscana dall’azzurro Vicario e ora in forza ai greci del Panathinaikos, che il 4 dicembre del 2017 allo stadio Vigorito mise in crisi il Milan di Rino Gattuso con un gol all’ormai fatidico 95’ che permise all’umile Benevento (poi retrocesso in B) di festeggiare l’insperato 2-2. Brignoli emulo di Michelangelo Rampulla che nel “secolo scorso”, nel 1992, al 90’ spaccato (allora non esistevano 15 minuti di recupero più Iva e Var) di un’Atalanta- Cremonese regalò ai grigiorossi di Gustavo Giagnoni, il mister col colbacco, l’insperato gol dell’ 1-1. Capolavoro di Michelangelo: cross del genio irregolare Alviero Chiorri, irrompe di testa Rampulla che gonfia la rete. All’inizio del nuovo millennio , 2001, Massimo Taibi all’88’ con la sua Reggina sotto di un gol contro l’Udinese dell’attuale ct azzurro Luciano Spalletti scende nell’area friulana e con un’incursione da centravanti (il titolare reggino era Dionigi) sorprende tutti con il suo colpo di testa. Inzuccata precisa, quanto quella di Provedel che ha sfruttato l’assist aereo del direttore d’orchestra Luis Alberto per il gol dell’epico 1-1 della Lazio. La storia si ripete. Provedel nella sua carriera densa di gavetta concede il bis: nel 2020, quando difendeva i pali della Juve Stabia (serie B) violò la porta del collega dell’Ascoli Leali e lo fece sempre al 95’ in un match che, grazie alla sua prodezza, si chiuse sul 22 dopo che i marchigiani avevano aperto le marcature con il nazionale Scamacca. Uno pagato per fare gol Scamacca, e non per evitarli come fa e ha fatto Provedel anche nella serata contro gli spagnoli del Cholo. Provedel passerà alla storia del calcio come il secondo “portiere goleador” della Champions. Il primato infatti spetta al portiere turco Sinan Bolat: nel 2009 sempre allo scadere di un tiratissimo Standard Liegi-AZ Alkmaar, anche lui di testa segnò il gol del pari per i belgi padroni di casa che, eliminati dal girone, grazie a quella rete riuscirono ad essere ripescati in Europa League.
Amelia, primo portiere goleador in Europa
Il primo gol di un portiere su azione in Europa porta la firma di un italiano: Marco Amelia. Il terzo portiere della Nazionale di Marcello Lippi campione del mondo nel 2006, in quella stessa magica stagione, il 2 novembre, a Belgrado salvò il Livorno con un suo colpo di testa segnando il gol del pareggio (1-1 con il Partizan in Europa League). Il gol del portiere che va all’assalto è quasi sempre il disperato tentativo della squadra che è sotto di riagguantare il risultato in extremis, ma nel caso di Amelia non accadde allo scadere o nei minuti di recupero, ma all’87’. «In quel momento, il mio sesto senso mi diceva che era l'occasione buona per aiutare la squadra a fare gol», racconta Amelia, primo portiere-marcatore contintentale. Ma il “bomber europeo” per antonomasia resta il portiere tedesco Hans-Jörg Butt, alias la “bestia nera” della Juventus. Portiere- rigorista che per ben tre volte ha lasciato il suo nome nel tabellino dei marcatori nelle sfide dirette con i bianconeri: Butt l’ha fatto nel 2000, nel 4-4 tra Amburgo e la Juventus allora guidata dal re di Coppe Carlo Ancelotti, che quella volta fu subito estromesso dalla Champions. Butt dal dischetto segnò a van der Sar, invece un anno dopo, passato al Bayer Leverkusen, colpisce ancora la Vecchia Signora con un rigore trasformato ai danni del futuro campione del mondo del Gigi Buffon. Juve ancora eliminata mentre Butt finì in finale a Glasgow dove la sua squadra si arrese al Real Madrid, e a punirlo fu l’ex juventino Zidane che se lo ricordava bene quel rognoso portiere goleador. Il terzo rigore alla Juve Butt lo sigla con la maglia del Bayern Monaco, nel 2009, nel 4-1 che di fatto pose fine all’avventura da allenatore di Ciro Ferrara. Il portiere che segna su azione è una mosca bianca, specie nel calcio postmoderno dove, rispetto al passato, gli è consentito di prendere parte attiva allo sviluppo del gioco usando più i piedi che le mani, ma anche i portieri-rigoristi rappresentano l’eccezione agli integralismi schematici degli “specialoni” della panchina. Nella storia secolare del pallone italico quella specialità ha avuto come massimo epigono Antonio Rigamonti, classe 1949, ad oggi il portiere italiano che ha segnato di più in carriera, 6 gol. Una rete in più (5) di Lucidio Sentimenti, il “IV” della gloriosa stirpe di calciatori di Bomporto. Come Sentimenti IV fu capace di trasformare un rigore al fratello Arnaldo, Sentimenti II. («Era imbattuto, ne aveva parati 9 di fila prima del mio gol», ricordava Lucidio ad Avvenire). Vocazione quella del portiere rigorista: il primo Rigamonti lo calciò a 15 anni nella finale del Torneo Marchesi di Monza.
Ma i veri "portieri bomber" sono sudamericani: Ceni, Chilavert e Higuita
Ma il caposcuola dei portieri rigoristi è stato il paraguaiano José Luis Chilavert, classe 1965, il quale nel quadriennio 1984-'88 in cui passò nel club del cuore di papa Francesco, il San Lorenzo de Almagro, ancora non calciava i rigori. Ad allenarsi sui calci da fermo iniziò in Spagna, al Real Saragozza, e nel 2004 quando appese le scarpe al chiodo Chilavert chiuse con 62 gol, di cui 45 segnati su rigore. Meglio di lui ha fatto soltanto il portiere brasiliano del San Paolo, Rogerio Ceni: un recordman da 129 gol, 58 dal dischetto. Dopo di loro la triade sudamericana contempla Renè Higuita che oltre alla mossa dello “scorpione” nella sua lunga carriera ha realizzato 55 gol, su calcio di rigore, di punizione e anche su raid aerei stile Provedel che, dall’alto del suo metro e 94, sovrasta di 24 centimetri il piccolo grande eroe nazionale della Colombia. Mine vaganti fuori dall’area piccola, ma non dimentichiamo le origini del ruolo e quei piccoli eroi dei “portieri pararigori”. Uno su tutti: il belga Jean François Gillet, 16 anni di Serie A, da Bari a Catania. Nel 2015, tornato in patria per giocare con il Malines in una partita contro il blasonato Anderlecht parò 3 rigori nella stessa partita. Oggi Gillet allena i portieri dello Standard Liegi, ai quali può raccontare con orgoglio che dei 106 rigori contro ne ha parati 36. Una cifra che forse vale quanto i due gol segnati dal provvidenziale Provedel.